Ciak Bizarro: i 10 poster di cinema più folli degli anni ’70

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Quali sono stati i manifesti più estrosi, più folli, più belli del “Cinema Bis” degli anni Settanta? Una giuria composta dal sottoscritto e da un gruppo scelto di 11 Catecumeni Yeeeeuuuch – limitandosi ai generi “forti” del sexy e dell’horror- li ha selezionati per voi, scegliendo o la locandina o il manifesto, che non di rado presentavano immagini differenti:

  1. “Boccaccio”  (Bruno Corbucci, 1972): al tempo in cui proliferavano i cosiddetti “decamerotici”, anche il grande produttore Dino De Laurentiis ne volle produrre uno, distribuito addirittura dalla Columbia, diretto da Bruno Corbucci e con un cast ricco di attori comici (Montesano, Noschese, Pippo Franco, Lino Banfi) e seducenti attrici (Sylva Koscina, Pascale Petit, Maria Baxa, Isabella Biagini…) Nonostante il divieto ai minori di anni 18, il risultato è deludente, sia sotto il profilo comico, che quello erotico: il film è assai fiacco. Per invogliare lo spettatore si pensò di realizzare un manifesto assai particolare, raffigurante un malizioso gattone gigante a strisce rosse e nere e dal sorriso simile a quello dello Stregatto, intento a smagliare con l’unghia il reggiseno di una procace fanciulla (in pratica già nuda, vista di spalle) con i capelli legati da una lunga fascia di seta blu che le copre anche il sedere. Il film ebbe un riscontro al botteghino molto inferiore alle aspettative.
  1. “Una cavalla tutta nuda”  (Franco Rosetti, 1972):  ancora un “decamerotico” in postazione regina con un manifesto “lisergico-pop” realizzato dall’illustratore Papuzza (suoi anche i celeberrimi manifesti delle prime edizioni di “Per un pugno di dollari” e di “Guerre stellari”), il quale raffigura la protagonista del film, Barbara Bouchet, come una cavalla rampante, in un trionfo di colori accesi, dal giallo, al fucsia, all’arancio, con una capigliatura leonina e una coda di cavallo fiammeggiante.
  1.  “Le messe nere della Contessa Dracula” (Leon Klimowsky, 1970): manifesto (Fida Distribuzione) dallo stile classico e un po’ retrò con la figura in primo piano del mostro protagonista (uomo lupo) con le mani adunche pronte ad artigliare tre fanciulle bionde e discinte coperte solo dai capelli o da succinti stracci e reggiseni. I toni sono quelli caldi del marrone, del rosso e del rosa, con il titolo in giallo. Emblematicamente riuscito nel miscelare erotismo e orrore.
  1.  “L’ultima casa a sinistra” (Wes Craven, 1972): Moderna rivisitazione a cura del maestro Symeoni del manifesto riguardante il genere thriller-horror: i personaggi sono disegnati in maniera stilizzata accentuandone l’aspetto di maschere spaventose; in primo piano una mano grondante sangue e un’altra frontale che brandisce un coltello. Solo tre colori: il bianco, il giallo e il rosa. Epocale come il film.
  1.  “Quando le donne avevano la coda” (Pasquale Festa Campanile, 1970): ancora un capolavoro di sintesi offertoci dal talentoso artista Papuzza: un corpo femminile visto di spalle disegnato con tratti rapidi da fumetto, con indosso un mini-abito fatto di stracci e di pelli zebrate, viola arancio e nero. Il sedere della donna è nudo e ostenta una vistosa coda porcina.
  1.  “La bestia di sangue” (Eddie Romero, 1970): per un classico dell’horror filippino una rivisitazione made in Italy (per la Seven Stars Cinematografica) del poster originale: su fondo arancione attraversato da rivoli di sangue si staglia la figura di un orrendo mostro che si stacca la testa dal collo e la regge tra mani. Inquieta lo sguardo “in macchina” che il mostro rivolge allo spettatore.
  1. “Guardiamola nuda… e… poi decidiamo” (Pierre Unia, 1976): locandina perfettamente riassuntiva del genere “sexploitation” con la ninfetta di turno che sorride maliziosa nell’atto di slacciarsi lo slip di pelle nera (è pressoché nuda sotto l’impermeabile color arancio e indossa calze nere autoreggenti), mentre sul lato sinistro ci sono i volti cogitabondi di due maschi che la osservano. Livello del disegno modesto, ma “font” del titolo interessante con lettere “sessuate”.
  1. “Elena sì… ma di Troia” (Alfonso Brescia, 1973): colori fluorescenti (figura in rosso, titolo in verde) su fondo nero. Stile del disegno “avantpop” con Elena che sfoggia una lunga capigliatura al vento, indossa solo un gonnellino bianco e si copre “pudica” il seno con le mani. Distribuito all’epoca dalla Florida Cinematografica con riscontro al botteghino pressoché nullo, nonostante la spiritosaggine del titolo.
  1. “Scusi lei conosce il sesso?”  (Vittorio De Sisti, 1968): riuscitissimo manifesto di Sandro Symeoni con una figura femminile maliziosa disegnata su fondo bianco, che indossa un “costume da bagno” composto dal titolo stesso del film in tinte multicolori. Très chic!
  1.  “La morte cammina con i tacchi alti” (Luciano Ercoli, 1971): ancora un’opera di Symeoni per un titolo “cult” distribuito dalla Cineriz. Il Maestro ritrae l’assassino mentre pugnala una donna nuda che con “effetto stroboscopico” si moltiplica per poi cadere in una pozza di sangue: tutto ciò con solo tre colori, nero, bianco e rosso. Titolo ovviamente in “giallo”.

Holy Socks, chi oserebbe oggi essere tanto sfacciato, “arty” e fantasioso, sia nella grafica che nei titoli?..

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