Martin Scorsese e il suo prossimo film su Gesù

Durerà 80 minuti e sarà girato entro la fine dell'anno

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Martin Scorsese

Ottantuno anni e una grande voglia ancora e sempre di più di riflettere su temi come il perdono e la religione – anche se lui non ama questo termine – il regista premio Oscar Martin Scorse, dopo sei candidature e una vittoria del suo Killers of the Flower Moon ai Golden Globes 2024 e alla vigilia del suo Orso d’oro alla carriera alla prossima Berlinale, in una lunga intervista rilasciata al Los Angeles Times parla del suo prossimo film, che sarà su Gesù e verrà girato entro la fine dell’anno.

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Il suo nuovo film su Gesù

Se Killers of the Flower Moon dura tre ore e mezza (più di tre ore e quaranta nella versione originale), il prossimo film di Martin Scorsese, basato sul libro “A Life of Jesus” di Shūsaku Endō, già autore del romanzo che ha ispirato Silence, durerà solo 80 minuti e sarà ambientato principalmente ai giorni nostri. Anche se il regista non vuole restare circoscritto ad un’epoca precisa, perché desidera che il film sembri senza tempo e si concentrerà sugli insegnamenti fondamentali di Gesù esplorandone i principi, senza il desiderio di fare proselitismo.

La risposta ad un appello di Papa Francesco

Dopo la presentazione di Killers of the Flower Moon in anteprima a Cannes a maggio, Scorsese si era recato in Italia con sua moglie, Helen Morris, per partecipare a una conferenza intitolata “L’estetica globale dell’immaginazione cattolica”, convegno promosso da La Civiltà Cattolica con la Georgetown University. In quella occasione ha avuto un breve incontro con Papa Francesco in seguito al quale ha annunciato: “Ho risposto all’appello del Papa agli artisti nell’unico modo che conosco: immaginando e scrivendo la sceneggiatura di un film su Gesù”.

Scorsese ha completato la sceneggiatura del film insieme con il critico e regista Kent Jones e prevede di girarlo entro la fine dell’anno, ma i due stanno ancora “cavalcando l’ispirazione”, dice il maestro, e stanno ancora cercando di capirlo.

No alla religione

Martin Scorse con i suoi film non smette di interrogarsi su temi centrali per l’uomo e la società in cui è inserito e dice: “Siamo decenti e poi impariamo a diventare indecenti? Possiamo cambiare? Gli altri accetteranno questo cambiamento? Ed è davvero, penso, la paura di una società e di una cultura corrotte a causa della mancanza di basi nella moralità e nella spiritualità. Non la religione. Spiritualità. Negandolo”. Continua Scorsese: “Quindi per me si tratta di trovare la mia strada in un… se vogliamo dire il termine ‘religioso’, ma odio usare questo linguaggio, perché spesso viene interpretato male. Ma ci sono delle convinzioni fondamentali che ho – o sto cercando di avere – e sto usando questi film per trovarle”.

Ogni volta che nell’intervista viene fuori la parola “religione” Scorsese cerca un modo per aggirarla. “Sto cercando di trovare un nuovo modo per renderla più accessibile e rimuovere l’onere negativo di ciò che è stato associato alla religione organizzata”, dice Scorsese.

In questo momento dici la parola ‘religione’ e tutti si arrabbiano perché ha fallito in tanti modi – continua il regista – Ma ciò non significa necessariamente che l’impulso iniziale fosse sbagliato. Torniamo indietro. Pensiamoci e basta. Si potrebbe rifiutarla. Ma potrebbe fare la differenza nel modo in cui vivi la tua vita, anche il rifiutarla. Non respingiamola di colpo. Dico solo questo. E lo dico da persona che tra un paio di giorni compirà 81 anni”.

Il perdono

Parlare del tema del perdono nella filmografia di Martin Scorsese significa un po’ come parlare dei suoi stessi film. Il regista nell’intervista accenna a Kundun, a L’ultima tentazione di Cristo, Gangs of New York, ma non si possono escludere nemmeno gli ultimi tre, Silence (2016), The Irishman (2019) e Killers of the Flower Moon (2023). Rispetto alla via cristiana, Scorsese si interroga sulla capacità stessa dell’uomo di riuscire a perdonare: “È quasi un obiettivo impossibile per l’essere umano, quel tipo di perdono. Ma ci credo davvero. Se coltiviamo il perdono, forse il mondo potrebbe cambiare, alla fine. Non dico l’anno prossimo. Potrebbero volerci mille anni, se saremo ancora qui”.