TEHO TEARDO E IL SUONO DI “SLAM”

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Teho Teardo racconta il ritorno in studio con Andrea Molaioli per Slam – Tutto per una ragazza. E sulla musica da cinema dice…

Era cominciato tutto esattamente dieci anni fa: era il 14 settembre del 2007 quando, dopo il passaggio alla Mostra di Venezia, nelle sale usciva La ragazza del lago di Andrea Molaioli, al debutto alla regia dopo anni trascorsi a fianco di autori come Nanni Moretti e Marco Risi, da Palombella rossa a Il muro di gomma. Quel film, che vinse poi anche dieci David di Donatello, segnava il primo passo della collaborazione tra lo stesso Molaioli e Teho Teardo, che sarebbe continuata poi sulle colonne sonore de Il gioiellino e ora su Slam – Tutto per una ragazza, ultimo film di Molaioli tratto dal libro di Nick Hornby e già venduto a Netflix dopo il passaggio nei cinema italiani.

Dieci anni dopo La ragazza del lago: terzo film e terza colonna sonora con Molaioli. Come funziona il vostro rapporto?

«Una collaborazione che si estende in un periodo di tempo così lungo è sempre una buona notizia, umanamente ed artisticamente. Ci troviamo bene a lavorare assieme, spesso è come se entrambi suonassimo: sento Andrea anche come un musicista che suona con me, oltre che essere un ovvio riferimento per il film dato il suo ruolo…».

Da dove sei partito per musicare Slam, qual è stato l’elemento attraverso cui entrare?

«Facendo ciò che normalmente non faccio: è una commedia, è divertente anche se affronta temi che in una certa età della vita possono trasformasi in drammi. Richiedeva un rapporto leggero e la leggerezza è sempre una conquista difficilissima».

Nella colonna sonora di Slam ci sono anche molte canzoni, dai Pixies a Raining In My Heart di Buddy Holly, da Lukas Graham a Sometimes You Need di Rufus Wainwright. Come ti rapporti all’uso del materiale di repertorio già presente nel film?

«Dipende. Diciamo che mi piace stabilire un rapporto con le musiche di repertorio invece di evitarle come solitamente si ascolta al cinema».

Sono passati quattordici anni dalla prima colonna sonora solista che hai scritto per Il fuggiasco. Quanto è cambiato il tuo modo di scrivere per il cinema?

«Cambia ogni volta, non sono uno che tende a ripetersi. Mi piace che mi si riconosca, ma senza farmi trovare sempre nello stesso punto».

In Italia nonostante la tradizione che abbiamo la musica da cinema continua ancora a essere sempre relegata in secondo piano. Sei ottimista o pessimista a riguardo?

«Ma io credo dipenda dalla scarsa qualità di molta musica prodotta. Spesso si sente della robaccia da piano bar che è davvero avvilente e viene utilizzata al cinema perché in questo paese manca una cultura musicale. Poi ti ritorna indietro come un boomerang e fuori dall’Italia spesso ridono di noi. Ma questo Paese vive anche uno dei suoi momenti di maggior autoreferenzialità che lo isola rispetto a quanto accade altrove. Detto questo però se non fossi ottimista non potrei fare questo mestiere, magari avrei fatto il dentista o l’etologo».

 

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