Mia, intervista a Ivano De Matteo

Ivano De Matteo arriva nelle sale dal 6 aprile con Mia, con Edoardo Leo e l’esordiente Greta Gasbarri

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Al suo ottavo lungometraggio da regista, Ivano De Matteo gira in cinque settimane e in pellicola (“anche per responsabilizzare gli attori e la troupe, abbiamo cinque ciak e devono arrivare sul set preparati“) un film, come dice lui, a metà strada tra Gli equilibristi e I nostri ragazzi, ma più intimo. Dopo l’anteprima al Bif&st di Bari, Mia arriverà nelle sale il 6 aprile con 01 Distribution.

Da quando sta con Marco, Mia non si trucca più, non esce più, non vede più le sue amiche. La sua vita di quindicenne è stravolta dagli abusi psicologici di un ragazzo che trasforma la sua quotidianità in un incubo. Quando con l’aiuto del padre, Sergio, riesce ad allontanarsi da lui e ricomincia a vivere, il giovane decide di distruggerla. A Sergio non rimane che la vendetta. De Matteo racconta a Ciak la genesi del film.

Da quali riflessioni nasce Mia?

Volevo esorcizzare le paure mie e della mia compagna, Valentina Ferlan: abbiamo una figlia di 16 anni e molti dei dialoghi sono stati scritti insieme a lei e alle sue amiche. Volevo esplorare il tema dell’angoscia, del gaslighting, come si dice in inglese, della pressione che una persona esercita su un’altra cercando di distruggere la sua personalità. Ho paura che quello che accade a Mia capiti anche a mia figlia. È un film girato con i miei occhi di padre, che diventano la cinepresa, e quelli di Valentina, che ha scritto la sceneggiatura con me“.

Chi è Greta Gasbarri, la giovane protagonista?

Figlia di amici e compagna di banco di mia figlia, e non aveva mai recitato prima. Le ho fatto un provino dopo aver visto già tantissime ragazze e l’ho presa. Il cinema è fatto anche di questo”.

I tuoi film hanno spesso a che fare con la famiglia, di cui ti piace indagare i luoghi oscuri.

Con le mie storie cerco di raccontare tante famiglie. Tua figlia cresce, tu la vedi ancora come la tua bambina, ma lei sta per spiccare il volo e allora ti spaventi e ti chiedi chi incontrerà”.

L’abuso psicologico è molto diffuso, e non solo tra i giovani. Avete fatto ricerche a riguardo?

Ho parlato molto con mia figlia, le sue amiche e con psichiatri infantili, e quella pressione l’abbiamo vista anche su persone che conosciamo. È difficile capire perché una ragazza disobbedisca al padre per accettare le imposizioni del suo fidanzato. Una cosa che fa impazzire i genitori“.

Nel finale assistiamo alla vendetta del padre.

Sergio, esasperato, tenta di fare qualcosa di illegale, e sbagliando cerca una soluzione per qualcosa di irrisolvibile. Mi sono sempre chiesto cosa farei io al posto suo e mi sono risposto che forse andrei ancora oltre. È una di quelle situazioni che possono mandarti al manicomio”.

Ti aspetti che il finale susciti dibattiti?

Sì, perché lascio che sia sempre il publico a dare la sua interpretazione. Stiamo anche tentando di organizzare nelle scuole proiezioni per ragazzi, genitori e psicologi. Non credo che un film possa cambiare la vita di nessuno, ma raccontare una storia che riguarda molti mi pare importante. Alla fine si tratta di una grande storia d’amore, quella tra padre e figlia, quella tra una coppia e quella per la vita“.

Perché Edoardo Leo è la persona giusta per questo padre?

Ha una faccia buona, l’età giusta, anche lui ha una figlia che si avvia verso l’adolescenza. È perfetta anche Milena Mancini, donna popolare e forte. Ringrazio Vinicio Marchioni che ha accettato di fare una sola scena, importantissima, e sono contentissimo di Riccardo Mandolini, il ragazzo ‘cattivo'”.

Che ruolo giocano i social nella storia che racconti?

Un ruolo importante, così come nella vita reale, dove si sostituiscono ai genitori, diventando per i ragazzi fonte di una seconda educazione. Non voglio demonizzarli, però mi spaventano. Io da vecchio boomer li uso per lavoro, ma per i ragazzi sono un’appendice del loro corpo e del loro pensiero. Togliere il telefono a mia figlia sarebbe come levare l’eroina a un tossico“.

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