Il mostro dei mari, viaggio ai confini della fantasia

Il premio Oscar Chris Williams porta su Netflix un’avventura animata che riecheggia le atmosfere dei classici del cinema d’avventura e rende omaggio a King Kong

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Il mostro dei mari

Chris Williams è uno dei più importanti registi d’animazione del panorama mondiale. Vincitore del premio Oscar nel 2015 per Big Hero 6, è stato anche co-regista di Oceania, suo ultimo lavoro per la Walt Disney dopo una lunga militanza nella casa dalle grandi orecchie. La sua nuova avventura, in tutti sensi, salpa da Netflix, per cui ha realizzato Il mostro dei mari, film che si ispira ai classici del cinema d’avventura.

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I protagonisti devono vedersela con una gigantesca creatura che affonda navi e mette a repentaglio la vita dei marinai di un reame in perenne lotta con questi animali. Jacob Holland è il più grande cacciatore di mostri degli oceani e a lui è stata affidata la missione di annientare questa minaccia. Sulla sua nave si imbarcherà come clandestina la giovanissima Maisie Brumble, affascinata dalle storie narrate da questi coraggiosi. Ma la sua presenza sul veliero porterà a inaspettati risvolti nella lotta tra l’uomo e la bestia.

Il mostro dei mari è una produzione colossale

Quanto la creatura che ne è protagonista ed sulla piattaforma streaming dall’8 luglio. Abbiamo incontrato in esclusiva Chris Williams che ci ha svelato quanto basta per rendere ancora più intrigante l’attesa.

Il mostro dei mari

Avventure sui mari e mostri marini: quali sono state le tue principali fonti d’ispirazione? Moby Dick senz’altro, ma ci sono altri film o romanzi che le hanno dato degli spunti?

Abbiamo assolutamente guardato il Moby Dick di John Huston almeno un paio di volte, ha uno stile che evoca mito e maestosità, oltre che un perenne senso di pericolo. E poi Lo squalo certamente, abbiamo studiato come le inquadrature amplifichino il senso di vulnerabilità dell’essere soli in mezzo all’oceano.

Un altro punto di riferimento importante è stato Master and Commander di Peter Weir, uno dei miei film preferiti e forse il migliore in assoluto del genere marinaresco. Ma quello più importante nello sviluppo de Il mostro dei mari, è stato King Kong, il Monster Movie per eccellenza, un genere complesso, perché non è facile creare nello spettatore empatia nei confronti della creatura. King Kong è l’esempio perfetto.

Questo tradisce che, come spesso accade, le cose non siano esattamente come sembrano.

Sì, è vero, ma vedrai che ci sono molte sorprese nel corso del film, e dal punto di vista drammaturgico il fatto che ci sia una caccia reciproca crea una spirale che ci permette di parlare di una serie di impulsi che ci spingono al conflitto, ma anche comportamenti che ci redimono e che ci permettono di entrare in contatto con il diverso e l’ignoto. Questo è quello che volevamo infondere nel tessuto narrativo del film.

Dopo molti anni alla Disney hai deciso di prendere una strada diversa, come fece Don Bluth all’inizio degli anni ᾽80 aprendo il suo studio e realizzando un capolavoro come Brisby e il segreto di N.I.M.H. Cosa ti ha spinto a questa scelta?

Credo che la mia situazione sia diversa da quella di Don Bluth. Alla Walt Disney sono stato
meravigliosamente e me sono andato restando in ottimi rapporti. Ho ancora molti dei miei
migliori amici che lavorano lì con cui sono in contatto e sono anche andato a trovarli in quello che una volta era anche il mio ufficio.

Non c’è stato nessun evento negativo che mi ha spinto lontano dalla Disney, ma dopo 25 anni avevo bisogno di qualcosa di nuovo, mettermi in una posizione scomoda per poter alimentare nuovamente la mia creatività. Non sentirsi al sicuro e immergersi in una situazione completamente differente aiuta, quantomeno hai la possibilità di scoprire cosa succederà. Questo è stato il carburante della mia decisione.

Ed è la ragione per cui questo Il mostro dei mari è così complesso dal punto di vista tecnologico.

Esatto, lo è, moltissimo. Un grande veliero con il vento che soffia nelle vele, e questo ha richiesto un software tutto nuovo da sviluppare, e poi le funi, l’equipaggio composto da tanti personaggi, tutto si svolge in mare aperto, e come sai l’acqua è un elemento estremamente complesso nell’animazione, e ci abbiamo voluto mettere tante onde gigantesche.

Insomma, roba incredibilmente complicata, ma se inizi a semplificare, magari a eliminare qualche personaggio o qualche elemento naturale, il pubblico se ne accorgerà, sentirà che sei sceso a compromessi, e non ti seguirà. Quindi abbiamo alzato l’asticella e abbiamo detto “rendiamolo vero”, facciamo che la nostra nave sia un organismo vivo e pulsante, che è esattamente l’emozione che senti quando vedi Master and Commander.

Raggiungere questo livello è molto difficile, ma non ti permette di prendere scorciatoie come un altro metodo di lavoro ti concederebbe. Solo così il pubblico può vivere un’esperienza straordinaria e non troverà niente di implausibile in un mondo inventato. È lo stesso processo che ha portato Lord of the Rings, Games of Thrones, Blade Runner e tanti altri film e serie a essere considerati reali, permettendo delle esperienze immersive.

Il mostro dei mari

Grazie a queste asticelle sempre più alte il cinema d’animazione è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi 25 anni. L’avvento della Pixar e della PDI, poi diventata DreamWorks, in un momento in cui la Disney segnava il passo, ha dato una spinta potentissima al movimento. Sono nate Blue Sky, Sony Animation, Illumination, la concorrenza oggi è enorme. E voi autori avete la responsabilità di fare un film sempre migliore del precedente.

È un momento edificante per lavorare nell’industria dell’animazione. Quando ho cominciato
ad andare a scuola per imparare questo mestiere la gente identificava l’animazione con i cartoni del sabato mattina in televisione, una cosa da bambini. E guarda oggi dove siamo arrivati. E che quell’asticella venga alzata ogni volta è quello che si aspetta il pubblico da noi.

Naturalmente non è facile. Ma per me è eccitante sentirmi sotto pressione, sfidato dal lavoro dei miei colleghi, in un campo che grazie allo sviluppo tecnologico ci permette di fare cose sempre più complesse, sempre migliori e più ambiziose. Se questo è il tipo di cinema che vuoi fare, allora l’animazione è il posto giusto. E te lo dico sinceramente, dopo Il mostro dei mari già non vedo l’ora di iniziare a lavorare su un nuovo progetto.