“LOGAN”: IL RITORNO DI WOLVERINE È UN WESTERN CREPUSCOLARE E VIOLENTO

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La morte dei supereroi e la nuova sfida della paternità, la persecuzione dei diversi, la salvezza oltre il confine, la violenza dei governi. Di tutti questi temi, più contemporanei che mai, si parla in Logan, diretto da James Mangold, l’ultimo film sul più celebre e carismatico degli X-Men, Wolverine, che con toni assai più dark dei capitoli precedenti conclude una fortunata saga iniziata nel 2000.

La storia si svolge nel 2029 quando ormai gli eroi impegnati a difendere i mutanti sono scomparsi da tempo, eccezione di Charles Xavier, mentore dei mutanti, ormai vecchio e debole, e Wolverine, sempre più stanco e depresso, che oltre alla voglia di lottare ha perso anche la capacità di guarire dalle ferite. Ma un giorno nella sua vita fa irruzione una ragazzina capace di sfoderare i suoi stessi artigli e l’uomo è costretto a tornare in pista e tornare a combattere.

Più che un classico film Marvel, Logan è un western crepuscolare e violento, negli Usa vietato ai minori, che guarda a Gli spietati e a Quel treno per Yuma. Cupo e sfiduciato, Logan combatte soprattutto contro i propri demoni, che prendono forma nel suo doppio, un clone da laboratorio più giovane, forte e terribilmente aggressivo. Se Wolverine non si risparmia, pronto al sacrificio, la piccola Laura, non è da meno: i suoi artigli trafiggono corpi e tagliano teste con una furia animalesca e sanguinaria. Qualche dubbio sul film la Fox ce lo ha avuto, ma per l’uscita di scena del suo Wolverine Jackman ha spinto sul pedale della drammaticità, con grande intensità e la rinuncia, pare, a parte del suo compenso per convincere i produttori ad accettare la sua visione.

“Logan non è un film per bambini – commenta il regista – ma non avremmo potuto affrontare temi così cruciali se non in un film per adulti. Abbiamo però mostrato le conseguenze devastanti della violenza e la possibilità di un’alternativa”. E Jackman: “Ho vissuto con Wolverine per diciassette anni, ma per la prima volta mi sembra di aver davvero raggiunto l’essenza del personaggio. Questo è il film che lo definisce in maniera più compiuta”.

Alessandra De Luca

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