«Con Bellocchio è arte pura», intervista a Fabio Massimo Capogrosso, compositore della colonna sonora di Esterno notte

Fabio Massimo Capogrosso, compositore noto al livello internazionale per la sua musica orchestrale, ha realizzato l'affascinante colonna sonora di Esterno Notte, ora rivela le sfumature artistiche e umane che hanno dato vita a questo progetto.

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Fabio Massimo Capogrosso, Esterno notte

Nella serie Esterno notte c’è stata da parte di Marco Bellocchio una cura minuziosa in ogni fase della lavorazione. In particolare, per questo nuovo racconto del rapimento di Aldo Moro, il regista e sceneggiatore ha affidato ad un talentuoso compositore la creazione della colonna sonora originale che accompagna la serie in perfetta sintonia con il racconto. Lui è Fabio Massimo Capogrosso, compositore, autore di opere da concerto, che ha trovato con Bellocchio e la sua montatrice, Francesca Calvelli, una straordinaria comunione artistica.

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È fatta di risonanze intense dalle sfumature variegate e profonde la colonna sonora che accompagna i sei episodi di Esterno notte, che, dopo il recente doppio passaggio in sala, saranno disponibili in autunno su Rai 1. L’arte prima di tutto ha unito la visione di Marco Bellocchio al linguaggio musicale di Fabio Massimo Capogrosso. Partendo dalla sua esperienza come compositore di musica pura per orchestra, Capogrosso ha raccontato a CIAK questa sua eccezionale incursione nel mondo cinema, “quello con C maiuscola”, come definisce lui quello realizzato dal maestro Bellocchio.

Come è cominciata questa esperienza con Bellocchio?

Il maestro aveva avuto occasione di ascoltare alcune mie composizioni ed era rimasto molto colpito dal mio linguaggio caratterizzato da una forte drammaticità. Riteneva che sarebbe stato utile per questo progetto che stava preparando. Mi ha dato la sceneggiatura e mi ha chiesto di realizzare un paio di minuti di musica da fargli ascoltare. Io sono rimasto così folgorato dalla lettura che dopo nemmeno 5 giorni gli ho portato 15 minuti di musica. A lui sono piaciuti molto e il giorno dopo abbiamo cominciato questa collaborazione”.

Come ha proceduto per la realizzazione dei 16 brani che compongono la colonna sonora?

È stato un lavoro molto intenso e profondo, perché la sceneggiatura è veramente meravigliosa. Credo che la vera chiave di lettura di questo lavoro stia nell’esplorazione dei vari aspetti umani. Da una parte c’è la grande drammaticità di un evento inspiegabile e traumatico, ma dall’altra – e questo me lo ha detto anche Bellocchio – c’è una forte componente grottesca, tristemente grottesca, che riecheggia in tutta la partitura che poi io ho scritto. Chiaramente sono stati fondamentali gli incontri che io ho avuto spesso con lui e anche con Francesca Calvelli, che ha una straordinaria sensibilità musicale”.

Cosa l’ha ispirata maggiormente?

Ho seguito molto il mio istinto in questo lavoro e mi sono lasciato ispirare sia dalla sceneggiatura sia dal girato che via via mi mandavano durante la fase delle riprese. In particolare, c’è un tema, ‘Confessione’, è quello che caratterizza il personaggio di Aldo Moro, esce nella sua versione integrale nella sesta puntata, in quella scena straordinaria in cui lui si confessa con Don Mennini. Ricordo che quando ho visto quella scena mi sono molto emozionato perché Fabrizio Gifuni è veramente incredibile. Quello è diventato il tema portante della colonna sonora”.

Com’è stato il suo rapporto con Bellocchio?

È una persona semplice, scherza con piacere, ma, come tutte le persone geniali, è anche un autore coraggioso e molto esigente. Mi ha lasciato molta libertà e al tempo stesso io ero consapevole di essere al servizio di un grande artista. Con lui mi sono trovato molto bene sia dal punto di vista umano che da quello artistico. Ha un’ottima cultura anche sotto il profilo musicale, specialmente per quanto riguarda l’Opera. Si è creata una sinergia forte tra noi e io cercavo di cogliere anche i suoi gesti, non solo le parole”.

In che modo?

Per esempio, ho capito che per lui l’uso di determinate percussioni, intese non solo come ritmo, ma proprio come colore, poteva essere importante in questa colonna sonora. Queste, infatti, ora fanno da sfondo a tutta la partitura”.

Cosa significa scrivere musica per il cinema oggi?

“C’è il cinema di intrattenimento e c’è il cinema con la C maiuscola, che è arte. Lavorare con Marco Bellocchio vuol dire lavorare con il Cinema, in carne ed ossa. Ritengo che il cinema sia arte e non mero intrattenimento. Per me questa è stata un’opportunità straordinaria e spero in futuro di avere la possibilità di lavorare ancora con registi dallo sguardo così profondo come Bellocchio. La condizione necessaria è che si faccia arte”.

Ascolta la colonna sonora di Esterno notte su Spotify