FICARRA E PICONE DISOCCUPATI IN “ANDIAMO A QUEL PAESE”

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Così come il film di apertura, Soap Opera, anche il titolo di chiusura della IX edizione del Festivl di Roma è stata una commedia, Andiamo a quel Paese, della coppia Ficarra & Picone. Una pellicola che parla della Sicilia e dell’Italia di oggi nella quale «al di là degli 80 euro, campi solo se hai in famiglia un pensionato che ti aiuta », commenta Salvo Ficarra.

Ambientata a Rosolini, un piccolo paesino in provincia di Siracusa, Andiamo a quel paese (al cinema dal 6 novembre) racconta la storia di due disoccupati: Salvo (Ficarra) e Valentino (Picone), due amici che dopo aver perso il lavoro decidono di lasciare la città per tornarsene al paesino d’origine. Il loro nuovo inizio sarà, però, molto diverse da come se lo aspettavano: nel paese infatti sono rimasti solo gli anziani. Quella che sembra una sfortuna si rivelerà, invece, come una grande risorsa: ogni anziano rappresenta una pensione, moneta sonante per i due amici disoccupati in cerca di denaro per sopravvivere.

«Volevamo raccontare quello che viviamo tutti i giorni e che ci siamo accorti condividevamo con tutto il cast ». Un “cast delle due Sicilie”, come lo definisce Ficarra, composto oltre che dal duo anche da Nino Frassica, Francesco Paolantoni, Mariano Rigillo, Fatima Trotta e Lilly Tirrinnanzi. «All’inizio ero un po’ scettico, mi sentivo lontano da questo contesto comico », ammette Rigillo, «ma dopo, quando abbiamo iniziato a lavorare, mi sono molto divertito. Oltre a essere due bravissimi interpreti Ficarra e Picone sono anche bravi registi, molto puntigliosi con gli attori ».

In questa commedia dove si ride sulle disgrazie viene mostrata la Sicilia di oggi, quella reale che Ficarra & Picone hanno trovato quando sono scesi nell’isola per le riprese. Ma come vedono i due comici l’Italia di oggi, quella targata Renzi? «Renzi non so se risolverà le cose, ma certo dice le cose molto bene », scherza Ficarra. «Se fosse sempre in televisione io starei meglio. Peccato che dopo che lo vedo cambio canale e, allora, mi sento male ».

Flaminia Chizzola