Sweet Girl, intervista esclusiva al regista Brian Andrew Mendoza

Nell’esordio alla regia dell’amico Brian Andrew Mendoza, Jason Momoa interpreta un uomo deciso a farsi giustizia da solo per la morte della moglie. Con tanto di colpo di scena finale

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Per Jason Momoa, il celebre Aquaman del DC Extended Universe, il Khal Drogo di Il Trono di Spade e Conan il Barbaro per Marcus Nispel, è il primo film Netflix. Per Brian Andrew Mendoza invece l’esordio alla regia di un lungometraggio. I due, grandi amici nella vita, hanno fondato insieme la casa di produzione Pride of Gypsies e arrivano sulla piattaforma digitale il 20 agosto con un revenge thriller che vede coprotagonista Isabela Merced, attrice e cantante statunitense di origini peruviane, resa celebre dal ruolo di C.J Martin nella serie televisiva di Nickelodeon 100 cose da fare prima del liceo.

(Clicca qui per leggere l’inizio delle riprese di Aquaman 2)

In Sweet Girl Momoa interpreta Ray Cooper, un marito deciso a vendicarsi dei responsabili della morte di sua moglie che, non avendo avuto avuto accesso alle cure necessarie a causa dell’avidità di una grossa casa farmaceutica, ha perso la sua battaglia contro il cancro proprio quando un medico aveva riacceso in loro la speranza legata alla disponibilità di un farmaco. Al tempo stesso però, mentre cerca di scoprire le ragioni per cui quella cura non è più in commercio, deve proteggere la figlia Rachel, tutto ciò che gli è rimasto della sua famiglia da chi è pronto a farlo tacere per sempre. «Mi interessava esplorare in parti- colar modo – racconta il regista – il rapporto tra padre e figlia, le dinamiche che regolano la loro vita insieme. Poi naturalmente c’è il grande tema delle Big Pharma, tornato in auge anche con il dibattito sui vaccini anticovid e sulla proprietà dei brevetti. Ho fatto molte ricerche su questo argomento. Negli Usa è sempre acceso il dibattito sugli accordi “pay-for-delay” tra i produttori di farmaci di marca e quelli di farmaci generici, in modo che questi ultimi, dietro pagamento da parte delle aziende “branded”, ritardino il lancio sul mercato di alcuni medicinali equivalenti, mantenendo i prezzi di molte medicine molto più alti del necessario a causa della mancanza di concorrenza. Spero che dopo aver visto il film la gente abbia voglia di informarsi su una grande questione che ci riguarda tutti».

Tema che altri registi hanno affrontato ricorrendo al genere drammatico, mentre Mendoza ritiene che l’action thriller sia il genere giusto per restituire il percorso emotivo del protagonista, deciso a indagare su una questione che da privata diventa politica e di interesse nazionale. Un grande colpo di scena che vi lasceremo però scoprire guardando il film, ha richiesto un casting molto accorto. «Si è trattato di una vera e propria sfida non solo per me come regista, ma per ogni dipartimento impegnato sul set e per il coordinatore degli stunt. Se dopo essere arrivati alla fine del film lo riguarderete, vi accorgerete che tutto ha perfettamente senso, perché abbiamo curato ogni dettaglio affinché tutto si incastrasse perfettamente. E poi Jason e Isa- bela sembrano veramente padre e figlia, è scattata una grande intesa, non so proprio cosa avrei fatto senza di loro, sono semplicemente perfetti». Mendoza si è dunque divertito a giocare con le aspettative del pubblico, mettendo in discussione le loro certezze. «È stato divertente e terrificante al tempo stesso. La sfida era giocare con la struttura del film in modo che alla fine tutto funzionasse alla perfezione. Un eccitante rompicapo, ma abbiamo fatto molta attenzione a far combaciare pezzi piccolissimi. Bastava un piccolo errore e tutto sarebbe crollato come un castello di carte».