SOLO UN COLPO IN CANNA

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La scomparsa di Michael Cimino, la celebrazione del suo capolavoro Il cacciatore e una scena impressa nell’immaginario collettivo: quella drammatica, brutale, indimenticabile della roulette russa, quando Robert De Niro (Michael) e Christopher Walken (Nick), prigionieri dei Viet Cong, sono costretti a sfidarsi nel gioco che segnerà per sempre e in modo indelebile la psiche e la vita di Nick.
Se questa è forse la roulette russa più famosa della storia del cinema, accolta da mille polemiche all’uscita del film anche per la sua presunta inattendibilità storica (non ci sarebbero testimonianze certe dell’uso da parte dei soldati vietnamiti di questa pratica), “il gioco” è apparso in numerose altre pellicole. Eccone solo alcune delle più famose.

Léon (1994, di Luc Besson)

In una delle scene più drammatiche del film, Mathilda (una straordinaria Natalie Portman, allora tredicenne), ragazzina rimasta orfana dei genitori trafficanti di droga, uccisi durante un’irruzione della polizia, si punta la pistola alla tempia per indurre Léon (Jean Reno), killer professionista, a insegnarle il mestiere e permetterle di vendicare i propri cari. L’uomo le salva la vita spostandole all’ultimo istante il braccio, proprio mentre stava esplodendo il colpo che sarebbe stato fatale.


Arizona Dream (1992, di Emir Kusturica)

Uscito in Italia anche con il titolo Il valzer del pesce freccia e vincitore di un Orso d’argento a Berlino, la pellicola del regista serbo-bosniaco esplora il tema del passaggio all’età adulta e ha come protagonista Axel (Johnny Depp), un giovane di New York invitato in Arizona dallo zio per fargli da testimone di nozze. Lì s’invaghisce della matura e stravagante Elaine (Faye Dunaway), che come lui coltiva il sogno di volare e vive con la figliastra Grace (Lili Taylor). L’instabile ragazza vorrebbe togliersi la vita per reincarnarsi in una tartaruga e spinge Axel a spararle con un revolver; di fronte al suo rifiuto, carica l’arma con un solo proiettile e lo sfida alla roulette russa, premendo per prima il grilletto.


L’odio (1995, di Mathieu Kassovitz)

Premio della regia a Cannes nel 1995, è la storia (filmata in bianco e nero) di tre ragazzi – un bianco ebreo (Vincent Cassel), un nero e un magrebino – della banlieu parigina, nelle ore che seguono gli scontri con la polizia dopo il pestaggio di un giovane fermato per controlli. Nel loro vagabondare per Parigi s’imbattono anche in un folle cocainomane che scherza con la pistola alla tempia.

L.A. Confidential (1997, di Curtis Hanson)

Nel teso poliziesco ambientato nella Los Angeles dei primi anni ’50 e tratto da James Ellroy, l’agente di polizia Bud White (Russel Crowe) durante un interrogatorio costringe un sospettato a “giocare”, ma da solo, alla roulette russa puntandogli in bocca una pistola carica e premendo il grilletto tre volte consecutive per indurlo a parlare.

Malcolm X (1992, di Spike Lee)

Nel biopic sul leader afroamericano, interpretato da Denzel Washington (candidato all’Oscar per il ruolo), viene ricordato un episodio – riportato nell’autobiografia di Malcolm X scritta a quattro mani col giornalista Alex Haley – avvenuto durante la sua attività di scassinatore, quando si sottopose alla roulette russa per convincere i suoi sodali che non temeva la morte.

Codice omicidio 187 (1997, di Kevin Reynolds)

Dopo essere stato pugnalato da uno studente, l’insegnante di scienze Trevor Garfield (Samuel L. Jackson) decide di trasferirsi da New York a Los Angeles per continuare la sua attività. La scuola in cui arriva è però frequentata da allievi violenti, due dei quali resteranno vittime di misteriose aggressioni che attireranno i sospetti su Trevor. In una scena del film, la sfida alla roulette russa tra Trevor e uno degli studenti (Clifton Collins Jr.).

Irrational Man (2015, di Woody Allen)

Il tormentato professore di filosofia Abe Lucas (Joaquin Phoenix) durante una festa con gli amici della sua studentessa preferita (Emma Stone) si porta la pistola alla tempia tra lo sgomento generale e preme il grilletto tre volte. Perché? Perché la vita non ha senso.