Mentre Perfect Days, candidato agli Oscar 2024 come Miglior film in lingua straniera, era in concorso al 76° Festival di Cannes, il prolifico regista, sceneggiatore e produttore tedesco Wim Wenders presentava tra le Proiezioni Speciali anche un altro suo lavoro, Anselm, documentario in 3D dedicato ad uno dei più grandi artisti contemporanei, Anselm Kiefer, dal 30 aprile al cinema con Lucky Red.
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Wim Wenders
Autore di grandi titoli come Paris, Texas (1984), Il cielo sopra Berlino (1987), The Million Dollar Hotel (2000), nel corso della sua lunga carriera Wenders ha dato prova di straordinario talento anche nel genere documentaristico realizzando titoli pregevoli come Buena Vista Social Club (1999, di nuovo al cinema dal 30 maggio), Pina (2011), Il sale della terra (2014), nei quali componeva affascinanti ritratti di grandi artisti come il musicista Ry Cooder, la ballerina Pina Bausch e il fotografo Sebastião Salgado.
“Non sono rimaste molte avventure da raccontare su questo pianeta, perché ovunque tu vada qualcun altro c’è già stato e ci ha già fatto un film – ha detto Wenders alla stampa a Cannes -, ma la mente umana è una grande avventura e gli artisti sono alcune delle persone più avventurose al mondo. Io desidero scoprire come fanno, come riescono a portarti alle lacrime, a farti diventare una persona diversa”.
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Anselm
Con Anselm questa volta Wenders rivolge il suo sguardo alla pittura, esplora il processo creativo e si interroga sulle fonti di ispirazione e sulla capacità di fascinazione delle opere di Kiefer. In oltre due anni di riprese Wenders realizza un’opera girata con la tecnica del 3D e una risoluzione in 6K che non rappresenta solo un omaggio all’artista, ma una impressionante riflessione sull’uomo. “Volevo che lo spettatore vivesse una vera e propria esperienza. Guardare uno schermo piatto sarebbe stato come osservare un catalogo – ha spiegato Wenders – Con il 3D invece tutto il cervello lavora e permette allo spettatore di essere molto presente”.
Spazio, storia, mito, poesia, filosofia si fondono in una produzione, quella di Kiefer, sbalorditiva e fuori dagli schemi, restituita in un documentario che diventa a sua volta un’opera da lasciare col fiato sospeso. Le immagini che escono dallo schermo offrono la sensazione di poter osservare in tutta la loro tridimensionalità volti, opere e paesaggi.
La grandezza, lo spazio, le forme e i materiali sono in Anselm non solo una delle cifre distintive delle opere dell’artista, ma del documentario stesso. Wenders comincia questo viaggio attraverso le fasi della storia artistica di Kiefer partendo da uno dei suoi enormi depositi, sconfinato luogo di ispirazione in cui il pittore si muove con una bicicletta, sceglie tra un’infinità di materiali, foto, pezzi di legno, vetri e persino macerie, maneggia lanciafiamme, fonde metalli, pietrifica abiti e dirige montacarichi.
In questo percorso Wenders racconta l’arte di Kiefer a tutto tondo, mostrando il fascino delle sue opere sia dal punto di vista intellettuale e spirituale che da quello storico. Attraverso epoche, pensieri e stili, dagli anni ’60 a oggi, dal rivoluzionario lavoro fotografico sul nazismo e i suoi simboli a “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Kundera, Anselm porta l’arte di Kiefer sul grande schermo in un ideale abbraccio tra due linguaggi che sembrano quasi fondersi in un’unica ispirazione.
“Anselm Kiefer può dipingere davvero qualunque cosa, dall’universo agli atomi, può dipingere la storia e non ha paura di dipingere la vita – ha detto Wenders – Per questo ho pensato che sarebbe stato ottimo mettere lo spettatore di fronte a tutta la portata del suo lavoro. Volevo scoprire da dove viene la sua immaginazione, da dove prende il coraggio e come fa. E l’ho scoperto”.
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