“Underworld: Blood Wars”, Selene è tornata: la recensione

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Id. Usa, 2017 Regia Anna Foerster Interpreti Kate Beckinsale, Tobias Menzies, Theo James, Charles Dance, James Faulkner, Lara Pulver, Alicia Vela-Bailey Distribuzione Warner Durata 1h e 31’

Al cinema dal 6 aprile 2017

IL FATTO – Prosegue la lotta all’ultimo sangue (è il caso di dirlo) tra vampiri e licantropi (i Lycans). Selene, la temibile guerriera vamp(ira), si trova in un certo senso presa in mezzo. Da una parte c’è la fazione cui appartiene che la vuole eliminare – a parte l’anziano diplomatico Thomas e l’affascinante figlio David – dall’altra gli uomini lupo, guidati dal carismatico Marius, abile condottiero deciso a impadronirsi della figlia di Selene, Eve, mezza vampira mezza licantropa, dal cui sangue potrebbe derivare quella potenza ulteriore, in grado di risolvere definitivamente il conflitto.

L’OPINIONE – E siano a quota cinque (e non sembrano intenzionati a fermarsi)! Benché il sodalizio sentimentale tra Len Wiseman (co-creatore, primo regista e qui ancora cosceneggiatore e coproduttore) e Kate Beckinsale si sia esaurito con il divorzio, la serie prosegue, sia pure con qualche acciacchino dato dall’usura (il 3D fa anche da maquillage alle magagne). Ferma la divisione classista tra i succhiasangue, aristocratici e snob, e gli uomini-lupo, tipi da bassifondi e sottoproletari, dall’horror il “blockbuster franchise” è scivolato via via nell’action fantasy, con new entry bizzarre (oltremodo), tuffi nell’oltretomba, resurrezioni, misticismo dark. L’attenzione ai costumi e alle scenografie è sempre desta (e le location sono state trovate nella ancor antica o anticata Repubblica Ceca e in Praga, “Città d’Oro” e medioevale, perfetta per il gotico urbano che impera), il resto sono un complotti e scontri, mentre la splendida e snella Beckinsale sembra ormai sul punto di mollare il ruolo della protagonista in mani più giovani (anche se il produttore si affanna a promettere che la star ci sarà anche nel sesto episodio).

La regia è stata delegata ad Anna Foerster, esperta di effetti visuali e al suo primo lungometraggio. Parlando degli attori, Padre Thomas e figlio David rappresentano tra l’altro un po’ passato e presente del fantasy: il primo è Charles Dance che Il Trono di Spade ha riportato in gran spolvero (ora è un po’ come il prezzemolo, compare pure nell’ultimo Ghostbusters e in PPZ), il secondo è l’emergente Theo James, rivelatosi anche nella trilogia di Divergent. In mezzo a tale sovrumano conflitto (così di successo che ha generato romanzi, videogames e merchandising vario), fa specie la mancata presenza proprio degli uomini, eventuali terzi incomodi, nella storia. A parte qualche poveretto destinato a esser carne da macello, le notti metropolitane sono straordinariamente deserte e le due fazioni sono bellamente ignorate. In effetti, troppe complicazioni e variabili si devono essere detti gli autori, forse è meglio fare da spettatori una volta tanto. Due aggettivi per giudicarlo? Scorrevole e stanco.

Massimo Lastrucci

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