Fedeltà, Michele Riondino e Lucrezia Guidone tra gelosia e ossessione

Andrea Molaioli e Stefano Cipani dirigono la limited series italiana di Netflix, in uscita il 14 febbraio

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Un matrimonio in apparenza felice: professore lui, agente immobiliare lei, il sogno di una nuova casa, dei figli, di una famiglia, fino a quando a minare la felicità arriva non il tradimento, ma il dubbio del tradimento. Gelosia, ossessione, insicurezza sono la base su cui poggia Fedeltà, la serie disponibile su Netflix dal 14 febbraio, tratta dall’omonimo libro di Marco Missiroli, finalista al 73° Premio Strega, scritta da Alessandro Fabbri, Elisa Amoruso e Laura Colella, con la regia di Andrea Molaioli e Stefano Cipani.

«Lo definirei un thriller dei sentimenti – ammette Molaioli – Lungo il corso delle puntate lo spettatore si troverà a domandarsi se quel personaggio ce la farà, se è stato quello o l’altro a compiere una determinata azione, non è certamente un crime, ma il mood in cui i personaggi si muovono è lo stesso». Carlo, professore part-time di scrittura creativa (Michele Riondino) e Margherita (Lucrezia Guidone), architetto divenuto agente immobiliare, sono innamorati, ma capita che i loro desideri si allarghino oltre la coppia: Carlo brama la quieta bellezza di una delle sue studentesse, Margherita fantastica sul suo fisioterapista Andrea. Il sogno di un nuovo appartamento nel cuore di Milano potrebbe essere proprio ciò di cui i due hanno bisogno per rafforzare la loro relazione che diventa simbolo ed espressione della fedeltà, non solo di coppia, ma anche verso sé stessi.

Michele Riondino e Lucrezia Guidone in una scena di “Fedeltà”

«Margherita è alle prese con diversi ruoli – racconta Lucrezia Guidonequello di moglie, di figlia, di agente immobiliare. E per essere tutto ha rinunciato a un pezzettino di sé. Si è allontanata dai propri desideri e vedremo nel corso della serie che il concetto di fedeltà non si riferisce solo all’idea di coppia, inteso come tradimento, ma agli stessi desideri che ci riguardano». Negli episodi che ha diretto, Molaioli ha gestito la materia prima dei sentimenti dei suoi personaggi con estrema cautela: «Da subito ho cercato di trovare la strada per far sì che i passaggi emotivi di questa coppia potessero richiamare i sentimenti e le preoccupazioni che hanno a che fare con tutti noi. Volevo fare in modo che la storia fosse eccezionale e normale allo stesso tempo, un mondo in cui tutti da qualche parte potessero trovare elementi di riconoscibilità al di là delle differenze del contesto o dei fatti».

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Lontani dai tradizionali cliché del tradimento, che vogliono la donna pronta al grande passo solo di fronte a un coinvolgimento emotivo, Carlo e Margherita affrontano i loro demoni sentimentali superando stereotipi consolidati. «In Fedeltà – aggiunge la Guidone – il tradimento al femminile è raccontato in modo molto unico. Si dice che l’uomo tradisca con il corpo e la donna con la mente, qui invece abbiamo qualcosa di diverso, finalmente un sacco di donne potranno riconoscersi e mi auguro anche tanti uomini». Resta un dubbio: meglio sedersi sul divano e guardare la serie in coppia o da soli? «Certamente la visione in coppia – ammette Molaioli – può generare considerazioni anche complesse. Alcune situazioni possono portare a una forma di sincerità che poi rappresenta il primo obiettivo dello stare insieme, ma è molto difficile da raggiungere, per vari motivi, magari per pigrizia o per timore. D’altro canto la visione da soli può far scattare una sorta di autocoscienza. Resta inteso che anche chi è single può vederlo, perché determinate considerazioni potranno tornare utili in seguito».

«A me piace la visione solitaria delle serie – conclude Lucrezia Guidone – Però potrebbe esser divertente vederlo insieme per capire le reazioni dell’altro. Viviamo il tempo del poliamore senza alcuna inibizione, della sperimentazione senza restrizioni, in cui è difficile concepire un rapporto capace di durare nel tempo senza essere per forza ammazzato nella spinta del desiderio: la fedeltà è un argomento che può avere spazio non solo tra le coppie, ma anche tra amici, genitori e figli».