GERALDINE CHAPLIN: “VI RACCONTO L’ALTRA FACCIA DEL SUD AMERICA”

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Dopo aver ascoltato la favola di Stephen Daldry, arriva al Festival di Roma un’altra vicenda dal Sud America, ma dal sapore molto più amaro: Dolares de arena di Israel Cárdenas e Laura Amelia Guzmán. Non una storia d’amore al femminile, ma la ricerca d’amore che trova eco in un disperato bisogno di benessere e di dare un futuro, se non a sé stessi, almeno a quelli che verranno dopo. La protagonista è Geraldine Chaplin:Â Â«È il miglior film che abbia mai fatto », dice l’attrice. «Anche solo parlarne mi fa commuovere. È una pellicola che riesce a toccare tutti i temi: quello politico, quello sociale e anche quello sentimentale attraverso una sola storia. Credo che ognuno vedrà in Dolares de arena qualcosa di straordinario ».

Geraldine Chaplin e l’esordiente Yanet Mojica sono Anne e Noeli, la prima una sessantenne francese ritiratasi a Santo Domingo in un residence per ricchi occidentali, la seconda una nera e sottile “ragazza di spiaggia” che vive prostituendosi in relazioni di lunga durata con alcuni bianchi del residence. Una pellicola, Dolares de arena, che non parla solo di due donne, ma di due mondi. Con la crudezza di un quadro di Schiele viene proiettato sullo schermo il bisogno di vita del Vecchio Occidente che stritola tra le sue braccia rachitiche un Terzo Mondo vigoroso, ma nudo nella sua povertà. Il corpo bianco e quello nero si toccano, ma le anime rimangono separate perché troppo lontani sono i bisogni che le spingono ad avvicinarsi. «Molti mi hanno detto che sono stata coraggiosa a fare questo film. Io non penso sia così perché quando lavori con delle registe così brave non c’è bisogno di coraggio: basta obbedire », dice una vivace Geraldine Chaplin. «Gli essere umani non sanno come comportarsi, non riescono a rimanere fedeli ai propri ideali: non è colpa loro, sono fatti così. Per questo, per me è uguale quello che fanno », nota Geraldine quando le si chiede come ha fatto a prepararsi per questo ruolo, quello di una donna patetica di cui si ha repulsione e comprensione, disprezzo e pietà, una donna fragile nel fisico come tutte le persone di una certa età e fragile nell’animo come tutte le persone che cercano affetto.

Difficile non pensare al turismo sessuale quando si vede questo film, anche se in Dolares de arena la turista è una donna, difficile non sentire i sensi di colpa di una società cui basta cambiare continente per ottenere quello che in patria le verrebbe negato – o per pudore si negherebbe lei stessa. Difficile anche non sentire repulsione per un corpo vecchio e rachitico come quello di Anne, che sfrutta come fossero schiavi i giovani corpi della gente povera. Al tempo stesso, però, si prova pietà per un desiderio così legittimo come quello di essere amati, capace anche di accettare il compromesso più tragico: possedere un corpo senza possederne mai l’anima.

Nell’affollato incontro col pubblico del festival Geraldine, la figlia di Charlie Chaplin, ha parlato non solo di Dolares de arena, ma anche della sua carriera, a iniziare dal rapporto con il padre. «Era un genio, anche se lui non amava definirsi così: lui diceva: “Io sono unico”! Non mi ha mai detto che c’eravamo traferiti in Svizzera perché lui era stato esiliato da Hollywood nel periodo della caccia alle streghe. Un giorno, però, a scuola venni a sapere che mio padre era stato cacciato in quanto comunista. Avevo quattrodici-quindici anni ed ero in piena fase marxiana così urlai: Grande papà! ». Sempre con un ‘incredibile energia e più di un pizzico di eccitazione, come lei stessa ammette, Geraldine racconta dei suoi inizi, che non sono stati nel mondo del cinema: «Il mio primo amore è stato la danza classica, ma lei mi ha abbandonata: nella mia testa ballavo benissimo, ma il corpo non seguiva le mie piroette mentali, così ho smesso e non ho più voluto vedere balletti. Come tutti gli amanti abbandonati odiavo l’oggetto del mio amore non corrisposto . Poi, qualche anno fa è arrivato il il ruolo dell’insegnante di ballo in Parla con lei. Ho ripreso ad allenarmi, mi sono riavvicinata alla danza e il mio amore è rinato ». La sua carriera d’attrice è iniziata in modo bizzarro: «Lavoravo in un circo con gli elefanti, volevo smettere, ma non potevo tornare a casa così senza aver concluso nulla, allora mi sono detta: “perché non faccio l’attrice, in fondo ho un buon cognome!” E il giorno dopo aveva già un agente e di lì a poco ho fatto il mio primo film con Jean Paul Belmondo ». Infine, quando le si chiede se questo cognome così famoso sia stato un peso, Gerladine non ha dubbi: Â«È stato un privilegio, solo un privilegio chiamarmi Chaplin perché mio padre era un uomo amato da tutti. Quando andavo a fare i provini le persone non dicevano: “Oddio, questa è la figlia di…”, ma cercavano tutte di aiutarmi perché io ero “la figlia di Charlie!” Grazie a mio padre mi sono sempre sentita circondata dall’amore ». Un amore che ha dato i suoi frutti non sono nell’invidiabile carriera artistica dell’attrice, ma anche nella sua vita se ancora oggi è una persona così fantasiosa, piena di vita e di curiosità.

 

Flaminia Chizzola

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