CIAK LEGENDS: LEE MARVIN

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DI MASSIMO LASTRUCCI

Lee MarvinLee Marvin (1924-1987) è stato nella sua indaffaratissima carriera di attore (prima da caratterista poi da protagonista), con 107 lavori accreditati tra tv e grande schermo, uno dei migliori e più entusiasmanti cattivi. Questo agli inizi e per un po’ di tempo, sino agli anni Sessanta inoltrati (all’epoca – ma un po’ il discorso vale ancora – a Hollywood lo studio system e la tipizzazione dei ruoli non consentivano tante diversificazioni).
Volontario nei marines nella seconda guerra mondiale (impegnato però non in Europa, come nel Grande Uno Rosso, ma nel Pacifico), ferito in battaglia e congedato, si buttò a capofitto nella recitazione e debuttò nel 1951, per esplodere col botto due anni dopo: ne Il grande caldo di Fritz Lang, nei panni del geloso e brutale criminale Vince Stone che scaglia una caraffa di caffè bollente sul viso dell’amante Gloria Grahame, sfigurandola. Una scena che è rimasta nell’immaginario collettivo tra le più violente sino a quel momento mai esplicitate.

Lee MarvinCosì, con quel volto dai lineamenti larghi e grossolani, la risata grassa e stolida, lo sguardo che poteva farsi diabolicamente ferino, Lee Marvin fu per anni un vilain d’eccellenza (un po’ come il peraltro ancor più raffinato Jack Palance de Il cavaliere della valle solitaria), toccando il suo vertice in questo senso con L’uomo che uccise Liberty Valance (1962) di John Ford (che lo apprezzava tantissimo da utilizzarlo l’anno dopo per il picaresco-esotico I tre della Croce del Sud).
In seguito seppe diversificare i suoi ruoli, eccletticamente, allargandosi persino a tempi e pose da commediante leggero. Divenne l’ideale per western comedy (Cat Ballou – Oscar per la sua interpretazione nel 1965 – I professionisti, 1966 – che di rosa non aveva proprio nulla – La ballata della città senza nome, 1969 Monty Walsh, 1970), ma soprattutto per crime story o film di guerra, con una recitazione sempre più posata e asciutta, da quel grande dominatore del set che era diventato (Contratto per uccidere, 1964 Quella sporca dozzina, 1967, Senza un attimo di tregua, 1967, Duello nel Pacifico, 1968, Arma da taglio, 1972, L’imperatore del Nord, 1973, il citato Grande Uno Rosso, 1980).

Lee MarvinSposato due volte e padre di quattro figli, sinceramente democratico e pacifista ai tempi dell’intervento militare in Vietnam (il che può stupire se si pensa alle tante sue partecipazioni in film bellici, giustizialisti o conservatori), aveva due grandi passioni, le motociclette (un amore scoppiato sul set del cult Il selvaggio nel 1953) e la bottiglia. Ricordava Richard Fleischer a proposito di Sabato tragico (1955): «Lee era meraviglioso, ma era un gran bevitore, difficile da controllare sulla scena quando era ubriaco. Fu la prima volta e la sola che mi è capitata con un attore ». Una passione smodata che ha probabilmente contribuito alla sua prematura scomparsa a 63 anni.

LE SUE 3 INTERPRETAZIONI CULTO 

L'uomo che uccise Liberty ValanceL’UOMO CHE UCCISE LIBERTY VALANCE (1962)
di John Ford

Camicia candida e gilet nero, straffottente, Liberty Valance/Lee Marvin è un assassino bullo. Allo studente in legge Ransom Stoddard/James Stewart il compito di suicidarsi affrontandolo, a Tom Doniphom/John Wayne quello di salvargli la vita di nascosto. Nasce la leggenda, ma in fondo il merito è anche del cattivo “speciale”.

Lee Marvin CONTRATTO PER UCCIDERRE (1964)
di Don Siegel

Secondo adattamento (dopo I gangster) di un racconto di Hemingway. Lee Marvin è un sicario assoldato per eliminare l’ex pilota Johnny North/John Cassavetes. Tutto troppo facile! Mmmmh, qualcosa non va, ma cosa? Pensato per la tv, ma troppo violento e trasferito quindi su grande schermo. BAFTA Award per Lee the killer!

 

 

Lee MarvinQUELLA SPORCA DOZZINA (1967)
di Robert Aldrich

Il film che fece arrabbiare l’esercito degli Stati Uniti. Una banda di criminali di guerra può essere più efficace di qualsiasi commando di eroi specializzati. A patto che i brutti, sporchi e cattivi siano guidati da un Lee Marvin severo ma giusto. Anarchico, caustico, apripista di tutto un sottofilone bellico (vero Tarantino?), ancora oggi un gioiello di humour, ritmo e action.