“Un profilo per due”. La recensione e una clip esclusiva

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Un profil pour deux Francia/Germania/Belgio, 2017 Regia Stéphane Robelin Interpreti Pierre Richard, Yaniss Lespert, Fanny Valette, Stéphane Bissot, Stéphanie Crayencour, Gustave Kervern, Macha Méril Distribuzione Officine UBU Durata 1h e 39′ 

 In sala dal 31 agosto

IL FATTO – «Vorrei conoscere una donna dolce, comprensiva, di larghe vedute. Una donna disposta a esplorare l’ignoto». Così si presenta su un sito web d’incontri Pierre (Pierre Richard), vedovo ottuagenario che da due anni, dopo la morte della moglie, si è rinchiuso nella solitudine e nel disordine della sua casa a rimuginare ricordi e vecchi filmini in Super 8. Al momento però di aggiungere foto ed età al proprio profilo, Pierre, per avere la possibilità di attrarre più donne, anche solo virtualmente, sceglie di ringiovanirsi di mezzo secolo e di avere le sembianze di Alex (Yaniss Lespert), il suo “insegnate di Internet” che è poi, a sua insaputa, il nuovo fidanzato della nipote Juliette.

Il ragazzo, scrittore insicuro, un po’ depresso e senza un soldo, è stato incaricato dalla madre di Juliette, figlia di Pierre, di aiutare l’anziano genitore a uscire dall’apatia in cui è precipitato facendogli scoprire il nuovo universo della Rete. E così, all’annuncio online di Pierre risponderà, tra le tante, Flora, un’affascinante trentenne che rimarrà sedotta dalle parole dell’uomo, fine conoscitore della psicologia femminile e delle suggestioni del linguaggio. Tra i due scatterà presto la scintilla, ma… lui sta a Parigi e lei, che crede che Pierre sia il bel giovane della foto, a Bruxelles. Così, quando arriverà il momento improcrastinabile dell’incontro, Pierre partirà per il Belgio coinvolgendo nell’avventura Alex. E da lì, complice il deteriorarsi del rapporto tra il ragazzo e Juliette, le cose inizieranno a complicarsi. I due uomini si troveranno infatti a recitare alternativamente lo stesso ruolo con due corpi diversi: Pierre sarà il cuore e la parola, Alex il corpo. Un profilo… per due.

 

L’OPINIONE – Dopo E se vivessimo tutti insieme? (2011), storia di cinque amici over-settanta che decidono di convivere per darsi reciproco sostegno, Stéphane Robelin torna a esplorare con garbo transalpino l’universo della terza età – un sentiero molto battuto dal cinema contemporaneo – con Un profilo per due, commedia sentimentale che ha per protagonista un grande comedian del cinema francese, Pierre Richard, qui in versione di fascinoso vegliardo. Suo infatti è il personaggio omonimo di Pierre, uomo sul viale del tramonto che grazie a Internet torna a scoprire i palpiti dell’amore, il piacere della seduzione, il gusto per la vita e per l’avventura.

Il film, che trae ispirazione, nei tratti del personaggio e nel rapporto maestro/allievo/bella amata, dal Cyrano de Bergerac di Rostand, gioca su più registri, alternando i toni della commedia romantica a quella degli equivoci e a spunti di pura comicità, facendo leva sulla versatilità del suo protagonista. Grazie alla buona orchestrazione del cast e a una sceneggiatura cui non mancano momenti di leggera suspense, Robelin riesce sia a divertire e a tenere vivo l’interesse dello spettatore sia a indurre riflessioni su temi attuali, come l’amore nella terza età e al tempo della Rete (dove all’ampliamento esponenziale delle opportunità d’incontro fanno da contrappeso i limiti e i rischi, oltre alle libertà, dell’anonimato), il potere vivificante dei sentimenti, il contrasto tra inesperienza giovanile e consapevolezza della maturità, le convenzioni radicate e i pregiudizi della società borghese. Ma Un profilo per due è anche un buon esempio di amicizia maschile e di confronto transgenerazionale, fatti di complicità, condivisione, conflitti e anche di rivalità amorosa, e in cui ciascuno, alla fine, riesce a trovare la propria strada nella giusta dimensione. Oltre a Pierre Richard e Yaniss Lespert, nel cast spicca la bella e brava Fanny Valette (vedi clip), la Flora al centro della vicenda. Un piccolo cameo infine anche per Macha Méril, che molti ricorderanno per il ruolo della sensitiva Helga Ulmann in Profondo rosso di Dario Argento.

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