ROMAFICTIOFEST: FRANK SPOTNITZ, DA “X-FILES” A “THE MAN IN THE HIGH CASTLE”

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Lo storico sceneggiatore di X-Files è uno dei protagonisti di questa nona edizione del RomaFictionFest grazie a The Man in the High Castle, presente in concorso, e I Medici, coproduzione internazionale presentata in esclusiva mondiale durante un incontro aperto al pubblico

In questa nona edizione del RomaFictionFest sono molto i talenti della serialità televisiva ad essersi avvicendati tra proiezioni, masterclass, red carpet ed incontri con il pubblico. Da Paul Haggis, il premio Oscar statunitense che ha portato in anteprima per il pubblico della rassegna il bellissimo Show me a hero, a Jason Reitman, altro grande nome del cinema prestato alla televisione con il recente Casual, commedia agrodolce intrisi dei temi cari al regista di Tra le nuvole, fino a Steven Van Zandt, bassista di Bruce Springsteen nonché presidente di giuria e protagonista di Lilyhammer. E non è passato inosservato Frank Spotnitz, lo storico sceneggiatore di X-Files, protagonista con un doppio appuntamento per tutti gli amanti delle serie tv. Spotnitz, infatti, è il nome dietro le sceneggiature di due dei titoli più attesi della prossima stagione: The Man In The High Castle e I Medici. Da una parte la sfida di adattare uno dei romanzi più amati e controversi della letteratura fantascientifica/dispotica, La svastica sul sole di Philip K. Dick, e dall’altro far rivivere la storia della famiglia italiana dei Medici insieme all’atmosfera della Firenze del ‘500. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare com’è cambiato il mondo della serialità dagli anni ’90 ad oggi e cosa significa fare tv in un contesto così stimolante come quello di oggi.

I MediciCom’è stato lavorare con Amazon Studios? Ha provato una pressione maggiore rispetto alla realizzazione di un pilot per un altro committente visto il sistema produttivo della piattaforma basato sugli immediati riscontri del pubblico?

Conoscete la storia della spina tolta dalla zampa del leone? Ho provato la stessa gratitudine del leone quando Amazon ha salvato il progetto che era in un limbo da oltre due anni decidendo di finanziarlo. Solitamente sono abituato a preparare pilot da far vedere solo ai dirigenti. Con Amazon, invece, è differente. Tutti hanno potuto vederlo e ha avuto un successo incredibile attestandosi come lo show più visto di sempre sulla sua piattaforma. Questa è una cosa che mi ha colpito moltissimo e che ha permesso ad Amazon di rilassarsi, spendendo di più, scegliendo i migliori attori e la miglior troupe.

Quando si è imbattuto nel libro di Philip K. Dick? Cosa l’ha affascinato maggiormente?

Ho letto il libro quando ero al college e mi ha impressionato molto. Questo forse perché abbiamo sempre visto i buoni vincere per anni tra cinema e letteratura, mentre qui i buoni hanno perso e lo hanno fatto molto anni prima di quando li incontriamo per la prima volta e vivono nella sconfitta. Questa è una cosa che mi ha emozionato e turbato tantissimo.

The Man in the High CastleCome si è sviluppata la sua collaborazione con Ridley Scott, uno dei produttori della serie?

Ridley Scott e David W. Zucker sono stati dei gran sostenitori fin dal primo momento di tutto il materiale. Quando l’ho adattato ho avuto la massima libertà. Il ruolo principale giocato da Scott è stato quello di consigliere visivo. Aveva un’idea molto chiara di come doveva apparire l’immagine, la luce e la scenografia della serie. Ci ha consigliati con i riferimenti visivi di Blade Runner, Il Conformista di Bertolucci e le opere di Edward Hopper. Ci troviamo in un periodo incredibile. Non c’è mai stata tanta buona tv come in questi anni. Tutti vogliono realizzare qualcosa di ottimo e che nessuno abbia fatto prima. La competizione è alta, il mercato è affollato e ci sono tanti modelli di televisione, quindi c’è bisogno di prodotti che risaltino.

Cosa pensa dell’affiorare di cosi tanti revival di serie o film del passato? E della sua esperienza come sceneggiatore di X-Files, presto nuovamente sul piccolo schermo?

La nascita di tutte queste nuove piattaforme, da Amazon a Netflix, ha fatto pagare un prezzo molto alto ai network tradizionali che si sono ritrovati a guardare nelle loro library con un po’ di cinismo per riottenere audiance con dei revival. Per quando riguarda X-Files credo meritasse di tornare perché è un’idea meravigliosa e non ho mai dubitato che sarebbe accaduto. Mi dispiace solo di non poterne far parte questa volta perché si è trattato del mio primo lavoro che mi ha insegnato tutto.

Come ha affrontato l’adattamento del romanzo per la televisione?

Ero molto preoccupato. Dovevo cambiare il romanzo per poterlo adattare alla televisione ma Isa Dick Hackett, la figlia di Dick che compare anche come produttrice, ha approvato tutti i miei copioni. Ha compreso i cambiamenti che avevo messo in atto, anche se in alcuni passaggi ci sono state delle discussioni.

Al RomaFictionFest ha presentato anche una breve scena de I Medici. Cosa può anticiparci?

Si tratta di una produzione Rai e Lux Vide con protagonisti Dustin Hoffman e Richard Madden. La prima serie si concentra su Giovanni de’ Medici e i figli Cosimo e Lorenzo. Non si tratta di un dramma storico “secco”. Abbiamo adottato la stessa strategia narrativa di Amadeus perché non sappiamo come sia realmente morto Giovanni. Sia partiti da un “what if”, il modo migliore per entrare nella storia di una famiglia che ha creato il mondo moderno nel quale viviamo, dalla cultura all’economia, finanziando il Rinascimento.

Manuela Santacatterina