Diabolik e i Manetti Bros all’Isola del Cinema di Roma

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È un uomo terribile, Diabolik, di quelli che mai si vorrebbe incontrare nella vita. Lo sostengono le autrici del fumetto, le sorelle Giussani, e i registi dell’ultimo film dedicato al famosissimo ladro, Marco e Antonio Manetti (in arte Manetti Bros). Allo stesso tempo, però, questo criminale è capace di affascinare, di calamitare l’attenzione di chi ne segue le gesta e di tenere un brivido a correre lungo la schiena.

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Ieri sera, all’Isola Tiberina, la promessa esatta di questo mix di emozioni ha saputo attrarre ben più spettatori di quelli che ci si aspettava. Dopo un inizio al ralenti, l’Isola del Cinema ha visto riunirsi un pubblico folto, ansioso di assistere alla prima proiezione in arena di Diabolik. Occhi puntati allo schermo, gli spettatori si sono calati immediatamente nelle atmosfere di Clerville e hanno seguito con entusiasmo la caccia dell’ispettore Ginko (Valerio Mastandrea) al famigerato ladro interpretato Luca Marinelli e alla fascinosa Eva Kant (Miriam Leone).

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Se a dicembre, dunque, ci eravamo lasciati chiedendoci quale sarebbe stata la reazione del pubblico dinanzi alla devozione filologica del film – tratto dal fumetto numero 3, L’arresto di Diabolik – possiamo adesso sostenere che quello dell’isola Tiberina ne sia risultato ammaliato.

I Manetti Bros, dopo la proiezione, si sono trattenuti con il pubblico per scambiare quattro chiacchiere sul primo capitolo di quella che dovrebbe essere una trilogia.

Abbiamo scelto il numero 3 perché ci sembrava fosse la prima vera storia di Diabolik” racconta Marco Manetti, “ma non ci siamo limitati a quello. Siamo andati oltre, aggiungendo una parte intera dopo quella che sarebbe stata la conclusione. Il furto, infatti, è interamente di nostra invenzione e ci è servito a sviscerare il rapporto con Eva Kant, che ha saputo dare al protagonista una sua umanità”.

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La serata procede spensierata, lontana dalla densità emotiva delle sere precedenti, e i registi raccontano del loro amore indissolubile per le atmosfere degli anni ‘60. Questo ha coinvolto non soltanto la scenografia e i costumi ma perfino la recitazione, volutamente ispirata ai film e telefilm dell’epoca.

Alcuni ci dicono: avete fatto dialoghi da fumetto… ma non è quello il punto”, sostiene stavolta Marco Manetti, “Noi non volevamo riportare quel tipo di parlato. Volevamo che la recitazione fosse ispirata a quello che c’era in video negli anni ‘60. Non doveva essere, cioè, un’operazione modaiola… Abbiamo fatto un’operazione rischiosa – e gli attori con noi – ma era importante, a nostro parere, che apparisse come un film di un’altra epoca”.

Qualche piccola indiscrezione, poi, è volata pure sui prossimi due episodi. I sequel, girati insieme, sono molto diversi tra loro e prendono in qualche modo “le distanze” dal primo film, pur rimanendo fedeli all’opera delle Giussani. I registi si sono fatti carico di una forte sfida: “Avevamo tanto ancora da raccontare, su Diabolik… ed essendo già stati rallentati dalla pandemia avevamo fretta di girare, non volevamo aspettare. Abbiamo quindi deciso, in accordo con Luca Marinelli, di scegliere un nuovo protagonista, che offre un’altra prospettiva a Diabolik. Entrambi i film sono in gran parte girati a Trieste, e serbano un tono che speriamo possa piacere di più a chi vedrà i prossimi capitoli”.

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Sfida accolta, Manetti Bros. Staremo a vedere. Intanto si prosegue con le sere dell’estate romana: a chiudere la settimana saranno Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson e l’ultimo film di Eros Puglielli e Lillo&Greg, Gli idoli delle donne.