È morta Lina Wertmuller

Lina Wertmuller è morta nella notte a Roma, prima donna candidata all'Oscar per la regia e tra le più grandi cineaste italiane.

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Lina Wertmuller

È morta Lina Wertmuller. La grande regista che aveva 93 anni si è spenta nella notte a Roma. Era nata il 14 agosto 1928, è stata l’unica regista italiana candidata all’Oscar per la migliore regia e la prima donna a essere candidata in questa categoria.

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Nata a Roma, aveva mosso i primi passi nel mondo dello spettacolo, per poi approdare al cinema nella prima metà degli anni Cinquanta, prima come segretaria d’edizione e poi come aiuto regista, lavorando anche con Federico Fellini ne La dolce vita e in 8 e1/2..

L’esordio dietro la macchina da presa arriva nel 1963 con I basilischi, spaccato della gioventù di provincia italiana, radicata tra accidie e tradizioni che ne impediscono la crescita.

Film girato e scritto con mano che non sembra di un’esordiente, fece subito capire di che pasta era fatta questa talentuosa donna del cinema italiano, che dimostra anche di sapere tirare fuori il meglio dagli attori, come accade per un giovane Stefano Satta Flores proprio in questo film.

Gli attori saranno molti importanti nel corso della sua lunga carriera, due in particolare, Giancarlo Giannini e Mariangela Melato, che ricorrono nel suo cinema più volte in ruoli che sarebbero poi entrati nella storia del cinema italiano.

Ma prima di arrivare agli anni Settanta, decennio trionfale per lei, Lina Wertmuller ha affrontato i generi, come il musicarello, che negli anni Sessanta andava fortissimo per lanciare i giovani urlatori del pop italiano. Il dittico Rita la Zanzara e Non stuzzicate la Zanzara, consacrò una giovanissima Rita Pavone, una collaborazione già iniziata in televisione con Il giornalino di Gian Burrasca.

E poi la commedia, con Questa volta parliamo di uomini, e addirittura lo spaghetti western (con il doppio pseudonimo di Nathan Wich e George Brown) con Il mio corpo per un poker, con una luminosa Elsa Martinelli.

Negli anni Settanta arriva la svolta, con un cinema ben più politico e sociale, alternando dramma a commedia grottesca. Mimì Metallurgico ferito nell’onore le offre l’occasione di riunire per la prima volta Giannini, con cui aveva già lavorato nei due film della Zanzara, e Mariangela Melato, creando una coppia che sarebbe poi diventata indimenticabile.

I due si sarebbero incontrati nuovamente in Film d’amore e d’anarchia e poi in Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, in quest’ultimo nei panni della ricca milanese Raffaella Pavone Lanzetti e del marinaio siciliano Gennarino Carunchio, lotta di classe sublimata dal sesso e dalla passione sotto il sole cocente. Film straordinario che creò un immaginario politico ed erotico.

Nel 1975 arriva la consacrazione con Pasqualino Settebellezze, storia di un guappo nella Napoli degli anni Trenta che attraversa gli anni del fascismo e l’orrore dei campi di concentramento e della follia del nazismo. Il film viene candidato a quattro premi Oscar tra cui regia e sceneggiatura, oltre che miglior film e miglior attore protagonista, un monumentale Giancarlo Giannini.

Paradossalmente, dopo questo grande successo, l’attività cinematografica di Lina Wertmuller si dilata nel tempo, con due film nel 1978 e poi nulla fino al 1983, con Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada, primo di due film con protagonista Enrico Montesano, seguito da Sotto.., Sotto… strapazzato da anomala passione.

Nel 1985 torna a Napoli con thriller Un complicato intrigo di donne vicoli e delitti, e la Campania sarebbe rimasto un suo grande amore, con le trasposizioni dell’opera di Eduardo De Filippo Sabato, Domenica e Lunedì, del bestseller Io speriamo che me la cavo, dove dirige un grande Paolo Villaggio, e del romanzo di Ermanno Rea Ninfa Plebea, fino a Ferdinando e Carolina, dove racconta le gesta amorose dei giovani sovrani borbonici del Regno di Napoli.

Lina Wertmuller è stata un’artista e una donna di fondamentale importanza per il cinema italiano e internazionale, probabilmente anche perché ha sempre mantenuto delle posizioni chiare ma mai oltranziste sul femminismo e sull’essere donna nell’industria cinematografica, facendo parlare prima di tutto i fatti attraverso i suoi film.

Questo comunque non le ha impedito di togliersi una soddisfazione, facendo esplodere la platea in una standing ovation, quando ricevette l’Oscar alla carriera nel 2020.