Berlinale 2024, violato il canale social, il Festival denuncia penalmente i post antisemiti

Continuano gli attacchi alla 74ma edizione del Festival del Cinema di Berlino

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Mariëtte Rissenbeek

Dopo una partenza polemica che aveva visto la Berlinale criticata per le sue presunte manifeste scelte politiche in questa edizione del Festival del Cinema di Berlino 2024, domenica 25 febbraio il canale Instagram della sezione Panorama della più importante manifestazione cinematografica tedesca è stato violato e sono stati pubblicati post con immagini e testi antisemiti sulla guerra in Medio Oriente recanti il logo della Berlinale. La Berlinale dichiara ufficialmente che quei post non provengono dal Festival e non rappresentano la sua posizione. I post sono stati immediatamente cancellati ed è stata avviata un’indagine sull’incidente.

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La posizione della Berlinale

La Berlinale non ha mai nascosto il proprio interesse nella difesa della libertà di espressione degli artisti in ambito cinematografico. Non da ultimo ad esempio, poco prima dell’inizio della kermesse, il Festival aveva diffuso un comunicato in sostegno dei due registi iraniani Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha del film in concorso My Favorite Cake, poi vincitore del Premio FIPRESCI, costretti in patria a causa del sequestro dei loro passaporti.

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Ma l’edizione del 2024 ha visto la Berlinale al centro di acute polemiche, accusata di favorire nella scelta dei titoli selezionati temi dal forte impatto politico, nonché di aver prima invitato e poi rifiutato alla cerimonia di apertura del 15 febbraio due esponenti del partito di estrema destra tedesco AfD.

Anche la Giuria internazionale quest’anno ha dovuto faticosamente difendersi da accuse simili in occasione della prima conferenza stampa, sostanzialmente sostenendo la propria imparzialità, ma anche al tempo stesso l’inevitabile coinvolgimento di un pensiero politico alla base di qualsiasi forma d’arte.

Ma nel comunicato stampa diramato ieri sera l’organizzazione del Festival ha dovuto sottolineare ancora una volta con fermezza la propria condanna ed estraneità ai post comparsi sul proprio canale Instagram il giorno dopo la cerimonia di premiazione di sabato 24 febbraio di questa 74ma edizione: “La Berlinale condanna questo atto criminale con la massima fermezza, ha cancellato i post e avviato un’indagine”. A seguito della denuncia della Berlinale, che ha presentato accuse penali contro ignoti, la LKA (l’ufficio penale di Sato) ha quindi avviato un’indagine.

Critiche dopo la cerimonia di premiazione

Le polemiche sono però proseguite e, dopo la cerimonia di premiazione della Berlinale di sabato scorso, i media tedeschi e diversi esponenti politici hanno poi criticato le dichiarazioni fatte dai vincitori sulla guerra in Medio Oriente. “Le dichiarazioni talvolta unilaterali e attiviste dei vincitori dei premi erano espressione di opinioni personali individuali – ha chiarito ancora la Berlinale nello stesso comunicato diffuso ieri – Non riflettono in alcun modo la posizione del Festival”.

In una dichiarazione, sia durante la cerimonia di apertura che in quella di premiazione, la direzione della Berlinale aveva preso una posizione chiara sugli attuali conflitti e combattimenti in Medio Oriente. Nel suo discorso sul palco, la direttrice esecutiva della Berlinale Mariëtte Rissenbeek ha condannato l’attacco omicida di Hamas del 7 ottobre, ha chiesto il rilascio degli ostaggi e ha ricordato la sofferenza di tutte le vittime della violenza in Israele e a Gaza.

Comprendiamo l’indignazione per il fatto che le dichiarazioni di alcuni vincitori del premio siano state percepite come troppo unilaterali e, in alcuni casi, inappropriate. Prima e durante il nostro festival abbiamo chiarito chiaramente qual è la visione della Berlinale sulla guerra in Medio Oriente e che non condividiamo posizioni unilaterali. Tuttavia, la Berlinale si considera – oggi come in passato – come una piattaforma per il dialogo aperto tra culture e Paesi. Dobbiamo quindi tollerare anche opinioni e dichiarazioni che contraddicono le nostre stesse opinioni, purché tali dichiarazioni non discriminino persone o gruppi di persone in modo razzista o discriminatorio in modo simile o oltrepassino i limiti legali”.

“Dal nostro punto di vista, dal punto di vista dei contenuti sarebbe stato opportuno che anche i premiati e gli ospiti della cerimonia di premiazione si fossero pronunciati in modo più differenziato su questo tema – continua Mariëtte Rissenbeek nel comunicato – La Berlinale è sinonimo di democrazia e apertura. Ci opponiamo esplicitamente alla discriminazione e a ogni forma di odio. Vogliamo scambiare idee con altre istituzioni sociali e politiche su come condurre un discorso sociale su questo argomento estremamente controverso in Germania – includendo prospettive internazionali – senza che le singole dichiarazioni vengano percepite come antisemite o anti-palestinesi. Dobbiamo affrontare questo argomento controverso, come festival cinematografico internazionale e come società nel suo insieme”.