Villetta con ospiti, Ivano De Matteo: «Una storia di straordinaria follia che può succedere a tutti»

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«Una storia di straordinaria follia che può succedere a tutti. Perché su nessuno, tantomeno su noi stessi o sui nostri figli, si può mettere la mano sul fuoco». Così il regista Ivano De Matteo descrive Villetta con ospiti, il suo nuovo film al cinema dal 30 gennaio. Dopo Gli equilibristi e I nostri ragazzi, ancora una volta una storia che fa una radiografia della classe borghese e pone i protagonisti (Marco Giallini, Massimiliano Gallo, Michela Cescon, Vinicio Marchioni e Bebo Storti) di fronte ad una scelta.

La sceneggiatura è stata scritta con la sua compagna Valentina Ferlan: «In tutti i nostri film Valentina e io partiamo dall’idea di famiglia, intesa anche come gruppo o comunità, come in questo caso», racconta De Matteo. «E poi mettiamo questo gruppo di persone di fronte a delle scelte: sono la nostra ossessione, e siamo noi stessi a metterci per primi dei panni dei personaggi, a chiederci come ci comporteremmo e cosa faremmo in una certa situazione.” Alla fine risulterà “un colpevole, tutti complici, nessuno innocente».

Il noir è ambientato in una cittadina non meglio precisata del ricco nord-est in cui si muovono i protagonisti, una famiglia borghese, un prete, un poliziotto, un medico, una donna romena e suo figlio, con i loro segreti, i lori vizi e le loro debolezze. La storia non prende spunto da un preciso fatto di cronaca ma, come sottolinea De Matteo, “sguazza nell’attualità”: «Questo soggetto lo avevamo scritto da tanto tempo, poi abbiamo visto in tv il caso di Ladispoli (la famiglia Ciontoli e il delitto di Marco Vannini, ndr.) e ci siamo sorpresi di quante analogie di fossero», ha spiegato il regista. «Cosa farei se un ladro entrasse in casa mia? Non lo so, ma so che anche i buoni, anche i comuni mortali, possono trovarsi coinvolti in storiacce di cronaca».

«Non posso essere certa della bontà delle mie scelte in certe situazioni, ma vorrei vivere in una società che non mi mette nelle condizioni di arrivare a quel punto», fa eco Valentina Ferlan. Entrambi si sono detti consapevoli che si trattava di un progetto rischioso e non facile, ma hanno continuato perché «la vita è una e bisogna viverla dicendo quello che si vuole dire davvero».

Forse proprio per questo coraggio, i protagonisti si sono detti entusiasti del metodo di De Matteo, definito da Giallini «uno dei pochi registi che ancora fa veramente cinema». Gli fa eco Vinicio Marchioni: «Alla fine delle riprese ho pensato che devo dire di più la verità. Questo film ti si appiccica sopra l’anima. Oggi siamo tutti convinti di essere migliori degli altri. Sui social non facciamo altro che ribadire quanto siamo forti. Il fallimento, invece, è l’unico step per fare arte».

Maria Teresa Squillaci