“IN VIAGGIO NEL TEMPO CON I FRATELLI VANZINA”

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Il cielo in una stanzaCome a celebrare la fine del Novecento, come a realizzare la versione italiana di Ritorno al futuro, Carlo ed Enrico Vanzina girarono nell’ultimo anno del secolo la loro opera migliore, Il cielo in una stanza. Hanno fatto molti film, i figli del geniale Steno, e certo non tutti sono riusciti. Ma quando si sarà dissipato definitivamente il fastidio radical chic per chi ha successo senza rientrare nei canoni del politicamente corretto si potrà apprezzare il lavoro onesto e sincero di due uomini di cinema capaci di inventare un genere, la commedia dell’Italia opulenta e frivola, che verrà usato in futuro come lucida testimonianza di quel tempo che oggi viene persino la tentazione di rimpiangere.

Il cielo in una stanzaÈ un film tenero e struggente, giocato su una idea che potrebbe essere stata presa da Cortázar o da Robert Zemeckis, che forse sono più simili di quanto sembri. Un ragazzo di fine millennio litiga col padre, i conflitti tipici dell’adolescenza. L’accusa al genitore è quella di essere vecchio. E allora, improvvisamente e senza cervellotici espedienti, ci si ritrova nella Roma della metà degli anni Sessanta. Padre e figlio, ormai coetanei, sono in sella ad uno scooter che attraversa Villa Borghese. Nulla è giustificato: la presenza del figlio, vestito anni Novanta, a scuola, in casa, con gli amici. I Vanzina dicono esplicitamente che è un gioco. E allora ci si fà portare dolcemente nel passato che tutti ricordiamo perché reso unico dal fatto che tutte le esperienze erano comuni e universali. 007 e l’operazione Goldfinger, i Beatles, Ringo, Tutto il calcio minuto per minuto, le Kessler. E Kerouac, Salinger, Paoli, Gianni Morandi.

Il cielo in una stanzaTutti abbiamo vissuto le stesse emozioni, in un mondo più piccolo che però stava esplodendo e passando dal bianco e nero al colore. Sono gli anni dell’ottimismo, quelli in cui tutto sembrava possibile. Il sessantotto era lontano ma in gestazione culturale e, in quella dolce metà del più dolce dei decenni, i ragazzi scoprivano di potersi riconoscere come generazione animata da letture comuni, musica comune, consumi culturali comuni. I codici identificativi di quella stagione dei giovani occidentali di quegli anni sono facilmente richiamabili alla memoria. E i Vanzina, giocando sullo stupore del figlio catapultato trent’anni prima, e sulla timidezza imbranata del padre giovane costruiscono una storia lieve in cui si sente il sapore di quegli anni innocenti e intelligenti.

Il cielo in una stanzaCerto è la Roma dei Parioli, delle partite di calcio al Parco dei Daini, delle serate al Piper o a Piazza Euclide. Ma le dinamiche delle relazioni scolastiche, familiari, amicali, sessuali sono universali. Il mito delle svedesi, il sogno di Elke Sommer popolavano l’immaginazione di ragazzi non più disposti ad accettare le regole rigide degli anni Cinquanta. Il protagonista del film è l’esordiente Elio Germano, uno dei migliori attori italiani di oggi. Quando si guarderà la filmografia dei Vanzina si scoprirà quanti talenti hanno scoperto e lanciato. Si può essere artigiani del cinema con grande merito. Sempre meglio degli sfasciacarrozze.