Pesaro 57: tavola rotonda con Liliana Cavani

La grande regista, protagonista dell’evento speciale della Mostra, ha partecipato a un dibattito sul suo cinema durante l’ultima giornata del Festival

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Liliana Cavani - Pesaro Film Fest 2021

Liliana Cavani è stata l’ospite d’onore dell’ultima giornata (il 26 giugno) della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema – Pesaro Film Festival: la regista de I cannibali, Il portiere di notte e tanti altri film che hanno segnato la storia del cinema (non solo) italiano è stata protagonista di una tavola rotonda al Cinema Astra, dove è stato anche presentato il volume Marsilio Liliana Cavani. Il cinema e i film, a cura di Pedro Armocida (Direttore Artistico della Mostra) e Cristiana Paternò. Tra i molti intervenuti, Francesca Brignoli, Paola Casella, Italo Moscati, Giacomo Ravesi, Ilaria Feole, Bruno Torri e Sergio Bruno. Un evento di importanza storica per la stessa Mostra del Cinema di Pesaro, che per la prima volta ha incentrato il suo evento speciale, dedicato al cinema italiano, su una regista.

Tanto il dibattito svoltosi quanto il libro sono un’indagine a 360 gradi sull’opera di Cavani, oltre pregiudizi e luoghi comuni che ne hanno accompagnato troppo spesso la ricezione. Restituendo pienamente giustizia a una filmografia straordinaria e spesso bersagliata (anche) dalla censura di casa nostra. Il motivo, ma anche la sintesi di un intero percorso professionale e umano, sta tutto nella definizione che la regista ha dato di sé, citata da Paola Casella nel suo intervento (e nel contributo di quest’ultima al libro): «Sono una persona libera di sesso femminile».

Non solo: Cavani, come ricorda ancora Casella, ha “osato” indagare la «complessità» e la «dignità» (affermata o negata) degli esseri umani, uomini e donne, senza tacere dunque degli aspetti anche controversi e oscuri della loro natura. Sempre con una particolare attenzione a calare vicende e personaggi nella Storia, che «è ‘orientante’, anche se ci facciamo poco caso nella vita di tutti i giorni», come ha sottolineato la regista durante l’incontro.

Una Storia le cui figure Cavani ha sovente (ri)letto sprigionandone il valore contestativo e libertario nel nostro presente, da Galileo (film censurato per la sequenza delle urla di Giordano Bruno sul rogo) a Francesco, cui la regista ha dedicato un trittico tra gli anni ’60 e Duemila (ripercorso durante la tavola rotonda con i contributi di Brignoli e Feole), rimettendosi anche in discussione per dare più spazio alla figura di Chiara: una donna che, come e con, Francesco lotta per ottenere «il privilegio della povertà»: «Noi li avremmo chiamati negli anni ’60 due grandi intellettuali», afferma la regista, «intellettuali della pratica, che hanno saputo davvero mettere in pratica la nozione di fraternitas, che la rivoluzione francese ha messo accanto a libertà e ugugaglianza».

Testimone della Storia la regista lo è stata anche attraverso il documentario, su cui si è soffermato in particolare Ravesi, che ha rievocato con Cavani il periodo della collaborazione con la Rai di Angelo Guglielmi, che l’autrice cita tra le figure illuminate che tentarono di promuovere un rinnovamento nel servizio pubblico di allora: «un percorso molto difficile», ha ricordato la regista. La quale, parlando del cinema di oggi, ha denunciato i rischi dell’«interesse economico spiccolo nel fare i film», che porta a privilegiare la quantità a scapito della qualità, sempre (difficile) da perseguire, anche quando si tratti di generi d’intrattenimento e solo apparentemente più leggeri come la commedia: «la commedia è nata insieme alla tragedia, si comunica molto bene anche attraverso l’allegria, non solo attraverso i drammoni».

A chiudere in bellezza l’omaggio di Pesaro a Liliana Cavani, l’anteprima mondiale (la sera del 26 giugno) di Al di là del bene e del male (1977), restaurato dal Centro Sperimentale di Cinematografia e dall’Istituto Luce – Cinecittà e finalmente restituito al suo minutaggio originario, con i dieci minuti in più tagliati all’epoca dalla censura. Un modo, anche questo, di riscoprire una grande autrice del cinema italiano e mondiale che, come ha detto Moscati (tra i suoi primi e più convinti estimatori), ha saputo infondere nei suoi film, oltre al talento artistico e alla non comune cultura, «una sensibilità che vedo poco nel nostro cinema».