“Sono sempre stato molto riservato riguardo alla mia vita privata e non l’ho mai resa pubblica fino ad ora“, ha detto domenica scorsa Steven Spielberg, regista di The Fabelmans, l’atteso film semiautobiografico, in uscita nelle sale italiane il 22 dicembre con 01 Distribution, al suo collega Martin Scorsese.
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Liberamente basato sull’infanzia di Spielberg, cresciuto nell’Arizona del secondo dopoguerra, tra i sette e i diciotto anni, The Fabelmans narra la storia di un giovane di nome Sammy Fabelman, appassionato di cinema e regia, che scopre uno sconvolgente segreto sulla propria famiglia ed esplora come il potere dei film possa aiutare a vedere la verità sugli altri e su noi stessi.
La pandemia da Covid, nella sua forma più letale nel 2020, ha spinto Spielberg a portare la sua storia familiare sul grande schermo.
“Mia madre ed io abbiamo avuto un segreto per molto tempo e mia madre mi diceva sempre: ‘Accidenti Steve, questo sarebbe un film davvero fantastico. Perché non lo fai un giorno o l’altro?’ Quindi l’ho fatta venire da me e Tony Kusher [pluripremiato drammaturgo e sceneggiatore, suo collaboratore di lunga data che ha co-scritto The Fablemans] il quale conosceva la storia e davvero mi spingeva in questo senso”, ha raccontato il regista.
L’aspirante regista adolescente Sam Fabelman è interpretato da Gabriel LaBelle. Michelle Williams e Paul Dano sono i suoi genitori. Seth Rogen e Judd Hirsch recitano nel film.
Alla domanda sull’origine del film, Spielberg ha detto a Scorsese che i sentimenti di perdita e solitudine dopo la morte dei suoi genitori negli ultimi anni lo hanno spinto a fare sul serio nel buttare giù questa storia. Lui e Kushner hanno scritto la sceneggiatura ma “non avevo nessuna intenzione di farla… e sarei stato felice di metterla in un cassetto da qualche parte. Ma il Covid mi ha dato tanto tempo per pensarci. Soprattutto quando il Covid è diventato davvero brutto – ha detto Spielberg- Quando abbiamo perso 500.000 americani, figuriamoci milioni in tutto il mondo… era davvero scontato che questa non fosse la fine?”
Scorsese desiderava per il suo film anche un cameo di David Lynch nei panni di John Ford, fonte d’ispirazione per Sam Fabelman. In The Fabelmans Ford offre un piccolo, ma memorabile consiglio proprio all’inizio della carriera del giovane regista.
“Stavo cercando un attore che conoscevo personalmente e gli stavo per chiedere di interpretare John Ford – racconta Spielberg – Prima di farlo, il marito di Kusher, Mark Harris, mi ha suggerito di chiedere a David Lynch“.
Lynch era molto lusingato, ma rifiutò per ben due volte. “Così sono andato dalla mia persona di riferimento, la sua migliore amica, Laura Dern – ha detto il regista – ‘Devi convincere David a farlo. Hai due settimane per farlo’”.
Quando alla fine i due registi hanno parlato, Lynch ha detto a Spielberg: “Ho deciso che lo farò a una condizione… voglio avere il costume due settimane prima del tempo per provarlo”. “Ho detto: ‘Vuoi dire che lo indosserai?’ Disse: ‘Sì, tutti i giorni’. Il cappello, la benda [sull’occhio] tutto. E si è presentato con un costume piuttosto logoro“, ha detto Spielberg.