Estranei, intervista a Paul Mescal

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Paul Mescal in ALL OF US STRANGERS. Photo by Chris Harris. Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 Searchlight Pictures All Rights Reserved.

Uno sceneggiatore con il blocco dello scrittore deve fare i conti con i fantasmi del suo passato, mentre intreccia una relazione con un vicino di casa che allevia la sua solitudine. Estranei è tratto dal romanzo di Taichi Yamada Strangers (1987), adattato per lo schermo da Andrew Haigh, regista di 45 anni e Weekend, che ha avuto la possibilità di lavorare con un cast in stato di grazia, composto da Andrew Scott, protagonista del film affiancato da Paul Mescal, Jamie Bell e Claire Foy. Il film è nelle sale dal 29 febbraio distribuito dalla Walt Disney. Paul Mescal in Estranei rappresenta l’elemento d’equilibrio del film, lo abbiamo raggiunto mentre era a Malta sul set di Gladiator II per parlare di questo melò d’altri tempi.

Estranei è un film affascinante. Immagino sia stato un privilegio lavorare con Andrew Haigh e con il cast con cui condivide lo schermo.

Assolutamente sì. Sembra una battuta, ma è stato un sogno diventato realtà. Amo il lavoro di Andrew Haigh da molto tempo, e Andrew Scott è una persona con cui non avrei mai pensato di avere l’opportunità di lavorare. Quindi hai colto nel segno. È un film di cui sono orgoglioso e con artisti che ammiro molto.

E di cui non si deve rivelare nulla, anche del suo personaggio, che è molto importante nell’economia della storia e soprattutto per quello di Andrew Scott. Quanto avete lavorato insieme su questa relazione?

Lavorare su una relazione è un po’ un controsenso, perché non lo facciamo nella vita, è qualcosa in cui ti fidi, così come del fatto che Andrew stia facendo il suo lavoro e io il mio, e così è stato. E una volta in scena si capisce come funziona e, dopo il primo ciak, si va avanti. E il più delle volte ci è sembrato che il primo tentativo fosse una buona base da modificare e adattare.

Estranei racconta anche la solitudine in una grande città. Il vostri personaggi vivono in un moderno condominio ed entrambi guardate la metropoli da lontano dalle vostre finestre. Com’è stato per il giovane irlandese Paul Mescal l’impatto con Londra?

Quando mi sono trasferito a Londra c’è stato subito il COVID, ero da solo, tutti i miei amici erano tornati in Irlanda, quindi era una situazione molto simile. Penso sia vero per chiunque, non importa quanto sia grande una città o quante persone ci vivano, ciò che definisce la solitudine è la qualità delle persone che hai nella tua vita.

È anche un film sui ricordi, sull’importanza del legame con il proprio passato e la propria famiglia. Una cosa con cui ognuno di noi ha a che fare prima o poi.

Non siamo entrati nello specifico su questo punto durante la lavorazione, come attore devi solo aprirti e condividerlo con gli altri. Non ci siamo seduti a parlare di quanto ci siamo sentiti soli o di quanto sia stata dura la vita, il nostro compito è cercare di far provare al pubblico questa sensazione, piuttosto che stare seduti a parlarne durante il periodo di preparazione.

Andrew Haigh ha un modo molto particolare di scrivere e girare i suoi film. Quanto ha imparato Paul Mescal attore da questa esperienza? Tutti quelli che hanno lavorato con lui in qualche modo ne sono usciti cambiati.

Mi includo sicuramente in questo gruppo, penso che lavorare su una sua sceneggiatura sia un immenso privilegio. Fa tutto il lavoro per te, mette a punto tutti i tasselli per permetterti, come attore, di fare qualcosa che è impegnativo e incredibilmente gratificante, e questo prima ancora di incontrare Andrew. Ti dirige dal momento in cui leggi il copione, il che è raro. Pensavo che sarebbe stato rigoroso sul set, ma non è così. È un uomo divertente, coinvolgente e gentile, con una profondità che non finisce mai di sorprendere.