“Cane mangia cane”, Nicolas Cage e Willem Dafoe criminali borderline

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Dog Eat Dog Usa, 2016 Regia Paul Schrader Interpreti Nicolas Cage, Willem Dafoe, Christopher Matthew Cook, Louisa Krause, Paul Schrader, Magi Avila, Omar J. Dorsey, Reynaldo Gallegos, Louis Perez Distribuzione Minerva Pictures Durata 1h e 33’

 

Al cinema dal 13 luglio 2017

IL FATTO – Il colpo che può dare la svolta alle loro disgraziate vite. Troy, Diesel e Mad Dog si sono conosciuti in prigione, hanno caratteri borderline (specialmente il secondo e il terzo), sono chiacchieroni, violenti, di pochi scrupoli e con il marchio della sconfitta inciso nell’anima. Vengono ingaggiati da un boss per sequestrare un piccino per conto terzi, intascare il malloppo (vistoso) e scappare magari alle Hawaii. Naturalmente, tutto si complicherà negli imprevisti e nel sangue.

L’OPINIONE – L’introduzione è acida e grottesca, il finale onirico (e superfluo). In mezzo un noir ambientato nella anonima Cleveland (riprese comprese), scritto da Ed Bunker, giallista con trascorsi in carcere, scomparso nel 2005 e che ha donato più di una volta le sue storie (spesso autobiografiche) al cinema, vedi Vigilato speciale e Animal Factory e facendo qualche volta persino l’attore (ad esempio con Tarantino in Le iene).

Paul Schrader è (stato) negli anni ’70 uno sceneggiatore (Yakuza, Taxi Driver, Toro scatenato) e un regista (Blue Collar, American Gigolo, Il bacio della pantera) fondamentale ed epocale; ora è troppo tempo che veleggia un po’ di conserva, ma se ha perso il pugno del ko, ha conservato stile e il piacere di cercare sempre un taglio personale di regia. In effetti la vicenda non entusiasma per colpi di scena, nonostante il caso – anzi forse proprio per questo – la faccia spesso da padrone. I

protagonisti, Nicolas Cage, Willem Dafoe (attore feticcio di Schrader, vedi Lo spacciatore e Autofocus), Christopher Matthew Cook, schiacciano il pedale della macchietta, psicopatici e logorroici, fondamentalmente tristissimi e poco empatici. Il budget non propriamente gonfio ha in un certo senso obbligato poi lo stesso Schrader a interpretare il ruolo del Greco, cioè il datore di lavoro del trio, dovendo accantonare i nomi sognati (Michael Douglas, Tarantino, Nolte, Walken, persino Rupert Everett!!) con risultati così così. Insomma più stile espressionista e arty (splendido l’uso delle luci al neon e dei fumi) che potenza di fuoco, con dialoghi che rimandano un po’ troppo alle divagazioni stucchevoli alla Tarantino. Insomma, le premesse erano gustose, però la resa lascia rimpianti.

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