MICHAEL CIMINO: UN GENIO DISCUSSO E AMMIRATO

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Quest’anno uno dei Pardi d’onore del 68mo Festival di Locarno viene (giustamente) attribuito a Michael Cimino. Sarà questa anche l’occasione di rivedere su grande schermo, che è la dimensione più consona, alcuni dei suoi splendidi, ariosi, magnifici film.

Ecco qui sotto, un’introduzione al suo cinema, con filmografia, antologia di dichiarazioni e le nostre stelle.

Michel CiminoRaccontare l’identità di una nazione nelle sue contraddizioni, attraverso il cinema («L’America è l’unica cultura al mondo in cui ciascuno è orgoglioso di non essere americano »). Il miglior Cimino (New York, 3/2/1939), regista visionario e “sventurato” quanti altri mai, parte da questo. Dimenticate lo studio del linguaggio dei film, la scuola di cinema, la cinefilia esasperata, le cose cioè che hanno in qualche modo suggestionato e formato altri “titani” della sua e della successiva generazione (ovvero, tanto per far nomi, i vari Coppola, De Palma, Scorsese e Milius e poi anche Spielberg e Lucas). Al centro del suo universo poetico brilla, motore immobile, soprattutto il cuore dell’uomo (meglio se americano). Non per nulla i suoi numi di riferimento ha sempre dichiarato essere (e scusate se è poco) «Visconti il padre, John Ford il figlio, Kurosawa lo spirito santo ». E nelle varie ed eventuali spiegazioni/chiarimenti sulla sua “macchina produttivo-artistica interna”, pur non negandosi mai alle interviste: anzi, ha spesso risposto/svicolato con battute o aneddoti. Del tipo: «Perchè fa film? »Â Â«Se sapessi perché, probabilmente non girerei più! ».

Michael CiminoNegli anni ’70 aveva in mano Hollywood, con soli due film-capolavoro, Una calibro 20 per lo specialista e Il cacciatore. Negli anni ’80 era il reietto, l’uomo che aveva fatto fallire la United Artists con I cancelli del cielo (peraltro il suo terzo capolavoro) con poche occasioni per tornare in futuro dietro al cinepresa: L’anno del dragone, Il siciliano, Ore disperate, Verso il sole, più un episodio del collettivo omaggio di Chacun son cinéma nel 2007. Si è adattato a scrivere romanzi (ben tre e neanche male) e a girare il mondo, giurato o ospite omaggiato del circuito dei festival, soprattutto europei, dove è giustamente considerato ancora oggi uno di quelli che hanno lasciato un’impronta (la sua) indelebile, lungo la grande via delle immagini.

Ripercorriamo qui la breve, travagliata, davvero unica carriera di una personalità di sceneggiatore-regista che ha scelto di anteporre, sino al suicidio professionale, la proprie visioni e i propri sogni ai compromessi, alle ragioni della produzione e della distribuzione, al mercato delle vacche.

UNA CALIBRO 20 PER LO SPECIALISTA (1974)
Con Clint Eastwood, Jeff Bridges, George Kennedy

Una calibro 20 per lo specialistaDove ha nascosto la refurtiva l’Artigliere? Se lo chiedono i suoi inseguitori, suoi vecchi compari di rapina, se lo chiede il suo nuovo giovane amico, l’intraprendente Caribù, se lo chiede lui stesso, visto che tutto ciò che ricorda è che si tratta di una scuola da qualche parte nel Montana. Inseguimenti, amicizia, tradimenti e colpi in banca in un picaresco e calibratissimo action movie anni ’74.

«Io avevo bisogno di una chiesa grande con un unica stanza e di un campo di grano. La cercavo ma non trovavo il campo di grano o non trovavo una chiesa abbastanza grande. Allora abbiamo trovato la chiesa grande che ci piaceva di più e ci abbiamo piantato il campo di grano e da lì chiamavo un agricoltore apposta e ogni settimana per chiedere se l’erba era cresciuta. Alla fine arrivata all’altezza giusta abbiamo iniziato a girare. È stata una scena perfetta. Lavorare con Eastwood è stata una delle mie migliori esperienze nel cinema ». (Da intervista a Cimino di Gianluigi Perrone, su cangaceiro-news.blogspot.it/).
4 stelle

IL CACCIATORE (1978)
Con Robert De Niro, Chistopher Walken, Meryl Streep, John Cazale, John Savage.

Il cacciatoreLa vita di una comunità di origine russa a Clayton in Pennsylvania sconvolta dal conflitto con il Vietnam. Michael, Steve e Nick firmano come volontari, partiranno dopo il matrimonio del secondo con Angela. La guerra li distruggerà fisicamente e psicologicamente: Steve finirà sulla sedia rotelle, Michael tornerà decorato e profondamente turbato, salvo tornare a Saigon per recuperare lo scomparso Nick, diventato un “professionista” di giochi mortali che mette in gioco la propria vita con la roulette russa.

«Un’ora di matrimonio, un’ora di Vietnam, un’ora di ritorno alla vita civile » (Michel Ciment): un cult frainteso, discusso, ammirato, dagli incassi mondiali, inizialmente uscito in versione tagliata di 30 minuti e 5 Oscar (film, regia, attore non protagonista Chris Walken, montaggio, sonoro). John Cazale, gravemente malato, morì prima di vedere l’uscita del film.

«Tagliavo quello che volevano e di notte come Penelope ce lo rimettevo » (Cimino)

«La scena del matrimonio ha richiesto una lunga preparazione (…) Il dialogo, la musica e i rumori di fondo sono stati girati simultaneamente e ciò che si sente lo dimostra. Non c’è stata post-sincronizzazione salvo che per una o due farsi. Il montaggio è stato difficile e complesso ed è durato 8 mesi (…) in un certo senso costringere lo spettatore a fare uno sforzo per sentire ciò che dicono i personaggi gioca a suo favore. (…) Nella scena al bar George Dzundza suona veramente Chopin. Ha dovuto studiare il pianoforte per tre o quattro mesi e non sarebbe capace di suonare nient’altro che il brano scelto per il film! » (Da un’intervista di Robert Benayoun, Michel Ciment e Michael Henry, in Positif dodici interviste, Arcana editrice)
5 stelle

I CANCELLI DEL CIELO (1980)
Con Kris Kristofferson, Christopher Walken, John Hurt, Isabelle Huppert.

I cancelli del cieloHarvard, 1870. James Averill e Billy Irvine festeggiano la laurea con la mente stipata di sogni. Vent’anni dopo, Averill, diventato sceriffo, viene inviato nella città di frontiera di Casper, infiammata dalla lotta tra allevatori e nuovi immigrati, perlopiù agricoltori (si tratta di quello che la storia chiamerà poi la guerra della contea di Johnson, nel Wyoming). Lì ritroverà un Irvine infiacchito dall’alcol, ma si schiererà decisamente dalla parte dei contadini, organizzandoli. Il conflitto provocherà un bagno di sangue, interrotto solo dall’intervento interessato della Guardia Nazionale a favore dei latifondisti.
Con un budget levitato sino ai 44 milioni di dollari, il film ne incassò solo 3 in patria. Conseguenze: La UA collassò, Cimino fu ostracizzato e i produttori da lì in poi agirono controllando più decisamente costi e lavorazione dei film. Si può quasi dire che la New Hollywood morì così. Eppure ancora oggi resta un cult straordinario, intelligente, magniloquente, ricco di partecipazione, epica e dolore.

«Non è per caso che il nostro cinema ha così poco affrontato l’immigrazione. Gli americani hanno voluto dimenticare questa parte della loro storia creandosi il mito del west. Quelli che si stupiscono di incontrare un francese ne I cancelli del cielo si stupirebbero lo stesso di trovare un ristorante cinese in tutti gli stati dell’Ovest, ma noi dobbiamo ai cinesi la costruzione delle nostre ferrovie! » (intervista di Michel Ciment e M. Henry in Positif n. 246)

«Direi che si tratta di un film sull’America che tenta di diventare America » (M. Cimino)
5 stelle

L’ANNO DEL DRAGONE (1985)
Con Mickey Rourke, John Lone, Ariane.

L'anno del dragoneAl poliziotto Stanley White (di origine polacca) viene assegnato l’incarico di stroncare la sanguinosa guerra che sta insanguinando la Chinatown di New York. Determinato e sregolato, ne farà una questione personale, distruggendo la propria vita privata e professionale, inseguendo il feroce e geniale nuovo boss della droga Joey Tai sino in Thailandia in quello che si trasformerà in un mortale duello, oltre ogni logica razionale.
Da un romanzo di Robert Daley adattato da Oliver Stone, Dino De Laurentiis sdogana dopo 5 anni Michael Cimino e gli affida il timone di questo violento gangster movie metropolitano. Gli esiti sono contraddittori, in Europa comunque il film è adorato e diventa un cult.

«Cimino attribuisce a quello spazio amorfo che è Chinatown un ulteriore significato: è il simulacro del Vietnam. Gli addebita tutta la sporcizia, il fetore della Saigon de Il cacciatore, l’irrespirabile tanfo dei vicoli, i topi brulicanti, le caverne oscure e putrescenti in cui decine di cinesi lavorano senza pause. Per ottenere visivamente una simile equazione Cimino preme soprattutto sulla tavolozza cromatica con l’attiva collaborazione del direttore della fotografia Alex Thomson. Questi sfinisce l’immagine con un vigore che preme sui colori sino a farli diventare macchie e dando appunto una rappresentazione sovraccarica, nevrotica delle scene ». (Giancarlo Mancini, Michael Cimino, Le Mani ed.).
3 stelle

IL SICILIANO (1987)
Con Christopher Lambert, Terence Stamp, Joss Ackland, John Turturro, Giulia Boschi, Barbara Sukowa.

Il sicilianoLa biografia alquanto romanzata (il copione è tratto da un testo di Mario Puzo, quello de Il Padrino), del bandito Salvatore Giuliano. Nel film è raccontato come un outsider, un magnifico avventuriero che ha negli occhi il sogno degli Stati Uniti e intanto deve vedersela contro Mafia, Stato, Clero, Comunisti. Finirà, come lui stesso profetizzava, ammazzato, non prima di essere diventato un mito internazionale e oggetto di varie manipolazioni politiche.
Lontano dal capolavoro di Rosi, quasi un western fordiano tra Montelepre e dintorni.

«Giuliano era attraente come persona, ma stava dal lato opposto della legge, quindi è molto simile a certi personaggi leggendari della storia western d’America, di conseguenza per gli americani è una tipologia di personaggio molto familiare e il mio punto di vista su di lui è che per quanto fosse siciliano, per molti versi non sembrava esserlo. (…). L’interesse del personaggio di Giuliano è costituito dalla sua ingenuità, dal suo grande idealismo e dalla fede assoluta nella realizzazione delle sue idee ». (Cimino, in Il Siciliano, a cura di R. Andò, Regione Sicilia, 1987)
2 stelle

ORE DISPERATE (1990)
Con Mickey Rourke, Anthony Hopkins, David Morse, Mimi Rogers

Ore disperateAiutato dall’avvocato e amante Nancy Rogers, il pericolosissimo criminale Michael Bosworth riesce a fuggire dal carcere e con i suoi complici Wally e Albert si rifugia nella villa dei Cornell (che stanno attraversando una dura crisi coniugale), prendendoli in ostaggio. Mentre la polizia si coordina e si lancia nella caccia all’uomo, il capofamiglia Tim prova a ribellarsi ai tre criminali.
Remake del celebre noir di Wyler del 1955 con Bogart e Fredrich March, a sua volta una adattamento dal racconto e poi pièce di Joseph Hayes, è considerato da parte della critica il “peggiore” dei film di Cimino (con Rourke candidato d’ufficio ai Razzies Awards, ovvero gli “anti Oscar”). In realtà nella sua costipazione di caratteri isterici, possiede momenti di grande cinema, come ad esempio l’ultima fuga dello psicopatico Albert, che si conclude in mezzo a uno squarcio naturale dell’America più selvaggia: e mentre lui fischietta Red River Valley viene colpito da un cecchino della polizia.

«Se si tolgono gli elicotteri, le macchine e le moto e si rimpiazzano con dei cavalli, il film diventa un western. In ogni modo, gli esterni sono girati nell’Ovest degli USA (nello Utah, n.d.a.). (…) “Lo spazio è il tema centrale della vita americana” diceva Melville. Per questo ho ambientato il film nell’Ovest. Perché questa storia appartiene alla tradizione dell’Ovest. A questo livello del film potete testare il mio desiderio di rifare un western ». (Cimino, intervista di T.Jousse e I. Katsahinas in Cahiers du Cinema n. 439)
2 stelle e mezzo

VERSO IL SOLE (1996)
Con Woody Harrelson, John Seda, Anne Bancroft, Alexandra Tydings

Verso il soleBlue è un giovane navajo con un cancro allo stato terminale e incarcerato per piccoli furti. Riesce a scappare sequestrando come ostaggio il ricco oncologo dottor Reynolds. Entrati in confidenza, il ragazzo svela al medico il suo scopo, scalare una montagna sacra e immergersi nelle acque salvifiche di un lago nascosto e magico. Forzando il suo scetticismo, Reynolds aiuterà Blue nella sua disperata impresa.
Grosso flop al botteghino nonostante il lancio al festival di Cannes, The Sunchaser incassò in patria, alla sua distribuzione nelle sale, meno di 30 mila dollari a fronte di un budget di 31 milioni.

«Blue, esattamente come lo Stanley White di L’anno del dragone non è un outsider, piuttosto sono entrambi degli insiders.Â È un capovolgimento curioso del significato di outsider, perché Blue in particolare rappresenta l’idea che hanno i nativi americani dell’interezza delle cose. Se vi ricordate, l’indiano alla fine del film dice che tutte le cose hanno uno spirito. Per cui negli USA molto prima di Greenpeace, gli indiani americani sapevano che era importante vivere in armonia con la natura e con tutte le cose, questa è una lezione che noi abbiamo rifiutato: sono loro gli insiders, noi gli outsiders. Blue rappresenta un invito a tornare dentro, al centro delle cose ». (Intervista a Cimino raccolta da Daria Pompomio in https://www.cinemavvenire.it/)
2 stelle e mezzo

Massimo Lastrucci