IL CIAK D’ORO DI GIULIA, UNA LETTRICE TRA LE STELLE

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Cinecittà Studios. Un luogo che ha fatto grande l’Italia nel mondo. Entro attraversando la cancellata dell’ingresso laterale su via Lamaro e da lì seguo una delle truccatrici, “Devo andare da Miriam Leone”: sono sicura sia diretta verso il mio stesso obiettivo. “Dritto lungo il viale, poi giri a sinistra e alla prima a destra, alla fine di nuovo a sinistra”, queste le indicazioni che le danno. Dritto, sinistra, destra, sinistra. In fondo un tavolo, delle persone vestite di nero, qualcosa di rosso a terra. Ti chiedono nome e cognome, controllano nella lista degli invitati. Arriva il mio turno, mi presento, e una signora bionda dice di farmi passare: io per lei sono “La Lettrice”. Quel qualcosa di rosso che vedevo da lontano è un red carpet, per entrare nella location non c’è altra via che percorrerlo. Tra poco lo calcheranno produttori, registi, attori; per il momento ci cammino sopra io.

Quando arrivo, puntuale alle 19, ci sono solo i fotografi che montano flash e obiettivi, c’è la redazione di Ciak, indaffarata ad assicurarsi che tutto fili liscio. C’è Elisa Grando ad accogliermi, a farmi sentire come fossi invitata ad una festa tra amici. È il mio punto di riferimento, qui. Mi spiega come proseguirà l’evento e mi augura di godermi la serata. E così eccomi, avvolta dalla più spettacolare scenografia che Cinecittà custodisca: il set di Roma Antica. Qui dentro non è facile poter accedere, sono pochissimi gli eventi per i quali è concesso immergersi in questo spazio senza tempo. Uno di questi è il premio CIAK D’ORO, giunto ormai alla sua 30esima edizione, consegnato da esperti e lettori a tutte le categorie di professionisti del nostro cinema. Cifra tonda quest’anno, motivo in più per festeggiare, in coincidenza con quella che molti definiscono “la svolta” che sembrano aver preso le pellicole prodotte e realizzate nel nostro Paese.

Verso le 19:30 inizia lo show. Il primo a fare il suo ingresso è Lino Banfi, assalito dai fotografi prima, dai giornalisti poi; non perde mai il sorriso: perché anche dopo aver ascoltato centoventi o centotrentamila volte il rumore del ciak (perché lui ha “tenuto il conto, è un suono piacevole”) continua ad essere grato per il suo lavoro. Poi è la volta di Sabrina Ferilli, Marco Giallini, Valerio Mastrandrea, Giuseppe Battiston e le tre bellissime Anna Foglietta, Kasia Smutniak e Alba Rohrwacher; ancora, Miriam Leone, Sonia Bergamasco, Fiorella Mannoia, Greta Scarano e Alessandro Borghi, ma sono presenti anche Gabriele Mainetti, Matteo Garrone, Ivan Cotroneo ed i suoi due ragazzi Leonardo Pazzagli e Rimau Grillo Ritzberger, e molti altri nomi.

A turno si concedono a obiettivi e microfoni, guardano l’immagine digitale che appare sulle macchine fotografiche, scherzano con chi li ha immortalati. Qui sono tutti amici. Sorrisi in quantità, per tutti i gusti. La gran parte sono di quelli aperti, pieni, di quelli che arrivano agli occhi e li illuminano, e li vedi soprattutto sui volti giovani, per i quali questa serata, magari, è ancora uno di quei sogni che speri non finisca mai. Dalla zona centrale del set, la piazza del Foro, risuonano note di marce trionfali, i camerieri iniziano ad allestire i tavoli, che punteggiano la meravigliosa scenografia come bianchi pois, e pian piano la folla di star e addetti ai lavori si muove come uno stormo di rondini verso il centro della scena, il centro di gravità che ha calamitato tutti qui, in questa bella serata, che più romana non si può.

Sono le 20:30 quando Piera Detassis sale sul palco, invita tutti gli ospiti ad accomodarsi e da’ il via alla premiazione. Tutti gli invitati prendono posto, ed i vincitori si alzano quando il loro nome risuona dal tempio di Venere, sfilano tra le tovaglie candide per farsi strada verso la scalinata che li proietta sul palcoscenico. Tra gli applausi dei presenti, vengono consegnati i CIAK D’ORO 2016, che confermano la forza di alcune pellicole (Perfetti Sconosciuti e Lo chiamavano Jeeg Robot, per citare le due che si sono aggiudicate più vittorie) ed esaltano la grandezza di altre (tra le altre, Bella e perduta di Pietro Marcello, vincitore del CIAK D’ORO BELLO & INVISIBILE).

Tanti i nomi che per la prima volta ricevono questa onorificenza, ulteriore simbolo di un’Italia che ha trovato una nuova chiave per parlare di sé, anche oltre i suoi confini (serve qualche esempio? Veloce come il vento espatrierà girando mezzo pianeta, il manifesto è già uscito in Giappone e in Argentina). I giovani hanno portato nell’olimpo Un Bacio, di Ivan Cotroneo: un film fatto da giovani, per i giovani, che parla a loro, ed insegna agli adulti a ritornare a vedere con gli occhi dei loro figli. Tantissimi i premi a chi lavora dietro le macchine da presa: da scenografie e fotografia al manifesto, dal montaggio ai costumi, dal sonoro in presa diretta alla canzone originale; ma anche premi alla migliore opera prima, al miglior produttore.

Seduti ai tavoli, gli ospiti commentano le vittorie, discutono delle candidature, riflettono sul presente e sul futuro della settima arte. Il sole è calato, la sera ormai è sopraggiunta; questa finta Roma Antica, che finta non sembra affatto, si tinge della luce chiara dei fari puntati sui suoi marmi, del rosso della struttura del palco, del verde delle due grandi scritte CIAK, proiettate su fregi e colonne. Bianco, rosso, verde. L’Italia c’è, questo il messaggio non verbale che ci arriva forte e chiaro. E, come nei migliori eventi, il momento della cena, che segna il punto in cui la serata prende una piega forse un po’ meno formale, il momento in cui ci si ritrova attorno ad una tavolo, e si conversa con tutti. Noi italiani non sappiamo resistere ai discorsi davanti al cibo. A cullare la danza dell’andirivieni dei camerieri con i loro vassoi d’argento, tanto, ci pensano le colonne sonore dei film: Jeeg Robot sul risotto iniziale, la Raffaella Carrà de La Grande Bellezza ad accompagnare il dolce.

Pian piano ci si alza, e di nuovo ci si mescola: giovani promesse e garanzie confermate, vip e non vip, chi ha vinto e chi non ha premi materiali da portare a casa. Certo, ogni persona che è stata sotto quel pezzetto di cielo, la sera dell’8 giugno, è tornata a casa con qualcosa. Qualcuno avrà rubato una foto con qualche amico; altri avranno fatto nuove conoscenze. Alcuni si saranno divertiti, altri conserveranno l’impressione della meraviglia.

C’è una persona che ha vinto più di tutti. Nessuno la conosceva, eppure era lì in mezzo a loro. Molti le sono passati accanto, senza vederla il più delle volte. Ma lei c’era quella sera, ed è qui, ora, a raccontarvi cosa abbiano visto i suoi occhi. Non avrei mai creduto che le mie parole sarebbero piaciute, né che sarei diventata io “La Lettrice”. Pensare che ho solo inviato le mie riflessioni sulla pellicola che avrei voluto vincesse tutti i CIAK D’ORO disponibili, su quel Veloce come il vento che ancora mi risuona nelle orecchie, vacca boia… Di premio ne ha vinto “solo” uno (Miglior suono in presa diretta ad Angelo Bonanni e Diego De Santis), ma ha permesso a me di vincerne uno inestimabile: non solo mi ha regalato una storia che mi porto tatuata dentro, mi ha anche fatto essere lì quella sera, sotto il cielo di Roma Eterna, fra le vere-finte-mura di Roma Antica.