Chiara, intervista a Susanna Nicchiarelli

Nicchiarelli parla della dimensione politica e spirituale di Chiara e Francesco e della “radicalità” delle loro vite

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Margherita Mazzucco e Andrea Carpenzano, Chiara

Susanna Nicchiarelli, intervistata da Ciak, chiude l’“involontaria” trilogia sulle biografie femminili con Chiara, raccontando il radicale percorso umano e spirituale della santa d’Assisi. Nelle sale dal 7 dicembre con 01 Distribution.

Margherita Mazzucco, Chiara

Riscoprire la dimensione politica e spirituale di Chiara e Francesco, la “radicalità” delle loro vite, significa riflettere sull’impatto che il francescanesimo ha avuto sul pensiero laico, interrogandosi con rispetto sul mistero della trascendenza. La vita di Chiara, meno conosciuta di quella di Francesco, ci restituisce l’energia del rinnovamento, l’entusiasmo contagioso della gioventù, ma anche la drammaticità che qualunque rivoluzione degna di questo nome porta con sé“. Così Susanna Nicchiarelli sintetizza il senso del suo nuovo film, Chiara, che chiude una involontaria trilogia al femminile dopo Nico, 1988 e Miss Marx.

Interpretato da Margherita Mazzucco e Andrea Carpenzano, in concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, prodotto da Vivo Film con Rai Cinema e Tarantula, il film ha inizio ad Assisi nel 1211, quando la diciottenne Chiara fugge dalla propria aristocratica famiglia per raggiungere Francesco e iniziare con lui una rivoluzione in nome di un sogno di libertà. Nel cast anche Carlotta Natoli, Paola Tiziana Cruciani, Flaminia Mancin, Valentino Campitelli, Paolo Briguglia, Luigi Lo Cascio.

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Quella di Chiara è una storia di scelte radicali, coraggio, determinazione nell’inseguire i propri sogni.

Ho sempre fatto film su donne molto più coraggiose di me e ho una grande ammirazione per le scelte estreme. La parola chiave del film è proprio “radicalità”. Quando da bambina vidi Fratello Sole, Sorella Luna l’immagine di quel ragazzo che resta nudo davanti al vescovo mi sconvolse. È lo stesso coraggio di Chiara, una ragazzina che viene da una famiglia nobile e si spoglia di tutto per ricominciare da ciò che è veramente importante, mettendosi accanto a coloro che non hanno niente. Quella del 1200 era una società che cominciava ad assomigliare alla nostra, nascevano le città, il divario tra ricchi e poveri era sempre più grande. Francesco e Chiara denunciavano le ingiustizie con gesti che ci parlano ancora oggi in maniera importante.

Chi sono oggi quelli che fanno scelte radicali?

Quelli che dedicano la propria vita agli altri preoccupandosi di chi non ha nulla, degli im- migrati, delle persone in difficoltà, aprendosi invece di costruire muri. La nostra è una società che mostra ingiustizie palesi, chiunque faccia qualcosa per gli altri è già sulla strada di Chiara e Francesco. Quest’ultimo era consapevole di compiere scelte estreme, non chiedeva a tutti di fare voto di povertà, ma per lui era fondamentale dare l’exemplum mostrando che si poteva vivere secondo il Vangelo. Non è un caso che questo film piaccia molto ai giovani, perché fa capire che la vita di ciascuno di noi può essere diversa. Anche Chiara avrebbe voluto dare l’esempio, ma era una donna, sinonimo di male e tentazione, e venne dunque progressivamente costretta alla clausura.

Chiara all’inizio era davvero giovanissima.

Chiara è sempre stata una comparsa in tutti i film su San Francesco, tranne che nel bellis- simo Francesco di Liliana Cavani con Mickey Rourke ed Helena Bonham Carter, ma gli attori erano sempre più vecchi dei loro personaggi. Se dimentichiamo che Chiara aveva 18 anni quando scappò di casa dimentichiamo che il francescanesimo fu una rivoluzione di giovani, alla quale aderirono persone di tutte le età. A Chiara, che allora era poco più di una bambina, si unirono anche donne anziane. Quando ho fatto il provino a Margherita ho trovato proprio ciò che cercavo, una bambina e una donna. Lei sa bene ciò che vuole, è molto determinata e possiede qualcosa di veramente carismatico.

Chiara

Nel film emerge l’importanza della condivisione, che durante gli anni della pandemia ci è molto mancata.

Il 7 marzo 2020 ero ad Assisi con i bambini e solo quando sono entrata in una Basilica Superiore vuota ho capito la gravità della situazione. Lì ho comprato un paio di libri su Chiara e tutte le letture sul Medioevo le ho fatte quando eravamo chiusi in casa. Chiara Frugoni, che è stata consulente alla sceneggiatura, ha scritto un libro bellissimo sulle paure medioevali, che sono le stesse di oggi. La forza di Chiara sta nelle donne intorno a sé, la comunità era importante, più compatta di quella costruita da Francesco e senza giochi di potere. Avevo girato Nico, 1988 con un formato quadrato, Miss Marx valorizzava scenografie neogotiche che si sviluppavano in altezza mentre con Chiara ho usato il cinemascope: lei non è mai sola se non in rari momenti in cui la vediamo piccolissima nella natura. Rispetto, ma non comprendo la fede, perché non ce l’ho, mentre capisco la forza della comunità, emersa anche durante il Covid. Quella insieme agli altri è l’unica vita che vale la pena vivere.

Chiara è anche una storia di emancipazione femminile, che oggi trova spazio nelle strade iraniane…

La Frugoni sottolinea come le donne medioevali che sceglievano di andare in convento avevano la possibilità di riappropriarsi della propria vita studiando, mentre fuori passavano dalla proprietà del padre a quella del marito. La scelta monacale ricorda Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf. A Chiara le donne si univano per la libertà di poter essere chi volevano. Quello che sta accadendo in Iran oggi è una cosa terribile, ma il coraggio di chi lotta per la libertà laggiù deve essere di insegnamento per tutti. Per il film avevo pensato molto al velo, Chiara se lo toglie più volte, così come le altre donne. E si taglia i capelli. Ci sono diversi simboli di libertà nel film.

Margherita Mazzucco, Chiara

Hai avuto altri riferimenti cinematografici?

Il genere cinematografico che più amo è il musical, i miei film preferiti sono Hair e Jesus Christ Super Star, rivisti fino alla nausea. Il messaggio dei francescani, come quello dei figli dei fiori, era gioioso e radicale, la musica e la danza erano molto importanti. Esiste anche una bellissima miniatura di Francesco che suona e Chiara che balla. La musica medioevale sembra grunge, ha una grande modernità nelle sonorità e io volevo restituire tutto lo spirito del tempo attraverso quelle partiture.