Giorni felici, la storia d’amore e di fine vita con Anna Galiena e Franco Nero

Intervista al regista Simone Petralia che ha presentato al Festival del Cinema Europeo di Lecce la sua opera seconda

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giorni felici

«Chi è amato non morirà mai», nell’incipit di Giorni felici, secondo lungometraggio del regista Simone Petralia (Cenere), si trova il senso dell’esistenza e la speranza una volta andati via per sempre di continuare a vivere nel cuore dei nostri cari. Presentato in anteprima come Evento Speciale alla 24esima edizione del Festival del Cinema Europeo di Lecce, e in sala dall’11 dicembre distribuito da Europictures, il film di Petralia vede protagonisti Anna Galiena e Franco Nero nei panni rispettivamente di Margherita, attrice di fama internazionale, con una carriera ricca di successi e riconoscimenti alle spalle, e di Antonio, regista insoddisfatto e ombroso.

I due si sono tanto amati e hanno avuto un figlio, Enea (Marco Rossetti), ma non hanno mai vissuto appieno la loro storia. Quando Margherita viene colpita da problemi fisici e gli esami rivelano una grave forma di sclerosi, la SLA, Antonio torna da lei per assisterla riaccendendo quella fiamma che non si era mai spenta: «Il film nasce dall’esigenza di raccontare una storia che arrivasse al cuore», ci ha spiegato il regista e sceneggiatore, «per me il cinema deve essere questo. Volevo raccontare il momento in cui la vita sta per finire ed emergono rimpianti, rimorsi, gli errori fatti. Margherita e Antonio hanno sprecato la vita a non amarti, hanno fatto finta per tanto tempo di odiarsi ma quando si rincontrano riemergono i giorni felici».

Momenti resi con intensità dall’interpretazione di Franco Nero e Anna Galiena. «Sono due grandi professionisti e durante le riprese ho scoperto anche il loro lato umano», ha dichiarato Petralia, «mentre scrivevo il film sapevo di volere Franco, lui dopo aver letto la sceneggiatura ha accettato subito il ruolo di Antonio. Non è un uomo di molte parole, si esprime con lo sguardo, io capisco cosa pensa guardandolo negli occhi, è molto autocritico, a volte non si piaceva e voleva rifare la scena. Anna mi ha dato grandi soddisfazioni e ha interpretato magistralmente il ruolo di Margherita, per lei è stato molto difficile uscire dal personaggio finite le riprese, ha sofferto tantissimo».

Un film che non celebra solo un grande amore ma che tratta temi come la SLA e l’eutanasia, illegale in Italia, con delicatezza: «La SLA è una malattia che blocca completamente il corpo mentre la mente rimane attiva, è una prigione», ha continuato il regista, «cosa ci può essere di più crudele che restare incastrati nel proprio corpo mantenendo la lucidità mentale? Margherita per questo motivo chiede la “dolce morte” all’amore della sua vita mentre guardano i filmini di quando erano giovani, è come se Antonio scrivesse il suo finale. Sono molto vicino a Mina Welby e Marco Cappato sul tema dell’eutanasia, secondo me dovrebbe essere una scelta personale, se ci sono i requisiti giusti perché una persona possa usufruirne perché non concederla?»