Estranei, conversazione con Andrew Haigh

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LONDON, ENGLAND - OCTOBER 08: Director Andrew Haigh attends the "All Of Us Strangers" Headline Gala premiere during the 67th BFI London Film Festival at The Royal Festival Hall on October 08, 2023 in London, England. (Photo by John Phillips/Getty Images for BFI)

Andrew Haig è un autore che sa come scavare nei sentimenti dei suoi personaggi, del suo pubblico e anche di sé stesso. Lo ha dimostrato più volte nel corso della sua carriera, basti pensare a due opere magnifiche come 45 anni e Weekend. Questa volta Haigh, 50 anni, nato ad Harrogate nello Yorkshire, ma cresciuto nel sobborgo londinese di Croydon, ha adattato il romanzo Estranei dello scrittore giapponese Taichi Yamada (in libreria lo trovate in una fresca ristampa delle Edizioni Nord).

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Adam è uno sceneggiatore in crisi che sta facendo i conti con il passato. Vive in un elegante e moderno condominio da cui vede lo skyline di Londra. Una sera bussa alla sua porta Harry, un vicino di casa. Inizialmente lo allontana, ma il giorno dopo va a chiedergli scusa e qualcosa nasce tra loro. Nel frattempo, Adam ha iniziato a prendere il treno per andare nei luoghi della sua infanzia, dove incontra dopo molto tempo i suoi genitori.

Estranei ha avuto la sua anteprima europea al BFI London Film Festival 2023, dove abbiamo incontrato il regista Andrew Haigh per una conversazione esclusiva con Ciak. Nelle sale italiane è arrivato il 29 febbraio distribuito da Walt Disney Pictures.

Estranei è un film commovente e con uno spesso strato intellettuale. Lei che parte preferisce?

Entrambe, penso siano collegate. Quando faccio un film e lo guardo la prima o le prime due volte, so cosa mi colpisce emotivamente. Ma quando lo dai al pubblico loro devono decidere a cosa reagire e a cosa non. È interessante notare come persone diverse prendano a cuore cose diverse e alcune si emozionino per certi aspetti, altre trovino divertenti alcune cose e altre no, è interessante pensare che questo dica molto su loro stessi.

Quello che accade non viene spiegato, trovo sia molto importante. Perché ha scelto questa soluzione?

La sceneggiatura mi ha preso molto tempo. C’erano momenti in cui pensavo “devo spiegare le cose?”, ma quando lo facevo cadeva nei tropi delle storie di fantasmi tradizionali che non hanno mai un senso. Quindi ho pensato che dovevo trovare l’equilibrio tra il non comprendere appieno senza esserne infastidito e le emozioni. Se si pensa che ciò che accade sia tutto nella sua testa, bene. Se si pensa che sia tutto reale, bene. Ma il viaggio emotivo è ciò che trascina.

Estranei parla di elaborazione del lutto, seconde possibilità, ma forse la cosa più importante è la riflessione su ciò che si è perso, quel piccolo momento che, forse dopo anni, capisci avere cambiato la tua vita per sempre.

Sono d’accordo. Sono ossessionato dall’idea che si passa tutta la vita a perdere cose. Esistono per un momento, poi svaniscono. Le relazioni sono importanti, poi crollano. Perdi le persone, letteralmente, quando muoiono. Si perdono le amicizie, si cambia e mi sembra che invecchiando ci si renda conto che molte cose sarebbero potute finire diversamente, ma purtroppo non ci sono più. l sentimenti però restano.

Estranei trailer andrew haigh

Penso stessi cercando di parlare di queste cose che nel tempo non funzionano in modo lineare, ma sono legate a ciò che sei come persona o che puoi improvvisamente diventare, proprio come succede quando sei ragazzo. O puoi pensare a una persona che hai perso da molto tempo, ma l’amore che provi è rimasto forte. Penso che il tempo si rompa quando si inizia a pensare al passato.

Quindi ho cercato un limbo in cui non sappiamo se siamo nel passato, nel presente o in un ricordo. Si passa la vita senza capire bene cosa stia succedendo nel presente e solo quando succede, o si perde qualcosa, si calibra il significato di una relazione.

Relazione è la parola chiave di tutti i suoi film.

Penso sia una cosa che sperimentiamo tutti. Tutti abbiamo delle relazioni, a meno che tu non sia un eremita che vive su una montagna, e anche in quel caso hai una relazione con te stesso. Si ha costantemente una relazione con qualcuno, con un tentativo di comprensione reciproca. La vita è dura, per molte persone è una lotta, alle relazioni ci si aggrappa perché fanno sentire al sicuro, confortato, ma possono rafforzarsi come andare in pezzi. E mi interessano le conseguenze.

Adam è uno sceneggiatore: quanto di Andrew Haigh in Estranei? Alla fine tutto potrebbe essere la pagina bianca dell’inizio che a un certo punto ha deciso di riempire.

C’è molto di me, assolutamente. Quando si scrive una sceneggiatura si crea un mondo nei minimi dettagli, si dà vita alle cose, si trasformano in realtà, si può vedere quello che si sta facendo. C’è molto di me in Estranei, ho l’età del protagonista e sono gay, la casa in cui abbiamo girato era la casa della mia famiglia, dove ho vissuto fino all’età di 8 anni. Volevo scavare nel mio passato mentre lo scrivevo.

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Paul Mescal e Andrew Scott,Estranei (All Of Us Strangers)

Non è completamente autobiografico, i miei genitori sono ancora vivi, ma sentivo che c’era bisogno di una parte di me nel film. Mio padre non sta bene, lo perderò presto, non possiamo sfuggire a queste cose, quindi è diventato per me un esercizio catartico per mettere a tacere alcune cose e per affrontarne altre.

Dico sempre ai registi che con un grande cast il 50% del lavoro è fatto. Qui ci sono quattro attori straordinari, Paul Mescal, Jamie Bell e Claire Foy che personalmente ho trovato eccezionali, ma vorrei iniziare da Andrew Scott: penso sia la prima volta che ha un ruolo da protagonista. Com’è stato lavorare con lui?

Andrew mi piace da molto tempo, credo non abbia mai avuto un ruolo principale perché viene considerato un caratterista, ma in realtà può fare qualunque cosa. Quando l’ho incontrato aveva già capito il progetto. Ha la stessa età del suo personaggio, ha avuto esperienze simili, quando hai un attore che capisce quello che vuoi e che sa recitare, è un gioco da ragazzi. Tutte le interpretazioni sono incredibili, ma hai ragione su Jamie e Claire, i loro ruoli sono particolarmente difficili, essere genitori di un uomo adulto della tua sua stessa età ed essere credibili già non è facile, infondere quella possente carica emotiva è pazzesco.

Gli spazi e le distanze sono importanti. Il condominio dove vivono Adam e Harry, l’appartamento di Adam, Londra all’orizzonte, come se ancora non fosse la sua città dopo tanto tempo che si è trasferito.

Londra è un posto unico. La casa dove abbiamo girato, la mia casa, è a Croydon, 20 minuti di treno dal centro di Londra, eppure sembra un altro mondo rimasto nel passato. Adam invece vive a Stratford, nord-est, una zona residenziale moderna. Mi piaceva l’idea di questo contrasto. Londra poi è una città che più di qualunque altra metropoli è il posto dove vuoi stare, perché è qui che succede tutto. È incredibilmente eccitante, ma è anche dura, alienante, può sentirti veramente molto solo.

Parliamo di musica. Abbiamo più o meno la stessa età, la colonna sonora di Estranei è composta da pezzi che ascoltavo negli anni Ottanta, dai Frankie Goes to Hollywood ai Pet Shop Boys. E il finale del film è un omaggio al videoclip di The Power of Love.

Tu sei due anni più vecchio, ho controllato! Queste erano le canzoni giuste, quelle di quando Adam era ragazzo e che per me furono importanti. Quando uscì il primo album dei Frankie, Welcome to the Pleasure Dome, lo comprai subito, avevo undici anni, ho ascoltato The Power of Love ancora e ancora e ancora nella mia stanza e non riuscivo a capire perché mi piacesse così tanto. Per questo l’ho voluta nel film. La musica pop ha la capacità di parlare alle emozioni che non possiamo capire o esprimere quando siamo giovani. Poi noi inglesi siamo piuttosto repressi e non molto bravi a capirle le emozioni. Il Brit Pop anni ’80 ha permesso a molti ragazzi dell’epoca di avere consapevolezza di sé.