“Orecchie” arriva il film che rilegge le regole della commedia italiana

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Arrivano agli Incontri Internazionali del Cinema di Sorrento, ai Comedy Talk ideati da Piera Detassis, con sotto braccio il premio appena vinto per la regia al BIF&ST di Bari e sul viso la soddisfazione di chi sa di aver realizzato una commedia capace di mettere d’accordo giurie di festival, pubblico e critica. Non a caso il titolo dell’incontro è “Commedia: l’evoluzione della specie”. Alessandro Aronadio e Daniele Parisi, rispettivamente regista e protagonista di Orecchie, film in bianco e nero che con la sua originalità sta conquistando le platee di tutto il mondo dopo il debutto alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia (dal 18 maggio nelle nostre sale), hanno raccontato perché in Italia c’è bisogno di rinnovare un genere cinematografico così amato e vituperato al tempo stesso.

«Dopo un primo film drammatico – dice Aronadio – avevo voglia di una commedia, ma una commedia low-budget, che mi permettesse una maggiore libertà. Ho immaginato allora un uomo che si sveglia una mattina con un fischio all’orecchio e comincia un viaggio che ci farà scoprire il suo disagio nel rapportarsi con il mondo. Sulle orme dei grandi padri della commedia all’italiana, volevo ridere delle angosce. Poco a poco il protagonista si trova in una situazione sempre più paradossale, al limite del surreale, immerso nel grottesco di un quotidiano dove chi dovrebbe ascoltarti non lo fa. Che sia proprio la follia la nuova normalità?». «Orecchie, girato in pochissimo tempo, comincia con un formato da film muto – continua – per poi espandersi e arrivare al formato classico. Tutto questo per raccontare le difficoltà del protagonista a relazionarsi con il mondo e la successiva apertura dopo una tragicomica via crucis».

Orecchie è il film di esordio di Daniele Parisi che aveva girato una scena nel film precedente di Aronadio, Due vite per caso, poi tagliata in fase di montaggio. Miglior attore al Festival della Commedia di Montecarlo, dove il film ha vinto anche il premio del pubblico (per la cronaca, la migliore attrice era Catherine Deneuve!), l’imperturbabile Parisi ha raccontato: «A 18 anni volevo fare la rock star, ma poi mi sono caduti i capelli e gli assolo con la chitarra non si possono fare senza capelli. Sulla comicità lavoro per sottrazione. Molti pensano a Buster Keaton, ma io mi sono ispirato soprattutto a Francesco Nuti, la cui cifra stilistica era proprio il minimalismo. Vengo dal teatro underground romano, non mi conosceva nessuno. Quando ho ottenuto la parte in Orecchie mia madre piangeva, mio padre aveva già telefonato ad amici e parenti e a Ciampino, dove vivo, mi hanno accolto con uno striscione. Ora mi fermano per strada, ma non perché vogliono i documenti o perché devo dei soldi a qualcuno».

«In Italia film comici sono spesso spacciati per commedie – continua il regista – e operazioni puramente commerciali sono camuffate da film. Il pubblico se n’è accorto e ha cominciato a preferire le bellissime serie tv da vedere comodamente a casa e gratis. È il momento di sperimentare nuovi linguaggi e direzioni».

Alessandra De Luca

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