La stranezza, la recensione del film di Andò con Servillo, Ficarra e Picone

La stranezza di Roberto Andò, presentato alla Festa del Cinema di Roma, sarà nelle sale dal 27 ottobre con Medusa

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Toni Servillo, Salvo Ficarra e Valentino Picone, La stranezza

Da Eduardo Scarpetta a Luigi Pirandello il passo è stato breve e Toni Servillo in poco più di un anno si è trovato ad interpretare due tra i più importanti autori teatrali del secolo scorso. Nel 2021 in Qui rido io di Mario Martone l’attore aveva interpretato il commediografo napoletano, ora ne La Stranezza di Roberto Andò Servillo veste i panni di uno dei più importanti drammaturghi italiani. Il film, presentato alla diciassettesima Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, sarà nelle sale dal 27 ottobre con Medusa Film e vede protagonisti al fianco di Servillo anche Salvatore Ficarra e Valentino Picone.

Servillo, Ficarra e Picone, La stranezza

Ne La stranezza Andò ha voluto immaginare la genesi creativa di una delle opere più rappresentative del teatro di Pirandello, ‘Sei personaggi in cerca d’autore’. La fantasia del regista, coadiuvato nella sceneggiatura da Massimo Gaudioso e Ugo Chiti, ha dato vita ad un racconto in cui commedia e dramma, realtà e teatro, arte e mondo popolare si fondono, in un insolito ma riuscito connubio di opposti che coinvolge anche l’aspetto produttivo. Per la prima volta, infatti, Rai Cinema e Medusa si sono accordate per dare vita a questo film.

Da tempo volevamo fare un film con Salvo e Valentino. Io avevo un vecchio appunto che con  Massimo Gaudioso e Ugo Chiti è trasformato in questa fantasia sulla genesi di ‘Sei personaggi in cerca d’autore’ – racconta Andò in conferenza stampa a Roma – Desideravo raccontare il caos e questo rapporto continuamente confuso tra realtà e finzione nella vicenda di un creatore, Pirandello, che, quasi al culmine della sua carriera, incontra il mondo popolare incarnato da Salvo e Valentino, con cui simpatizza e con cui crea un rapporto molto complice e che gli consente di mettere a fuoco un progetto a lungo meditato. La storia di un atto creativo intriso di vita”.

Ficarra e Picone, La stranezza

Andò prende spunto da un fatto vero. Nel 1920 Luigi Pirandello tornò in Sicilia per rendere un omaggio all’amico Giovanni Verga in occasione del suo ottantesimo genetliaco, ma al suo arrivo a Girgenti nel film il drammaturgo riceve la triste notizia della morte dell’amata balia Maria Stella (Aurora Quattrocchi). A causa di questa circostanza e di assurde dinamiche burocratiche, l’autore incontra Nofrio (Picone) e Bastiano (Ficarra), due becchini che stanno allestendo uno spettacolo teatrale con la loro compagnia dilettantistica popolare.

Pirandello incuriosito comincia a spiare le loro prove e assiste alla prima del loro dramma che ben presto si trasforma in una farsa tragicomica, in cui l’intero paesino radunato nel piccolo teatro interviene con i propri drammi popolari.

Ficarra e Picone, La stranezza

Ho trovato immediatamente affascinante la possibilità di sottrarre, attraverso questo film, la figura di Pirandello dai cliché della concettosità e della pesantezza intellettualistica – spiega Servillo – e di raccontarlo invece in un momento cruciale della sua vita, mentre cova e trova questa idea così audace di teatro che sarà ‘Sei personaggi in cerca d’autore’”.

Servillo parla di un azzardo creativo e di una speciale alchimia effettivamente percepibili nel film. “Pirandello era stato molto tempo lontano dalla Sicilia e in questo viaggio riprende contatto con la lingua, i riti, i volti e il paesaggio della sua terra e soprattutto incontra questi due becchini. È un’idea bizzarra e affascinante, che, senza togliere nulla alla inquietudine interiore e intellettuale di Pirandello, lo pone nella condizione di ascoltatore osservatore”, dice l’attore.

L’alchimia la creano gli interpreti e il regista che hanno saputo coniugare insieme aspetti più comici e popolari con i contenuti della poetica pirandelliana del teatro nel teatro. Ne La stranezza la miscela tra commedia e dramma e il concetto di persona e personaggio, così caro allo scrittore, si mescolano con godibile semplicità in un sapiente e sobrio equilibrio.

Andò sceglie di dedicare il suo film a Leonardo Sciascia. “Quando abbiamo scritto la sceneggiatura mi sono accorto che avevamo creato qualcosa di simile a ciò che Sciascia aveva scritto di Pirandello in merito al fluire contemporaneo di dramma e comicità e mi è sembrato giusto fare un omaggio a Leonardo”, spiega il regista.

RASSEGNA PANORAMICA
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