Persepolis, il ritorno di un capolavoro

Dal romanzo illustrato al film, una finestra sulla Storia nell’opera di Marjane Satrapi, ancora oggi tragicamente attuale

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Persepolis

Ci sono delle opere dalle quali non si può prescindere. Nel fumetto Persepolis è una di queste. Dato alle stampe nel 2001, il romanzo autobiografico di Marjane Satrapi, iraniana costretta all’esilio durante il regime degli Ayatollha, è un gioello narrativo con pochi eguali, capace di fondere con semplicità riso e lacrime, speranza e tragedia senza ritorno, il tutto portato alla vita grazie al talento grafico dell’autrice, che con il suo stile naif e l’elegante bianco e nero delle sue tavole ci porta nell’Iran della fine degli anni Settanta, alla vigilia della caduta dello Scià Reza Pahlevi.

Comincia da lì l’avventura di Marjane, ancora bambina, che attraverso i suoi giovani occhi vede il disfacimento di una nazione, l’abbattimento delle sue tradizioni, l’azzeramento dei diritti umani e il progressivo annichilimento del suo essere donna.

Persepolis è poi diventato un film nel 2007, e ancora oggi, e più che mai, film e graphic novel dovrebbero essere obbligatori nelle scuole. La storia di Marjane prende al cuore, allo stomaco, alla testa e una volta finita ti viene voglia di ricominciarla da capo, per vedere se qualcosa è cambiato, per sperare che tutto questo non sia mai successo. Farla uscire nuovamente al cinema è una lodevole operazione da parte di Bim Distribuzione. Troppo spesso veniamo bombardati da notizie che ci parlano di terribili accadimenti in terre lontane, quanto sta accadendo tra Israele e Palestina, Ucraina e Russia, come ha raccontato Agnieszka Holland su quanto accade al confine tra Polonia e Bielorussia nel suo potentissimo Green Border, alla stregua dello sconvolgente La zona d’interesse di Jonathan Glazer.

In un periodo in cui la repressione, in tutte le sue forme, sembra essere il metodo di esercizio del potere più in voga, anche in luoghi vicinissimi al nostro cortile, Persepolis può ancora essere considerato un messaggio di speranza e, soprattutto di riflessione. L’importante è fermarsi, poi, a riflettere sul serio.