Da Belfast a Dune, la famiglia è il nuovo trend di Hollywood

Come mai i film più quotati per la corsa agli Academy del 2022 riguardano la famiglia?

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Kirsten Dunst e Jesse Plemons ne Il potere del cane

Belfast, Dune, I segni del cuore, Una famiglia vincente – King Richard, Mass, Madri parallele, Il potere del cane: cosa hanno in comune questi titoli?

Oltre ad essere tutti candidati alle nomination ai prossimi Oscar, sono tutti film che in qualche modo parlano di famiglia.

Belfast di Kenneth Branagh racconta di un bambino e della sua famiglia durante i conflitti dell’Irlanda del Nord negli anni ’60. Dune di Denis Villeneuve vede protagonista Paul Atreides, figlio di una famiglia nobile che cerca di vendicare la morte del padre. King Richard di Reinaldo Marcus Green è la storia di Richard Williams, padre delle sorelle Venus e Serena Williams, e del percorso che portò le due tenniste a diventare delle campionesse. Mass di Fran Kranz è il ritratto delle conseguenze di una violenta tragedia che colpisce la vita di due coppie. Madri parallele di Pedro Almodóvar rappresenta uno sguardo nitido sulla vita di due madri in due fasi diverse della loro vita. Il potere del cane di Jane Campion è la storia di due fratelli e della sposa di uno dei due. In  I segni del cuore (Coda) di Sian Heder la protagonista, Ruby, è l’unica persona udente in una famiglia di non udenti.

Come mai i film più quotati per la corsa agli Academy del 2022 riguardano la famiglia?

Non è certamente un fatto insolito per il cinema che molti film parlino di famiglie o, in un modo o nell’atro, ne sfiorino il tema. La famiglia rappresenta un argomento universale che ha sempre ricoperto un’importanza particolare in ogni ambito dell’espressione artistica.

Tuttavia, è insolito che un unico soggetto domini così tanto nella lista dei possibili Oscar. Di solito gli Academy Awards offrono una discreta varietà di argomenti. L’anno scorso gli otto contendenti al premio per il miglior film includevano solo due storie incentrate sulla famiglia: The Father e Minari. Una percentuale abbastanza coerente con le precedenti edizioni degli Oscar.

Sian Heder, lo sceneggiatore e regista de I segni del cuore, ha detto al magazine Variety : “Durante il COVID, l’anno 2020 ha portato via tutto in un certo senso e le persone sono rimaste intrappolate, con la loro famiglia o lontano dalla loro famiglia. Tutti hanno fatto il punto su ciò che è importante”.

Zach Baylin, sceneggiatore di Una famiglia vincente – King Richard, racconta di essere arrivato al progetto molto prima del COVID, nell’autunno 2017. Le riprese del film sono iniziate a marzo 2020, per essere interrotte per sei/sette mesi. Baylin afferma: “L’esperienza collettiva del COVID: la vita congelata e congelata all’interno dell’unità familiare. Il lockdown ha chiarito che questa è una delle cose più importanti della vita”.

Come dice Baylin, “La famiglia Williams è molto legata alla determinazione collettiva. Non era solo il piano di Richard; è stato uno sforzo familiare totale da parte di entrambi i genitori e di tutte e cinque le sorelle. Questo è diventato parte integrante del film”.

Anche altri film di quest’anno esplorano gli alti e bassi delle famiglie e generalmente giungono ad una conclusione positiva: Il bar delle grandi speranze – The Tender Bar di George Clooney, A Hero di Asghar Farhadi, C’mon C’mon Mike Mills, È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino.

Altri film hanno una visione più scettica sui rapporti di sangue, come House of Gucci di Ridley Scott, I molti santi del New Jersey di Alan Taylor, Spencer di Pablo Larraín e La figlia oscura di Maggie Gyllenhaal.

Può essere una coincidenza che così tanti film siano arrivati ​​in un momento così opportuno, o forse Hollywood ha attinto allo spirito del tempo. Dal momento che la lavorazione di molti di essi è cominciata prima della pandemia, è probabile che questa fosse una tendenza intercettata dagli artisti già prima dell’esperienza del lockdown con un tempismo perfetto.

In Dune, la Madre Superiora ricorda a Paul: “Hai due diritti di primogenitura”. Paul è della Casa degli Atreides, suo padre che governa il pianeta Caladan, ma sua madre è un membro del Bene Gesserit e il suo talento mistico si rivela cruciale.

In Belfast, Jamie Dornan discute se accettare un’offerta di lavoro in Inghilterra, che lo separerebbe dalla sua famiglia e suo padre dice: “L’intera famiglia si prende cura di te ovunque tu vada, questa è la verità”.

Un padre assente è al centro de Il bar delle grandi speranze, ora su Amazon. La voce fuori campo, quella del protagonista JR adulto (Tye Sheridan), dice: “Quando hai 11 anni, tutti vogliono uno zio Charlie”. Il viaggio di JR include la sua ricerca di una figura paterna, assenza che viene ampiamente colmata da suo zio (Ben Affleck).

Luca della Disney Pixar è incentrato su una ricerca simile. Luca fa parte di un clan di mostri marini; prende forma umana sulla terraferma, perché ha bisogni emotivi che non possono essere soddisfatti dalla sua famiglia sottomarina. Il film è stato sceneggiato da Mike Jones e Jesse Andrews.

“Luca ha una relazione restrittiva con i suoi genitori ed è determinato a romperla”, dice Jones. “È la ricerca di una nuova famiglia”.

Andrews aggiunge che si tratta di una “famiglia trovata” sulla terraferma: “Sei un estraneo nella tua stessa famiglia e questo ti rende un perdente, e trovi altri perdenti”.

La figlia oscura di Netflix offre una visione sorprendente della maternità: realistica. La madre descritta da Maggie Gyllenhaal, ispirata alla protagonista del romanzo di Elena Ferrante, un’eccezionale Olivia Colman, è profondamente umana.

Il potere del cane di Jane Campion offre un’altra riflessione sull’era COVID: ci sono spesso problemi quando le famiglie vivono in ambienti ristretti, come accade ai fratelli Burbank (Benedict Cumberbatch, Jesse Plemons) più Rose Gordon (Kirsten Dunst) e suo figlio (Kodi Smit-McPhee).

Ciò che è importante rivelare in questi film è che non si tratta di prodotti “per la famiglia” ma di opere “sulla famiglia”. Una differenza sottile ma importante. Ancora più importante alla luce dell’esperienza della pandemia ancora in corso, che, se da un lato ci ha tenuti lontani dal contatto con molte persone, dall’altro ci ha fortemente riavvicinato al nucleo dei nostri affetti più stretti.

Come riassume Heder regista de I segni del cuore: “Penso che molte persone siano emerse dalla pandemia con la conclusione che nulla conta tranne le persone che amiamo. I segni del cuore è una storia classica, ma il tempismo qui è importante”.