Ricky Memphis al Monte Carlo Film Festival: «Ho detto di no ad un film bellissimo»

L’attore in giuria al festival della commedia si racconta e condivide il suo punto di vista sullo stato della commedia in Italia

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Ricky Memphis Monte Carlo Film Festival
Ricky Memphis

Romano doc, con il suo stile metropolitano, spontaneo e diretto Ricky Memphis (Riccardo Fortunati) è uno degli attori più caratterizzanti del panorama cinematografico e televisivo italiano ed è ora tra i giurati del 21° Monte Carlo Film Festival, il festival del cinema dedicato alla commedia diretto da Ezio Greggio.

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Da Ultrà (1991) alla famosissima serie Tv Distretto di Polizia  (2000 – 2012), passando per Immaturi (2011), Ex (2009), Tutto chiede salvezza (2022 – 2024) e molto altro, Memphis restituisce sempre, tanto sullo schermo, piccolo o grande che sia, quanto nella vita reale, quella schietta autenticità che gli ha dato notorietà e lo ha fatto amare dal pubblico.

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In una conversazione con Ciak, che più spontanea e simpatica non avrebbe potuto essere, Memphis si racconta, parla della commedia, dei suoi film, dei no che ha imparato a dire e di quelli di cui si è pentito.

Come vede ora il genere della commedia nel cinema in Italia?

La vedo malissimo. È sempre difficile parlare di commedia italiana senza pensare a quel tipo di commedia all’italiana di un tempo, non c’è mai più stata una cosa del genere. Ma la commedia non va bene perché non va bene il cinema, non va bene la sala. Confesso che io stesso non vado mai al cinema – anche se non dovrei dirlo! -, i miei figli ci vanno, io vedo tanti film e tante serie su piattaforma. Il problema è che il cinema sta soffrendo a livello di massa, molto probabilmente la commedia è più legata ai numeri, mentre i film di nicchia o quelli d’autore non sono in crisi perché le persone che li vedono continuano a volerli vedere al cinema. Per me la commedia può fare tutto, sia piangere che ridere, e se fa solo ridere va bene lo stesso. Qui al Festival di Monte Carlo però sto vedendo commedie bellissime e molto varie”.

Lei ha recitato in film e serie Tv, di ogni genere, ma è noto per i suoi ruoli comici. La sua romanità l’ha caratterizzata e piace molto al pubblico. Ma lei cosa ne pensa e cosa ama di più fare davvero?

La mia romanità è stata sicuramente un punto di forza, assolutamente caratterizzante in senso positivo, d’altra parte se non avessi avuto quello non c’era molto altro a cui attaccarsi! E poi è così e basta: io sono romano – grazie a Dio – e sono innamorato della mia città, della mia storia e del mio essere romano. Riguardo al genere, per anni ho lasciato che mi identificassero in ruoli da commedia. Avrei potuto dire di no e cercare percorsi diversi, ma ho scelto la via più semplice e remunerativa. Ora ho imparato a dire molti no. In questo momento non vorrei fare più commedia, dopo tanto tempo, mi piacerebbe fare qualcosa di meno ridanciano, vorrei fare qualcosa di più drammatico. Non sto rinnegando la commedia. La commedia è meravigliosa, far ridere è probabilmente la cosa più difficile. Però dopo tanto tempo che faccio commedie mi piacerebbe fare una cosa diversa

Qual è stato il grande no di cui si è pentito?

Ho detto di no ad un film bellissimo, forse in quel momento ho avuto paura o forse per pigrizia, non so. Era stato scritto per me. Era Lo chiamavano Jeeg Robot, Gabriele Manetti aveva scritto quel ruolo per me già da anni e mi è stato molto appresso, ma io ho detto di no. Poi quando ho visto il film mi sono pentito. Mi sembrava una cosa difficile da produrre in Italia e temevo che avremmo fatto delle sciocchezze all’italiana. Claudio Santamaria però è stato talmente bravo che trovo giusto l’abbia fatto lui”.

Ha mai pensato di dedicarsi alla regia?

Quello del regista è veramente un mestiere faticoso, si deve stare su un lavoro mesi, anni e poi durante le riprese. Ho un grande rispetto per il regista, ho lavorato con grandi e meno grandi, per farlo bisogna conoscere la storia del cinema e il mezzo cinematografico molto a fondo, un regista deve sapere tutto, capire tutto, vedere tutto, decidere su tutto, scegliere tutto; a me invece piace tanto andare sul set e dire le cose mie e quando ho finito andare a casa e non pensarci più fino al giorno dopo. Io non saprei farlo e poi costa troppa fatica!

In quali progetti è impegnato al momento?

Da aprile a settembre ho girato una serie per Rai 2 a Correggio, Estranei diretta da Cosimo Alemà (già regista di Un passo dal cielo, ndr). Faccio un carabiniere, un maresciallo dei carabinieri. Un personaggio assolutamente non comico ed è solo per questo che ho accettato di farlo. E poi recito in un film, Poveri noi, per la regia di Fabrizio Maria Cortese con Paolo Ruffini, Ilaria Spada e Maria Grazia Cucinotta. Dicono che sia una commedia che fa pensare, ma io odio questo tipo di espressioni, sembra quasi che si debba aver paura nel dire di voler solo far ridere”.