“Poveri ma ricchi” è su Infinity: l’intervista a Christian De Sica

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Storia di una famiglia del Lazio, da poveri mozzarellari a vincitori multimilionari del SuperEnalotto in trasferta di lusso a Milano: è questa la premessa tutta da ridere di Poveri ma ricchi, l’ultima commedia di Fausto Brizzi con Christian De Sica, Lucia Ocone, Enrico Brignano, Anna Mazzamauro, Lodovica Comello e Federica Lucaferri.

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Ma perché questa commedia tutta da ridere ci parla tanto dei nostri tempi? Ce lo racconta in questa intervista Christian De Sica!

LA VITA CHIC? UNA GRAN FATICA…

«Mi chiedono tutti perché hanno votato Trump. Ma perché il i mondo “è” Trump. Non hanno saputo né prevedere né osservare». Da sempre critico con l’intellighenzia troppo radical chic che stroncava le farse e il cinepanettone, Christian de Sica torna con un film-favola, Poveri ma ricchiuna sorta di “brutti sporchi e buoni” in sintonia con tempi che mutano.

Protagonista la famiglia Tucci (derivazione del cognome che faceva da titolo all’originale francese di grande successo Les Touche): mozzarellari laziali, uniti come le dita di una mano, volgari e un po’ fancazzisti, ma simpatici. Il capofamiglia è uno scapigliato Christian: «Il protagonista originale aveva questa testa riccioluta e colorata con sfumature rame, una pecora sempre in canottiera. Ho chiesto che riproducessero il suo make-up perché dovevo “sporcarmi”, io ho questa postura da cavallo senatorio, un monumento equestre come papà, è una cosa ereditaria, e non sono credibile come figlio del popolo. Sono un borghese e ce l’ho messa tutta per trasformarmi».

Malmessi, ma piuttosto felici i Tucci compongono una variegato nucleo famigliare, e «il film inizia come una favoletta», spiega l’attore, «con “C’era una volta”. Ci sono mio cognato, nullafacente globale, Enrico Brignano, mia moglie che è la splendida Lucia Ocone, la nonna Anna Mazzamauro, una dimenticata dopo il ruolo epico nei vari Fantozzi. Tutti grandi interpreti che praticano il teatro. E poi la star social Ubaldo Pantani». E non mancano presenze fuori pista come Camila Raznovich e Bebo Storti o Gianmarco Tognazzi. «Un cast trasversale», insiste De Sica.

«Tutto scorre su binari oliati finche esplode la bomba: i Tucci vincono 100 milioni di euro al SuperEnalotto e la loro vita cambia. Nel corso di una notte sono costretti a scappare facendo armi e bagagli per sfuggire alla notorietà, alle richieste e al fisco. E dove scelgono di andare? Se i protagonisti dell’originale si precipitavano a Montecarlo, il regno dell’ultralusso, i nostri si dirigono verso Milano che da sempre è il sogno della signora Tucci, per via delle griffe, dei nuovi grattacieli, dei ristorantiUna città dove tutto funziona». Lo ribadisce l’attore, anche fuor di sceneggiatura, perché nella metropoli lombarda ormai è di casa: ci ha girato il film e anche Zelig per la tv, prendendo casa proprio nei pressi dell’ormai mitico Bosco Verticale. Talvolta, un po’ stanco dell’approssimazione italica, sogna di vivere in California e aprire un ristorante.

Se Christian ama la metropoli lombarda, i protagonisti del film di Brizzi rimangono invece scottati dall’incontro con la città della Scala e dell’Expo. «Perché chi ha sempre sognato la ricchezza si aspetta l’oro in casa e nei bagni, un modo di vivere sopra la righe, tra borsette Vuitton e Hermès, chilate di gioielli, ristoranti gourmet e alberghi sette stelle. E invece i veri ricchi, oggi, ma specialmente a Milano, non mangiano, non esagerano, sono vegani, lottano per mantenersi in forma, girano in bicicletta o con il car-togo, pensano all’ambiente, fanno la differenziata con le loro mani e si adoperano nella solidarietà. Un grandissima rottura e pure una delusione per i nostri poveri Tucci».

Nel cast del film risultano anche Al Bano e Gabriel Garko… «Nel ruolo di se stessi. La nonna e mia moglie, grandi appassionate di tv e di fiction, se li comprano per averli sempre con sé, a disposizione. Son fatti così i Tucci, ed è un bel ribaltone proposto dal regista. In fondo sono loro, gli Al Bano e i Garko a rendere felice questa gente che non ha niente. Attenti a colpevolizzarli, perché dopo votano Trump».

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