Ciak di settembre: Venezia 77, la Mostra della rinascita

L'opinione di Fabio Ferzetti sui film italiani in concorso alla 77. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica organizzata dalla Biennale di Venezia e diretta da Alberto Barbera.

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Il mondo europeo del cinema guarda alla kermesse veneziana con la speranza che segni la ripartenza definitiva nel consumo di cinema dopo il lockdown. Il direttore della Mostra, Alberto Barbera, e il nuovo presidente della Biennale, Roberto Cicutto hanno allestito un programma fitto, in cui non mancano i nomi di richiamo: 43 i Paesi dei cinque continenti rappresentati, lo stesso numero dei film in concorso o fuori concorso nelle selezioni ufficiali.
E nel complesso, ben 2709 opere in cartellone.

IL PUNTO di Fabio Ferzetti

Quattro italiani in concorso, Emma Dante, Susanna Nicchiarelli, Claudio Noce, Gianfranco Rosi, più vari altri disseminati nelle sezioni parallele ma senza esagerare: si sono viste edizioni molto più “patriotti- che” e di solito non era un bel vedere. Nessun Oscar annunciato, almeno sulla carta, ma non saremo noi a lamentarcene: da qualche anno Venezia sembrava tarare il proprio prestigio sulla capacità di anticipare l’Academy – e non si vede perché il festival più antico del mondo debba sottomettersi a priori al gusto più pop.

Due premi Oscar poi al Lido ci saranno anche se si tratta, sobriamente, dei grandi documentaristi Frederick Wiseman e Alex Gibney, entrambi fuori gara, il primo con il fluviale City Hall e il secondo con l’inquietante Crazy, Not Insane. Anche se è vero che rinunciare alle grandi “macchine” spettacolari made in Usa non fa mai piacere. E non vedere al Lido l’ultimo David Fincher, già prenotato se solo avesse potuto ultimarlo in tempo, è un vero peccato.

Detto questo, Venezia aveva garantito un’edizione “quasi” normale e la promessa sembra mantenuta. Ci sarà qualche film in meno ma forse è perfino meglio così. Staremo seduti a distanza, e questo è seccante perché nella vita segreta di un festival ci sono anche i sussurri, le gomitate, le battutine. Ma col virus non si scherza, va bene lo stesso. Faremo file più ordinate, almeno si spera, e incontreremo meno amici stranieri del solito, un vulnus per quella convivialità che è il lievito di ogni festival.

Nella foto, il direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Alberto Barbera (70 anni).

L’essenziale comunque è che il cartellone non deluda. Ed è qui che Barbera si è preso
i rischi maggiori. Accanto ai nomi già ampiamente rodati, da Amos Gitai ad Andrey Konchalovosky, Da Kiyoshi Kurosawa (alla sua prima volta a Venezia) all’attesissimo Gianfranco Rosi (già Leone d’oro con Sacro GRA, di ritorno con un docu-kolossal girato per anni in Medio Oriente), ci sono infatti parecchi autori nuovi e quasi nuovi. Noi puntiamo su un film che verrà condiviso da altri tre festival, Toronto, New York e Telluride, inaugurando una linea di collaborazione che potrebbe essere uno dei primi buoni risultati favoriti dalla pandemia.

Parliamo di Nomadland della cinoamericana Chloé Zhao (già notata con The Rider). Un lungo viaggio lungo le rotte del West contemporaneo condotto dalla sempre geniale Frances McDormand, che nella finzione abbandona il Nevada per il collasso della sua piccola città, accompagnata da alcuni autentici nomadi che le faranno da mentori in quell’itinerario di scoperta del mondo e di sé. Per metodo e ambizioni ci sembra il clas- sico titolo che potrebbe sparigliare. Ma anche la rivisitazione del pasoliniano Teorema firmata da Malgorzata Szumowska a quattro mani con Michal Englert, Never Gonna Snow Again, o lo stravagante, supercinefilo e inclassificabile In Between Dying del kazako Hilal Baydarov, raccomandato dal geniale messicano Carlos Reygadas, promettono scintille.

Il resto, mai come stavolta, lo farà il pubblico, chiamato a contribuire in prima persona al successo di un’edizione azzardata e a suo modo storica, che dovrà scavalcare d’un balzo vecchie e nuove battaglie per combatterne una solo apparentemente di retroguardia. Ritrovare il piacere di stare insieme. Ovvero dimostrarsi capaci di farlo.