Helen Mirren, polemiche in UK: l’attrice non è adatta al ruolo di Golda Meir

Secondo l'attrice Maureen Lipman il personaggio di Golda Meir meritava di essere interpretato da una donna di origini ebraiche

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Helen Mirren in "Golda"

Nel prossimo film biografico Golda diretto dal regista premio Oscar Guy Nattiv (Skin, 2018), Helen Mirren interpreta l’ex primo ministro israeliano Golda Meir durante la guerra dello Yom Kippur del 1973, quando Israele fu invasa da una coalizione di stati arabi nel giorno più sacro del calendario ebraico.

Sebbene Mirren non sia ebrea, il regista è ebreo e israeliano, e il film Golda è scritto dallo sceneggiatore britannico Nicholas Martin (Florence, 2016) che in precedenza ha lavorato con l’organizzazione UK Jewish Film.

Ma nel Regno Unito, dove la produzione di Golda si è conclusa il mese scorso, la scelta di Mirren nei panni di una delle donne ebree più eroiche della storia ha suscitato una certa inquietudine. L’attrice Maureen Lipman (Il pianista, 2002) ha portato alla ribalta la discussione su ciò che è stato definito “jewface”, ossia rispondente alla cultura giudaica, quando ha detto a un giornale di “non essere d’accordo” con il casting di Mirren “perché l’ebraicità del personaggio è fondamentale. Sono sicura che sarà meravigliosa, ma non sarebbe mai stato permesso a Ben Kingsley di interpretare Nelson Mandela”.

Alla richiesta di Variety di fornire ulteriori spiegazioni in merito, Lipman ha risposto via mail: “Helen sarà fantastica. Brava attrice, sexy e intelligente. Sembra nella parte. La mia opinione, ed è quella che è, una semplice opinione, è che se la razza, il credo o il genere del personaggio guidano o definiscono la rappresentazione, allora l’etnia corretta dovrebbe essere una priorità. Il che non vuol dire che Pericle, principe di Tiro dovrebbe essere interpretato da un attore di Tiro. È complicato.”

Lipman non è stata la prima a sollevare la questione del “jewface”. Oltre a Mirren nel ruolo di Meir, solo negli ultimi cinque anni sono diversi gli attori e le attrici scelti per ruoli di personaggi di origini ebraiche non appartenenti a questa etnia: Gary Oldman per il ruolo di Herman J. Mankiewicz, Oscar Isaac nel recente remake della HBO di Scene da un matrimonio, Rachel Brosnahan nei panni della signora Maisel, Rachel McAdams in Disobedience (2017), Tom Hardy nella serie Peaky Blinders, Rachel Sennott in Shiva Baby (2020) ed Eddie Marsan ed Emily Watson nei panni dei genitori di Brian Epstein, l’imprenditore dei Beatles, nel film biografico in uscita Midas Man.

Jonathan Shalit, presidente di InterTalent Rights Group, dice a Variety via mail: “Giustamente c’è trambusto quando i bianchi interpretano personaggi neri in un film. Maureen Lipman ha perfettamente ragione nel dire che un’attrice ebrea avrebbe dovuto interpretare il ruolo del leggendario primo ministro israeliano Golda Meir. È profondamente offensivo e ipocrita da parte di così tanti suggerire il contrario”.

Tuttavia, non tutti sono offesi da questa scelta. Hagai Levi, il creatore israeliano di The Affair, ha recentemente scritto e diretto l’adattamento della HBO di Scene da un matrimonio, in cui Oscar Isaac interpreta Jonathan, un personaggio ebreo liberamente ispirato allo stesso Levi, al fianco di Jessica Chastain. Levi dice a Variety: “Non prenderei mai in considerazione la questione [se un attore sia ebreo o meno] quando faccio il casting. Non ho avuto alcun dubbio quando ho scelto Oscar. Avevo in mente altre opzioni e nessuno di loro era ebreo […] Se mi fossi limitato a scegliere solo attori ebrei, dove sarei finito?”

Nathan Abrams, professore di cinematografia all’Università di Bangor in Galles e autore di “Hidden in Plain Sight: Jewish and Jewishness in British Film, Television and Popular Culture”, contesta l’affermazione che solo gli ebrei dovrebbero interpretare personaggi ebrei. “Come definiamo cosa è ebraico per il gusto di interpretare un ruolo?” si chiede Abrams, sottolineando che uno dei problemi nel selezionare “autenticamente” gli ebrei è che l’ebraicità arriva attraverso una serie di percorsi: religione, cultura ed etnia.

“Stiamo parlando di mancanza di protesta – spiega Lipman nella sua mail -. In un certo senso, è una piccola protesta perché ogni altra discussione su credo, razza o genere riguardo al casting [causa] tsunami. Si pensi a Eddie Redmayne, Scarlett Johansson, Jake Gyllenhaal, Johnny Depp, Rooney Mara e, in modo ridicolo, Javier Bardem in Meet the Riccardos” (Bardem, che è spagnolo, interpreta il cubano-americano Desi Arnaz nel film). A cui si aggiunge la questione di Gal Gadot, nata in Medio Oriente, che interpreta Cleopatra.

Alla base della disparità c’è l’idea secondo cui gli ebrei non meritino la stessa compassione delle altre minoranze perché sono sovrarappresentati nell’intrattenimento, ma al tempo stesso viene da più parti rilevato che gli stessi attori ebrei, come quelli di altre minoranze etniche, sono sottorappresentati dove conta: sullo schermo.

Il professore di cinema Abrams afferma che “sembra esserci una chiara discriminazione nello scegliere gli ebrei nei ruoli principali”, indipendentemente da quale sia quel ruolo, citando “pregiudizi inconsci” come probabile causa.