Il ritorno di Casanova, Marco Bonadei: «la cosa più bella è il modo in cui Salvatores costruisce film»

Interprete degli ultimi due film di Gabriele Salvatores, Marco Bonadei racconta il lavoro con il regista al fianco di Toni Servillo

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Marco Bonadei, Il ritorno di Casanova

Ne Il ritorno di Casanova, il nuovo film al cinema di Gabriele Salvatores, Toni Servillo interpreta Leo Bernardi, un affermato e acclamato regista alla fine della sua carriera, messo in crisi anche dall’avanzare della fama di un suo giovane collega, Lorenzo Marino, interpretato da Marco Bonadei (Diabolik – Ginko all’attacco!, 2022, e Comedians, 2021).

Il film, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Arthur Schnitzler, coglie il protagonista nel momento in cui comincia a percepire il declino della sua carriera e della sua stessa vita, così come l’aveva concepita fino a quel momento. In un singolare gioco di specchi tra realtà, finzione e sogno, la storia di Bernardi si intreccia con quella dell’altro protagonista, Casanova, interpretato da Fabrizio Bentivoglio, anch’egli in lotta contro la sua giovinezza e ciò che è stato. Il personaggio di Bonadei incarna, rispetto a quello di Servillo, passato e futuro del regista, inquietudini e speranze forse propri anche del cinema stesso: un passaggio obbligato di cui l’attore parla a CIAK.

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Come è stato interpretare il ruolo di un giovane regista esordiente in contrapposizione al personaggio del grande maestro di cinema impersonato da Toni Servillo?

Lavoro come attore ormai da tanti anni e nella realtà sono anche un novello regista di teatro. Ho appena debuttato con un mio spettacolo, il secondo che mi vede alla regia, e questo mi ha portato a riflettere in maniera speculare su quello che è la storia nel film. Ho acquisito così una nuova visione delle cose in relazione a chi la sua storia l’ha già fatta, l’ha già vissuta.

Quando studiavo la sceneggiatura ero convinto che Lorenzo Marino fosse l’antagonista, in un primo momento mi ero figurato il personaggio come un giovane uomo arrogante, un ragazzo spocchioso che per un po’ di successo ottenuto in breve tempo si credesse già arrivato. Approfondendo in seguito il lavoro con Gabriele Salvatores, mi sono reso conto che si tratta esclusivamente di una proiezione mentale del protagonista Leo Bernardi a trasformarlo in antagonista.

Il mio personaggio è realmente affascinato dal lavoro del grande maestro Leo Bernardi, il fatto che lui venga apprezzato dalla critica e dal pubblico non muove in lui un desiderio di umiliazione nei confronti del vecchio regista; c’è una vera fascinazione per la storia del cinema che il personaggio, interpretato da Toni Servillo, ha fatto, un reale amore per il suo lavoro. Quando il mio personaggio dice ‘ho visto tutti i suoi film’ in realtà è un qualcosa che ho vissuto in prima persona. Io stesso l’ho detto a Gabriele Salvatores, uno dei primi giorni di lavoro insieme. Per fortuna la risposta non è stata ‘e si vede che li hai visti male’.

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Questa scena del film, in cui Lorenzo Marino incrocia Leo Bernardi davanti all’ascensore, rappresenta un momento molto critico per il personaggio del regista, può parlarcene?

Marco Bonadei e Toni Servillo, Il ritorno di Casanova

Trovandomi di fronte a Toni Servillo sul set di Casanova ho cercato di lavorare sul presente reale, sul correlativo che c’è, tra il rapporto del giovane regista Lorenzo Marino di fronte al maestro Leo Bernardi, così come c’è  tra Marco Bonadei di fronte a Toni Servillo. La grande ammirazione che provo per il lavoro di Toni, le decine e decine di film di cui è protagonista e dei quali mi sono nutrito nel tempo, hanno fatto da motore a quella che poi è stato la mia interpretazione. Ho sempre desiderato incontrare Servillo e l’occasione che mi è stata data di lavorarci insieme ha generato in me un’emozione e una trepidazione di cui ho fatto tesoro, ho cercato di portare un po’ di verità e di realtà in quell’incontro.

È vero anche che Lorenzo Marino ammira quello che considera il grande maestro, ma al tempo stesso, come è giusto che sia, pensa che i padri vadano uccisi per diventare adulti, responsabilizzarsi e portare avanti una nuova visione radicata nel presente”.

Non è il primo film che lei interpreta sotto la direzione di Salvatores, com’è il lavoro con lui?

Ricevere un giorno la chiamata di Gabriele Salvatores seguita dalla proposta di lavorare in un suo film è un’emozione indescrivibile, succedeva nell’estate 2020 quando sono stato coinvolto nel suo progetto Comedians, un viaggio lungo un mese e mezzo di cui porterò sempre un ricordo indelebile . Una grande scuola ma non solo, un grande incontro con il maestro, con tutta la troupe fedelissima al lavoro di Gabriele e con dei compagni di viaggio meravigliosi, una vera squadra.

E poi dopo, la nuova esperienza sul set de Il ritorno di Casanova, dove ho avuto la fortuna di rincontrare non solo Salvatores e diversi attori con i quali avevo già condiviso l’esperienza del film precedente, ma per la prima volta trovarmi faccia a faccia con dei mostri sacri del cinema italiano. Gabriele mi ha fatto scoprire un modo di lavorare corale, la sua è come una famiglia, fatta di collaboratori stabili che mettono a servizio del lavoro tutte le loro energie, ma la cosa più bella è il modo in cui Gabriele costruisce con te il lavoro davanti alla camera. Ti richiede una piena libertà, proposte continue, anche se al tempo stesso è perfettamente chiaro davanti ai suoi occhi cosa vorrà vedere, cosa sarà alla fine il suo film.

C’è una visione chiara del proprio lavoro che permette di aprirsi a una piena libertà, sembra un ossimoro, ma è così. Credo che solo con pochi artisti, sia possibile che l’interprete si senta libero di esprimersi e al tempo stesso portato per mano al risultato finale. Un giorno Gabriele mi ha detto queste parole: ‘tu sei come un funambolo e il mio compito è quello di tenerti in equilibrio sul filo, ma i passi devi farli tu’, penso che questa frase racchiuda in sé il modo di lavorare con l’attore che Salvatores ha”.