INTERVISTA A GIULIA BEVILACQUA, POLIZIOTTA ACTION IN “NATALE COL BOSS”

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Abbiamo intervistato Giulia Bevilacqua che, tra cinema, tv e teatro, a quattro anni da Distretto di polizia torna a interpretare un’agente nella commedia Natale col Boss

Giulia Bevilacqua risponde al telefono con il suo caratteristico piglio gioioso da Cecina, in una pausa dalle prove che la vedono impegnata nella tournée teatrale di Due partite, la pièce diretta da Paola Rota basata sul testo di Cristina Comencini, affiancata da Paola Minaccioni, Giulia Michelini e Caterina Guzzanti in un’opera che parla di femminile e dello scontro generazionale tra madri e figlie mostrando i contorni comici e drammatici che la vita può assumere. Ma l’attrice romana non si ferma qui. Tra pochissimi giorni debutterà nella sua prima pellicola natalizia, Natale col Boss, al fianco di Lillo&Greg, Paolo Ruffini e Francesco Mandelli in una commedia degli equivoci per la regia di Volfgango De Biasi grazie al ruolo di una ex poliziotta dallo stile seducente e abilità da supereroina. Come se non bastasse è una delle protagoniste di , la serie corale di Rai 1 ideata da Ivan Cotroneo e diretta a quattro mani da Riccardo Milani e Francesco Vicario, nella quale interpreta Valeria, una giovane donna omosessuale in dolce attesa innamorata della sua compagna ma osteggiata dalla madre nel suo sentimento. Un periodo prolifico nel quale l’attrice raccoglie i frutti del lungo e ricco percorso lavorativo (tanta tv, corti e videoclip) che l’ha portata a diventare uno dei volti più noti del piccolo schermo, grazia anche al ruolo di Anna Gori in Distretto di Polizia, vero e proprio spartiacque della sua carriera dal quale ha saputo allontanarsi, con intelligenza ed un pizzico di malinconia, prima di rimanerne “vittima”. Con la sua parlantina fluida ed uno spirito (auto)ironico ha raccontato a Ciak di questo momento d’oro che la vede divisa tra cinema, tv e teatro con la testa già proiettata a febbraio quando sarà protagonista in Tiramisù, l’esordio dietro la macchina da presa di Fabio De Luigi.

Natale col Boss
Natale col boss

Natale col Boss è una commedia degli equivoci che s’inserisce però nella sfida al box office natalizio. Senti la pressione della concorrenza ora che il film sta per uscire in sala?

La concorrenza la sento. È ovvio che ci sia. Il film esce insieme agli altri titoli natalizi pur avendo nella storia però solo l’albero di Natale, dato che si tratta davvero di un mix tra un action movie e una commedia degli equivoci. La nostra pellicola è molto diversa da quelle con le quali concorriamo e il cast è incredibile.

Sul set che atmosfera c’era?

Lillo&Greg sono due comici che adoro. Intelligenti e con un’ironia sottile che si contrappone a quella di Ruffini e Mandelli, molto più espressivi nella loro comicità. È stata un’esperienza divertente ma anche una sfida. Quando ho saputo che avrei fatto parte del cast ero felice perché volevo confrontarmi con un ruolo così in un film di genere. Il mio personaggio poi è l’unica donna del cast. Interpreto la moglie di Mandelli, una ex poliziotta sposata con un agente che vorrebbe tornare a lavoro. Per farlo deve accettare delle sfide che rendono la sua presenza nel film molto particolare. Le vesti che indossa sono abbastanza succinte e la motivazione verrà svelata proprio nel corso del film…

Natale-Col-Boss
Natale col Boss

Vedendo alcune scene del backstage, nelle quali ti dai da fare in scazzottate coreografiche, immagino che sia stata una preparazione intensa.

La preparazione è stata uno dei momenti più stimolanti. Abbiamo avuto poco tempo, girando in estate. Mi sono gettata in questo training severissimo perché sono notoriamente un’antisportiva e una pigra di livelli patologici però il mio fisico è anche molto reattivo e mi diverto a fare queste cose! Per questo che non ho mai voluto controfigure per nessuno dei lavori che ho fatto. Ho iniziato questo training con una squadra di stunt incredibili capeggiati da Emiliano Novelli con i quali mi sono trovata benissimo, lavorando su scene dove io salto, dò calci volanti, faccio salti mortali. Alla fine dei tre giorni ovviamente non riuscivo più a muovermi. Fortunatamente abbiamo iniziato a girare qualche giorni dopo!

Nel film interpreti una ex poliziotta molto diversa da come eravamo abituati a vederti in Distretto di Polizia. Quanto è stato difficile scollarsi di dosso il ruolo di Anna Gori, comunque fondamentale per la tua carriera?

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Distretto di polizia

Distretto di Polizia è stato un momento felicissimo della mia vita e sarò sempre grata a Pietro Valsecchi di avermi scelta. È stata una grande palestra. Uscivo dal Centro Sperimentale e anche se avevo già fatto un’altra fiction con Distretto ho imparato tantissimo. I miei colleghi sono attori straordinari e lavorare con loro dieci ore al giorno per tanti anni è stata una fortuna. Dopo qualche tempo ho sentito però che gli stimoli erano finiti e volevo fare cose diverse. Quando ho deciso di smettere mi sono confrontata con il mondo reale perché lì ero come protetta in una bolla fortunata. Da quel momento, dopo una fase di fermo, ho iniziato a variare interpretando ruoli sempre diversi.

Sei tornata a teatro, dopo Le ragioni della disfatta del 2004, con Due Partite. Com’è stato riaffrontare il palco e confrontarti con il pubblico in sala?

Quello del 2004 era un seminario fatto con Pierpaolo Sepe che è sfociato in un’unica replica in un piccolo teatro di Roma. Due Partite è il mio vero debutto teatrale ed è come uscire ogni sera con qualcosa di diverso perché è il pubblico che ti dà sempre altro anche se le battute rimangono le stesse. La reazione della platea è fondamentale per l’attore. Il confronto immediato con il pubblico modella lo spettacolo. Lo stupore, la risata, il silenzio influiscono sul personaggio e sulle battute. Si tratta di un flusso continuo che rende tutto molto più vero e realistico. Anche il lavoro sul personaggio così minuzioso mi ha fatto ritrovare un grande entusiasmo per il mio mestiere. 

Due partite
Due partite

Nella pièce interpreti un doppio ruolo che, insieme agli altri personaggi, parla della figura femminile in modo universale. Ti sei rispecchiata in quelle storie e come giudichi il ruolo della donna oggi anche in relazione alla tua professione?

È uno spettacolo molto onesto nel parlare della condizione della donna, scritto dieci anni fa ma ancora molto attuale. Nel primo atto siamo delle donne degli anni ’50 che raccontano la donna in tutte le sue sfaccettature. Ogni personaggio racconta un carattere preciso. Non credo che al mondo esista una donna così netta ed io mi sono ritrovata in ognuno di quei tratti. Nel secondo atto interpretiamo le loro figlie trent’anni dopo, con un forte attaccamento al lavoro e all’indipendenza ma con una mancanza nella sfera affettiva. Lo spettacolo quindi non dà una risposta e non credo che abbiamo ancora trovato un equilibrio. Dobbiamo combattere con pregiudizi e maschilismo. Anche nel mio lavoro noto che ci sono molti più ruoli per gli uomini che per le donne. Però è vero anche che il nostro spettacolo ha avuto un forte successo tra il pubblico maschile. Il fatto che da parte loro ci sia voglia di ascoltare le nostre storie è un campanello importante.

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È arrivata la felicità

In È arrivata la felicità interpreti Valeria, una donna omosessuale incinta osteggiata dalla madre. Credi che il tuo personaggio, visto anche che la serie è rivolta ad un pubblico trasversale, possa aiutare ad aprire la mente di chi non accetta realtà diverse dalla propria?

È esattamente quello che la fiction voleva fare. Affrontare un tema naturale in chiave ironica per far capire agli ottusi che ancora esistono che non c’è assolutamente nulla da discriminare o da accusare. Quando si parla di amore si parla di un sentimento universale. Quello di Valeria è un ruolo che ho amato perché è forte ed è pronta a rompere il suo legame con la madre per proteggere il suo amore per Rita e il loro bambino, vivendo senza sensi di colpa o pregiudizi.

Di Tiramisù, l’esordio alla regia di Fabio De Luigi che uscirà a febbraio, puoi anticiparci qualcosa? 

Non posso svelare troppo al momento. Posso dirti che incontrando Fabio per fare il provino mi sono trovata davanti un gentiluomo d’altri tempi. Un comico e un attore che stimo e, ancor prima di leggere la sceneggiatura, ho accettato il ruolo, anche se si tratta di una piccola parte, perché ci tenevo ad essere nel cast del suo primo film da regista.

e-arrivata-la-felicita-Nel 2004 ha preso parte a Feisbum, il film a episodi ispirato al mondo dei social network. Tu che rapporto hai con i vari social, nel corso degli anni ha subito dei mutamenti?

Sì, il mio rapporto in questi anni è molto cambiato. All’epoca non ero neanche iscritta a Facebook. A dire il vero mi sono segnata proprio dopo la sua uscita anche se non lo uso tantissimo. Più che scrivere su Facebook lo uso per informarmi insieme al giornale perché trovo che sia un modo più diretto e veloce per leggere articoli molto diversi tra di loro. Preferisco Instagram perché mi piace sia fotografare che vedere gli scatti degli altri e lo trovo anche un modo carino per comunicare con i miei fan.

Nella tua carriera la serialità ha un ruolo molto importante. Segui le serie tv straniere? C’è un personaggio che ti sarebbe piaciuto interpretare?

Quando vedo le serie tv americane ho sempre grande invidia! Le trovo tutte meravigliose. È da un po’ che non le vedo ad essere sincera ma Homeland è una delle mie preferite. Claire Danes è un’attrice straordinaria e il suo è un personaggio incredibile da interpretare. Un altro ruolo che mi piace e diverte è quello di Fiona Gallagher in Shameless!

Manuela Santacatterina