The Gray Man, Anthony Russo tra GrayVerse e possibili sequel

Anthony Russo racconta a Ciak il nuovo film diretto insieme al fratello, dove Ryan Gosling è inseguito da un Chris Evans psicopatico. E potrebbe nascere un franchise.

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The Gray Man - Chris Evans, Anthony Russo e Joe Russo sul set. Credits: Paul Abell/Netflix © 2022

«Uno dei motivi per cui ci siamo avvicinati a The Gray Man è che avevamo un ensemble così ampio, con grandi attori e grandi personaggi. La ragione della nostra scelta è che stiamo cercando modi diversi di sviluppare la narrazione seguendo altre vie, usando molti di quei personaggi e quegli attori. Stiamo già pensando a dove questa storia potrebbe portarci in seguito».

Non ha reticenze Anthony Russo, metà della coppia registica miliardaria formata col fratello Joe (è loro il dittico finale da record degli Avengers) nel raccontare a Ciak, che lo ha incontrato in esclusiva, come The Gray Man, kolossal da 200 milioni di dollari di budget, in cinema selezionati dal 13 luglio e su Netflix dal 22 luglio, potrebbe essere solo il primo capitolo di un nuovo franchise, l’avvio un ipotetico “GrayVerse”

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Ispirato al romanzo omonimo di Mark Greaney (Jove Books, 2009), il film narra le esplosive vicissitudini dell’agente della CIA Court Gentry (Ryan Gosling), alias Sierra Six. Liberato da un penitenziario federale, Gentry è stato reclutato da Donald Fitzroy (Billy Bob Thornton) diventando un letale killer per l’Agenzia. Ora la situazione è cambiata e lui è braccato in tutto il mondo dallo psicopatico Lloyd Hansen (Chris Evans), ex componente della CIA. L’agente Dani Miranda (Ana de Armas) è l’unica che può aiutare Six, ma la missione sembra comunque impossibile. Sceneggiato da Joe Russo, Christopher Markus e Stephen McFeely il film, diretto da Anthony e Joe Russo, vanta nel cast anche Regé-Jean Page, Jessica Henwick, Dhanush, Wagner Moura e Alfre Woodard.

Il fatto che Mark Greaney abbia scritto una dozzina di romanzi della serie The Gray Man apre ai fratelli Russo praterie infinite di potenziali sequel.

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Mi scusi, molti personaggi però non sopravvivono. Nel sequel rinnoverete il cast?

Ci saranno delle new entry, ma non è necessario che il prossimo film sia ambientato successivamente a questo (N.d’A.: su Zoom il regista mostra un sorriso sardonico), nulla ci vieta di andare indietro nel tempo!

Dopo due film di Captain America e due degli Avengers, dove avete immesso il tema della morte tra i supereroi, avete scritto la graphic novel e la sceneggiatura di Tyler Rake, dove Chris Hemsworth è un mercenario, poi in Cherry – Innocenza perduta avete trasformato Tom Holland in un reduce con stress postraumatico, ora Chris Evans è un assassino psicopatico. Cos’è, una vendetta contro gli Avengers?

Questa è una buona domanda e un’osservazione corretta. Il fatto è che sia a me, sia a Joe, piace che nella narrazione ci sia una componente di sfida. Se non si sente il pericolo, se non c’è un senso di perdita, non puoi davvero toccare veramente a fondo le emozioni. Noi vogliamo offrire allo spettatore un’esperienza complessa che deve essere sì divertente, eccitante ed elettrizzante, ma che piaccia anche perché non banale. I fatti che hai citato sono il nostro modo per cercare di rendere le cose meno facili.

The Gray Man – Chris Evans è Lloyd Hansen. Cr. Paul Abell/Netflix © 2022

Lei e Joe siete fratelli e dirigete i film a quattro mani. Non è un caso unico, ma voi come siete organizzati?

Dato che ogni regista in solitaria lavora in modo leggermente diverso da ogni altro, credo che anche ogni squadra lavori in modo diverso. Per me e mio fratello il processo è molto fluido e c’è solo molta comunicazione. Non dividiamo le cose, ma ci rimaniamo dentro, con un dialogo quasi ininterrotto tra noi su ciò che stiamo cercando di fare: quali idee ci sorprendono, cosa ci eccita e come possiamo sfidare le idee l’uno dell’altro, giocandoci e rimpallandocele avanti e indietro, persino fino a stravolgerle, pur di trovare modi diversi di esplorarle. Questo è il nostro processo pre-creativo, poi iniziamo a incorporare i nostri altri collaboratori: il direttore della fotografia, i designer, gli attori, i compositori, per portarli tutti al centro del nostro processo.

The Gray Man al cinema è visivamente grandioso, che effetto vi fa pensare che sarà per lo più visto su piattaforma?

Come hai notato, anche se The Gray Man è un film Netflix lo abbiamo progettato e girato perché sia vissuto al cinema. Ovviamente per lo streaming casalingo la visione sarà più compressa: anche se l’immagine è la stessa sarà vista su uno schermo più piccolo e noi abbiamo curato un diverso missaggio sonoro, perché quello che senti in una sala con 40 altoparlanti non è lo stesso rispetto al suono di un impianto casalingo. Noi amiamo il montaggio cinematografico al massimo livello e speriamo che, man mano che le cose si evolvono, gli streamer si sposteranno tra i cinema e la visione domestica in modo più fluido: è a questo che stiamo lavorando. La cosa cui io e Joe teniamo è che ora si possano vedere le storie: questo deriva dal nostro lavoro con la Marvel, da tutto il lavoro che abbia- mo fatto con Chris Marcus e Stephen McFeely, nostri partner di sceneggiatura alla Marvel e ora nostri partner in AGBO, la società di produzione dove pensiamo solo a raccontare universi di storie ed esplorare ogni possibilità narrativa, che questa sia un’altra serie di film, o altre forme di media. In fin dei conti io e mio fratello siamo cresciuti come fan del cinema e lo siamo ancora.

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The Gray Man (2022). Ryan Gosling as Six. Cr. Paul Abell/Netflix © 2022

Questo come ha influenzato la vostra creatività?

Quando sei un cinefilo guardi quello che ami e trascorri molto tempo vivendoci dentro, per esplorarlo e farlo tuo, poi inizi a pensare alle altre esperienze che puoi avere in quel mondo immaginario. Come registi noi vogliamo prendere il materiale che amiamo per capire come esplorarlo in molti modi diversi in un film di due ore. Gli streamer ci hanno dato questa possibilità perché, essendo un formato più recente, sono più disposti a rischiare con forme e strutture non convenzionali di narrazione.

E cosa state progettando ora?

Dirigeremo The Electric State, un film basato sulla graphic novel di un artista scandinavo di nome Simon Stålenhag. È una storia dove si re-immaginano gli anni ’90 come se fosse scoppiata una guerra. Al centro della vicenda c’è una ragazza che cerca il fratello disperso: è una bella storia in un mondo fantascientifico con molto spazio per la fantasia.