Povere creature!, nel Godwin Baxter di Willem Dafoe

«Sono cresciuto in una famiglia di medici». Il nostro incontro con Willem Dafoe a Roma per l'uscita di Povere creature!, dal 25 gennaio al cinema con The Walt Disney

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Willem Dafoe
Willem Dafoe in POOR THINGS. Photo by Atsushi Nishijima Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 20th Century Studios All Rights Reserved.

Sono passati quattro mesi dall’ultima Mostra del Cinema di Venezia, ovvero quattro mesi da quando si è cominciato a parlare di Povere creature!la perla di Yorgos Lanthimos che ha unito critica e pubblico (qui la nostra recensione). Dalla vittoria del Leone d’oro, l’attesa è aumentata fino all’inizio della stagione dei premi hollywoodiani: due Golden Globe già in tasca (miglior film commedia e miglior attrice a Emma Stone) e boom di nomination (ben 11) agli Oscar che lo rendono il titolo favorito insieme a Oppenheimer.

Dal 25 gennaio le povere creature che non lo hanno potuto vedere a Venezia possono (finalmente) recuperarlo al cinema e immergersi nell’intenso viaggio verso l’emancipazione di Bella Baxter. Che non esisterebbe senza le gesta del dottor Godwin Baxter di Willem Dafoe, personaggio bellissimo che abbiamo avuto modo di scoprire di più nel corso di un incontro stampa con l’attore qualche settimana fa a Roma. 

Il metodo Dafoe

Dafoe, 69 anni il prossimo luglio, continua ad aggiungere tasselli ad una carriera straordinariamente variegata, che lo ha visto spaziare dai blockbuster al cinema d’autore, sancendo collaborazioni con alcuni dei registi più visionari del nostro tempo: William Friedkin, David Lynch, Guillermo Del Toro, David Cronenberg, Lars von Trier, Martin Scorsese e adesso anche Yorgos Lanthimos. «Come attore ritengo che sia fondamentale concedersi a registi che hanno una visione molto chiara di quel che vogliono perché così riesco a farla mia, ad abitarla» ci spiega Dafoe. «Non deve essere necessariamente un qualcosa di facilmente intuibile, ma qualcosa verso la quale io possa muovermi, che possa prendere e trasformare per dare vita all’interiorità del personaggio». Tutte cose che si è trovato a fare bene con Lanthimos: «come regista, non ti fornisce indicazioni, ti osserva, guarda quello che fai e poi apporta i necessari aggiustamenti». E su Emma Stone, racconta: «È fantastica. Ha un forte rapporto con Yorgos ed è bellissimo lavorare con lei perché non ha nessun atteggiamento da diva, eravamo tutti molto felici sul set». Willem Dafoe 

Povere creature!

Nell’adattamento di Povere creature!, Dafoe, che presto vedremo anche nel Nosferatu di Robert Eggers e nel secondo capitolo di Beetlejuice, interpreta Godwin Baxter, un dottore della Londra Vittoriana sfigurato in volto e conosciuto per i suoi eccentrici esperimenti. Tra questi, quello di Bella, una giovane donna dai comportamenti molto infantili che Baxter ha creato dal corpo di una donna morta, riportata in vita attraverso il trapianto del cervello del feto che portava in grembo. Inevitabile non citare paragoni con la storia di Frankestein. «Questa storia prende a piene mani quella di Frankenstein – conferma Dafoe – ma c’è una grossa differenza tra le due: in quella di Mary Shelley il mostro che crea il dottore provoca in lui una repulsione, mentre in questo caso Baxter si innamora [in senso paterno] della sua creatura alla quale dà una seconda chance». Willem Dafoe 

Il femminile di Povere creature Willem Dafoe 

Così facendo Bella si avventura in un viaggio che la porta ad essere una donna senza sovrastrutture, emancipata, bellissima nel suo essere libera. In netto contrasto con il genere maschile incarnato dal personaggio di Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), uomo geloso e patetico, inerme di fronte all’intelligenza sviluppata da Bella. “In questo film capiamo che gli uomini sono ormai sovrastati dalle donne. Qual è secondo lei la salvezza per gli uomini a questo punto?” viene chiesto a Dafoe. «Non sono sicuro di avere una risposta alla salvezza degli uomini, faccio già una gran fatica a tentare di salvare me stesso!» scherza, per poi aggiungere: «posso dire che la rappresentazione degli uomini in questo film, con tanto umorismo, è quella di individui oppressivi. Credo che molti uomini si possano riconoscere in alcuni personaggi. Di sicuro nel film viene mostrata una capacità maggiore di resistenza delle donne dal punto di vista sessuale… molto più di quella maschile! Ed è questa probabilmente una delle ragioni che ha spinto gli uomini a cercare di tenere le donne sottomesse per così tanto tempo».

Willem Dafoe in conferenza stampa a Roma

Un discorso, quello sul maschile e femminile, che non può tener conto dei tempi che cambiano: «siamo in un’era di grandi trasformazioni e cambi di posizione per quanto riguarda il rapporto uomo-donna rispetto al passato. Non so dirvi se vent’anni fa questo film sarebbe stato accolto in questo modo. Probabilmente no». Willem Dafoe 

Dalla medicina alla Walk of Fame

La medicina ha accompagnato Willem Dafoe da quando era piccolo, visto che i suoi genitori erano entrambi dei dottori. La cosa ha influito sul personaggio di Godwin? «Non molto» ha risposto l’attore, che però racconta come sia sempre stato a contatto con l’ambiente medico: «sono cresciuto a contatto con gli strumenti chirurgici perché spesso da adolescente accompagnavo mio padre quando faceva il giro di visite nella sua clinica. Sono stato in mezzo ai laboratori, alla medicina, alle malattie, ai tentativi di curarsi. Il fatto che io interpreti uno scienziato in “Povere creature!” ha sicuramente creato fin dal primo momento un particolare legame tra me e questo film. Per tante persone l’idea di doversi recare in un ospedale è una cosa che fa paura, mentre per me è una sorta di ritorno in famiglia: mi infonde quasi fiducia». 

Photo by Atsushi Nishijima, Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 20th Century Studios All Rights Reserved.

E un ritorno in famiglia sembra esser stato anche quello che lo ha visto ricevere la Stella sulla Hollywood Walk of Fame (qui le foto), momento memorabile per la carriera di un attore. «È stata una bellissima cerimonia perché hanno partecipato molti miei amici come Pedro Pascal e Patricia Arquette. Hanno tenuto tutti dei discorsi bellissimi, mi sono sentito parte di una comunità. È una sensazione che non provi sempre, soprattutto quando, come attore, sei abituato a partecipare a produzioni di diverso tipo (nazionali, internazionali, grandi produzioni o a piccolo budget): non hai una comunità specifica alla quale appartieni. In quel caso invece è stato così».