11 settembre 2001: quel giorno tra le star di Hollywood

Dove erano e come reagirono i volti noti del cinema agli attentati dell’11 settembre: Gwyneth Paltrow evitò casualmente una possibile vittima, Steve Buscemi tornò a fare il pompiere, Seth MacFarlane e Mark Wahlberg persero uno degli aerei dirottati

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Al Pacino: «È stato il giorno più terrificante, il più straziante. Ero a Los Angeles. Avevo preso un aereo la sera prima che accadesse, il 10 settembre. E tutto ciò che volevo era tornare a casa mia… New York».

Robert De Niro: «Ero in centro. Stavo percorrendo la Fifth Avenue e tutti erano in piedi sul lato sinistro della strada, perché da lì si poteva vedere il World Trade Center. Mio figlio mi ha chiamato, viveva a Wall Street, a pochi isolati dalle Twin Towers. C’era stato il primo aereo. Poi, mentre partivo da dove mi trovavo, è caduto il secondo aereo. Cercavo di tornare a casa, e da casa mia lo potevo vedere dalla mia finestra».

Tom Hardy: «Ero a una prova di parrucca. Stavo girando un film sulla Legione Straniera francese, pronto ad andare in Marocco. Avevamo appena fatto Black Hawk Down e l’hanno accantonato immediatamente. È stato un evento che ha cambiato la vita. Ho molti amici nelle forze speciali, molto intimi, che si occupano di operazioni serie in tutto il Medio Oriente che sono state colpite dopo l’11 settembre. Sono ancora sconvolto dalla quantità di vittime in quel giorno, e dall’in- tera situazione, ad essere onesti».

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Gus Van Sant: «Vivevo in Canal Street e dalla mia finestra potevo vedere le torri, ho sentito un’esplosione e alla fine mi sono reso conto che una di esse era in fiamme. Il nostro ufficio era ancora più vicino, eravamo a otto isolati di distanza sul tetto a guardare le torri che cadevano. E siamo evacuati lontano dalla polvere e dal fumo che arrivavano verso di noi. Avevo qualcosa di simile alla tipica reazione in cui non sei davvero consapevole di quanto sia grande un momento, una cosa successa ad altre persone nell’area di Tribeca e di Wall Street. Alcune persone hanno continuato a lavorare».

Martin Scorsese: «Ero a casa sulla 62esima strada qui sul lato est. Mi stavo pre- parando per andare alla mostra fotografica di Brigitte Lacombe. Ma quando ci siamo svegliati, è accaduto»

Matt Damon: «A quel tempo vivevo a Lower Manhattan. Ricordo solo di essere uscito dal mio appartamento, aver visto le torri in fiamme e di essere tornato dentro e di guardare la CNN perché ero affamato di informazioni. Dovevo capire cosa stava succedendo».

Gwyneth Paltrow: «Tornavo a casa in auto da una classe di yoga quell’11 settembre. Una ragazza attraversò la strada fuori dalle strisce in mezzo alla strada e ci fermammo tutte e due perdendo un sacco di tempo nel “prima tu, prima tu”. Dopo siamo scoppiate a ridere e Lara – in seguito mi ha scritto per raccontarmelo – ha proseguito la sua strada per la stazione di Christopher Street giusto in tempo per vedere partire il suo treno. L’inconveniente che ci aveva viste protagoniste le aveva fatto fare tardi. Se non ci fossimo incontrate, la sua vita avrebbe preso un corso molto diverso, almeno così mi ha scritto. Sarebbe stata alla sua scrivania al 77esimo piano e forse non sarebbe sopravvissuta».

Steve Buscemi (dal giorno dopo gli attentati tornò per una settimana a collaborare con i vecchi compagni del corpo dei Vigili del fuoco nel quale lavorava prima di fare l’attore, per recuperare i corpi dei dispersi): «È stato un privilegio poterlo fare, entrare in contatto con la caserma dei pompieri e con alcuni dei ragazzi con cui avevo lavorato. Ed è stato di enorme aiuto per me perché mentre stavo lavorando, non ci pensavo molto, non lo sentivo così tanto. Solo quando mi sono fermato ho sentito davvero il pieno impatto di quanto era successo. Sarebbe stato molto più difficile per me superarlo se non avessi potuto fare quello che ho fatto».

Seth MacFarlane (lui e Mark Wahlberg per poco non salgono su uno degli aerei): «Avevo prenotato l’America Airlines 11, uno dei voli che si sarebbero schiantati sulle torri, e bevuto la sera prima. Ho avuto i postumi di una sbornia e ho perso l’aereo per circa 10 minuti. È stata una chiamata molto vicina per me»

Kate Hudson: «Vivevo a New York e non dimenticherò mai il modo in cui ogni persona in città si è sostenuta a vicenda in quel periodo di lutto così intenso. Tutti si sono uniti, cercando di aiutare attivamente in ogni modo possibile e quando non c’era altro da fare, c’era sempre la guarigione collettiva che avveniva anche nelle parole o nel sorriso di uno sconosciuto. È stata una sensazione potente nei momenti più difficili».

Melissa Joan Hart: «L’11 settembre sarà sempre un giorno di cupi ricordi per me e la mia famiglia! Ha cambiato il paesaggio non solo della mia città, ma del mio paese e del nostro mondo. Non dimenticherò mai la sensazione di vulnerabilità e impotenza mentre guardavo le torri cadere nelle strade sottostanti. Però non dimenticherò mai nemmeno che c’erano anime iperattive che si precipitavano pronte ad aiutare a recuperare e ricostruire; alcuni a rischio di perdere tutto».