La Milanesiana 2023, premio a Fatih Akin

La 24° edizione de La Milanesiana omaggia il regista di Amburgo 

0
Da sx verso dx Paolo Mereghetti, Gian Luca Farinelli, Elisabetta Sgarbi, Fatih Akin e Paola Malanga

Giunta alla sua 24° edizione, La Milanesiana ha dedicato un’intera giornata di cinema al regista Fatih Akin (49), ospite della rassegna il 17 giugno al cinema Anteo di Milano. La manifestazione ha celebrato il regista, nativo di Amburgo ma di origine turca, proiettando tre suoi film a partire dalle 14:30, iniziando con l’opera che fece esplodere la sua fama in Europa: La sposa turca (2004), premiato con l’Orso d’Oro a Berlino.

LEGGI ANCHE: Rheingold del regista Orso d’Oro Fatih Akin alla Festa del Cinema di Roma

Introdotto dai saluti di Elisabetta Sgarbi (ideatrice e direttrice de La Milanesiana) e dall’analisi di Giulio Sangiorgio (FilmTv), questo ritratto di donna aspro e fiammeggiante è stato seguito alle 17 dal biopic del rapper di origine curda Xatar, Rheingold. Storia di un’educazione criminale e di riscatto attraverso la musica, il film è l’ultima opera di Akin, passata per la Festa del Cinema di Roma dello scorso ottobre con grande successo di pubblico, ripetutosi nell’evento della Milanesiana (come testimoniato dall’entusiasmo degli spettatori durante e alla fine della proiezione).

Più tardi, alle 21, ha avuto inizio il dialogo del regista con tre interlocutori d’eccezione: Paolo Mereghetti (Corriere della Sera), Gian Luca Farinelli (direttore della Cineteca di Bologna) e Paola Malanga (direttrice artistica della Festa del Cinema di Roma). Nella loro conversazione sono stati sottolineati i caratteri essenziali dell’opera di Akin: il suo essere multiculturale ma non politicamente corretto né “global”; i leitmotiv della scissione tra due mondi dei suoi protagonisti e della loro voglia di riscatto; l’uso disinvolto dei generi; l’importanza del cinema turco per il regista e il suo rapporto con modelli quali Yazuv Turgul e Fassbinder; l’amore per la musica che ispira e fomenta la forma stessa delle sue opere; il fatto che “la vita dei personaggi possa essere vista quanto intuita all’interno dei film, senza che siano mai ridotti a funzioni della trama” (Malanga).

Akin, emozionato dalle riflessioni fatte, ha parlato dettagliatamente di questi temi aggiungendo, con grande piacere dei cinefili presenti, anche delle note riguardo al suo metodo di lavoro e ai retroscena produttivi de La sposa turca, Rheingold e Il mostro di St. Pauli, suo horror di culto del 2019.

La conversazione è culminata con la consegna del premio della rassegna al regista, la Rosa della Milanesiana concepita da Battiato e realizzata dal maestro orafo Gerardo Sacco, sotto le note de “Il ballo della rosa” degli Extraliscio.

A conclusione dell’evento, non potevano mancare i “fuochi d’artificio” e per questo si è scelto di riproporre, come ultima proiezione, lo scoppiettante Soul Kitchen (2009), Leone d’argento a Venezia). La sezione cinematografica della Milanesiana, che ha omaggiato in questi anni autori come Carmelo Bene e Abel Ferrara, passando per Claude Chabrol e Otar Iosseliani, ha quindi concluso un altro suo capitolo con una serata gustata a pieno dal pubblico, valorizzando l’opera di un regista che brilla per stile, slancio, caratterizzazione psicologica e acutissima analisi d’ambiente, capace di passare dal dramma più crudo al lirismo, dal thriller alla commedia senza smentire mai la sua poetica e la sua originalità.

di Antonio Canzoniere