INTERVISTA A FRANCESCO BRUNI: IL CINEMA AMERICA (OCCUPATO), L’EMPATIA E IL PROSSIMO FILM

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Ciak ha intervistato il regista e sceneggiatore Francesco Bruni, da sempre legato al valore fondamentale della cultura e delle nuove idee di cinema. Idee come quelle dei ragazzi del Cinema America, scesi in piazza con il Festival – Trastevere Rione del Cinema

Scialla!Il cinema italiano non è morto, anzi, ha un cuore grande e pulsante. Lo dimostra Francesco Bruni, sceneggiatore di successo nonché sincero, genuino regista di Scialla! (uscito nel 2011, fu un vero e proprio caso cinematografico) e di Noi 4, favola moderna di una famiglia costantemente di corsa. La cinematografia di Bruni, sia per quanto riguarda le sceneggiature che per i film da regista, ha una peculiarità: creare personaggi vicini al pubblico, capaci di instaurare con lo spettatore un sentimento di complicità e affetto. Una dote che, come ci racconta lui nella nostra intervista, è innata, merito di una visione emozionale della vita.

Ciak, infatti, l’ha incontrato per una lunga chiacchierata e, come ci ha detto, sta preparando una sceneggiatura che ha come cornice la ”sua” Trastevere. Proprio il quartiere romano, in questi giorni, fa da teatro al Festival – Trastevere Rione Del Cinema, preparato dai Ragazzi del Piccolo America, proiettando ogni sera classici del cinema e organizzando incontri con autori e registi italiani. Forse anche per merito della sua empatia, rara da trovare nel cinema così come nelle persone, Francesco Bruni ha avuto a cuore i giovani del Cinema America, divenendo uno dei maggiori promotori delle loro nuove e coraggiose idee.

I ragazzi in piazza per il cinema, tanti film italiani prodotti ma sale semivuote: Bruni, come sta il cinema nel nostro paese?
La situazione è paradossale: il cinema italiano non stava così bene da quarant’anni almeno. Un’ampia schiera di registi si affermano nei festival e nelle vendite all’estero. Quando iniziai io, nei primi anni Novanta, non c’era questo clima. Il discorso cambia per la questione sale: nessuno pensa ad un modello di sale differenti da proporre. E, curiosamente, ci stanno riuscendo i ragazzi dell’America. Il pubblico giovanile è il target di un cinema, ma rifiuta la monosala urbana per prediligere il multiplex. Per loro rappresenta un luogo identitario, ma forse in maniera approssimativa. Manca una multisala urbana, ecco, dove i giovani possono incontrarsi a prescindere dal film, frequentandola costantemente. I ragazzi dell’America, infatti, hanno un obbiettivo simile: il cinema come luogo di ritrovo, innanzitutto, con corsi, lezioni, scambio di idee.

Bruni VirzìBruni VirzìAndando proprio sul Cinema America, tu sei, insieme a Paolo Virzì, il rappresentante numero uno di questi ragazzi. Cosa ti ha spinto a prendere parte a questa iniziativa?
Una coincidenza. Ero stato contattato da loro per una proiezione di Scialla!, all’America Occupato. Tra l’altro, ce li ho sotto casa e, scendendo a Piazza San Cosimato, ho visto la Polizia che stava sgombrando il cinema. C’era la disperazione nei volti dei ragazzi, per loro si stava rompendo un sogno, dopo aver investito davvero tantissimo. Da li c’è stato il coinvolgimento immediato, hanno organizzato una protesta, cercavano dei compratori ed io ero uno dei promotori, insieme a Carlo Degli Esposti e Nicola Giuliano. C’era stata anche un’ottima offerta, però rifiutata dalla proprietà. Ma, devo dire la verità, mi ha coinvolto soprattutto la loro simpatia, è un piacere ascoltarli, hanno una visione forte, piena di coraggio. E quando trovi ragazzi del genere, vanno aiutati.

Come sta reagendo una piazza come Roma, che tu conosci bene, al cinema e alla cultura in piazza?
Benissimo. C’è sempre tanta gente, è uno tsunami! Dagli ”Schermi Pirata” dei scorsi mesi sono arrivati al Festival – Trastevere Rione del Cinema, proponendo classici e crescendo di serata in serata. Con Carlo Verdone, la scorsa sera, ci saranno state duemila persone. Questo dimostra che l’esperienza aggregativa ha ancora il suo fascino, meglio vedere un film con gli altri che da soli.

Francesco Bruni Hai mai pensato di scrivere una storia sulle idee di questi ragazzi e sull’America stesso?
No, credo che se si facesse una storia sul Cinema America dovrebbe essere fatta solo dai ragazzi, eventualmente solo dietro una loro richiesta. Ho scritto un copione ambientato a Trastevere e, tra le altre cose, se ne sente parlare, ma solo marginalmente.

A proposito, prima l’adolescenza, poi la famiglia a 360° e ora? Cosa stai preparando?
(Ride ndr.) Non posso dire molto! Farò ancora un cinema basato sui rapporti umani, sulle relazioni. È questa la mia linea: cerco lo spettatore popolare che non vuole la comicità facile. Ma anche questo sarà un film emozionale tra persone, ecco.

Sia in Scialla! che in Noi 4 c’è molta empatia e i personaggi riescono ad instaurare un rapporto bellissimo con lo spettatore: è questo l’elemento fondamentale per essere così vicini alla gente?
Deriva da una visione di chi scrive il film. Non è facile fare una cosa così se uno non ha un occhio empatico, comprendendo le persone e i loro difetti. Deriva, per l’appunto, da questo sguardo, che è capace di mettere in scena degli elementi a cui è facile volere bene. Sostanzialmente è un percorso di affetto e di comprensione verso questi personaggi.

Tra i nuovi registi, con chi ti piacerebbe collaborare?
Sto lavorando con dei registi relativamente emergenti. Ho scritto con Francesco Amato, al suo terzo film, una commedia interpretata da Toni Servillo, intitolata Lasciati Andare e sto collaborando con Andrea Molaioli… Tra l’altro, come insegnate al Centro Sperimentale, ho ”messo al mondo” diversi registi interessanti: Matteo Oleotto, Roan Johnsson, Claudio Cupellini, Edoardo De Angelis, Fabio Mollo, Susanna Nicchiarelli. Tutti hanno fatto una scelta di cinema interessante, non mainstream. Mi piacerebbe tanto lavorare con loro ma… Beh, se la cavano tutti benissimo da sé.

piazza-san-cosimatoCome credi si possano aiutare i giovani talenti emergenti e, al tempo stesso, formarne di futuri?
Bisognerebbe offrirgli una distribuzione che li ascolti, ma anche una loro dimensione e un pubblico. Le condizioni di rilancio del cinema ci sono e la cosa paradossale è che molti nostri film italiani vanno meglio all’estero, questo sottolinea un problema locale. Sale, distribuzione e anche educazione del pubblico: bisogna lavorare su questi punti e, in veste di Presidente dei 100Autori, vorremmo inserire totalmente il cinema nelle scuole, non come materia extra-studio. Studiano Leopardi? Bene, portateli a vedere Il Giovane Favoloso!

Damiano Panattoni