Franco Piavoli: a Reggio Calabria il regista della Natura che ha anticipato Malick

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Malick-Natura: un connubio fortissimo, che ha sempre caratterizzato l’opera del regista statunitense. Ed anche il suo ultimo film, Song to Song, in uscita oggi nelle sale italiane, riprende questa sua attenzione nei confronti di una natura sempre vista in chiave filosofica, nella sua bellezza e spesso nella contrapposizione alle sovrastrutture create dall’uomo. Un elemento già presente fin da La rabbia giovane e da I giorni del cielo che torna, 20 anni dopo, ne La sottile linea rossa, con le riflessioni sull’azione dell’uomo e la distruzione di ciò che ci circonda, e diventare elemento cardine in The Tree of Life, fino al documentario Voyage of Time, presentato alla Mostra di Venezia nel 2016, che rappresenta un vero e proprio omaggio alla natura, un percorso attraverso la magia dell’universo.

Questa poetica della natura come fonte di vita e di cinema, in cui l’uomo è raccontato alla pari degli altri elementi, ha un precursore, il decano dei registi indipendenti italiani: Franco Piavoli. Un autore che – fin dagli anni ’60 – ha fatto dell’attenzione nei confronti del paesaggio, delle stagioni della terra, ma anche dell’uomo e degli echi più ancestrali della sua esistenza il fulcro della sua poetica e della sua opera. Un percorso indipendente di corti e lungometraggi come Il pianeta azzurro, Le stagioni, Voci nel tempo, Al primo soffio di vento, che hanno fatto scuola per il loro racconto fatto di volti, dettagli, fasi del vivere strettamente connessi al ritmo della natura e a ciò che ci circonda, alle cose animate e inanimate, umane e animali.

Il pianeta azzurro, il primo lungometraggio realizzato nel 1982, è forse il suo capolavoro ed è stato riproposto in questi giorni, insieme agli altri suoi film, in una retrospettiva nell’ambito della rassegna “Visioni di cine(ma) indipendente”, promossa dal Circolo del cinema “Cesare Zavattini” di Reggio Calabria. Rivedendo le sue opere e ascoltandolo nei suoi incontri con il pubblico (l’appuntamento a Reggio Calabria è per l’11 maggio nella conversazione condotta dal critico Giulio Sangiorgio) è facile comprendere come il suo modo di accostarsi agli elementi naturali, al mondo che ci circonda, alle fasi della vita, abbia anticipato molto cinema successivo. L’inizio di Il pianeta azzurro ad esempio, incentrato sull’acqua, quindi sull’elemento fondativo della vita, ricorda l’incipit del bellissimo documentario La memoria dell’acqua di Patricio Guzmán. E per certi versi il lavoro di Malick, sul piano visivo e intellettuale, è stato anticipato dal “cinema sinfonico” di Piavoli, l’opera di un geniale regista dallo sguardo curioso, libero e aperto sul mondo.

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