City of Lies, Depp e Whitaker non bastano per salvare un film sfortunato

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City of Lies Usa, 2019 Regia Brad Furman Interpreti Johnny Depp, Forest Whitaker, Toby Huss Distribuzione Notorious Durata 1h e 52′

In sala dal 10 gennaio

LA STORIA – Alla fine degli anni ’90, due omicidi turbarono il mondo della musica rap negli Stati Uniti, quelli di Tupac Shakur (Las Vegas, 13 settembre 1996) e di The Notorious B.I.G. (West Hollywood, 9 marzo 1997). Secondo il detective Russell Poole i due casi sono in qualche modo legati ma anche se raccoglierà indizi non potrà dimostrarlo. Perché i suoi superiori intervengono, impedendogli di proseguire le indagini. Pensionato, caduto in depressione, 20 anni dopo viene avvicinato dal reporter Jack Jackson che ha ricominciato ai interessarsi alle due morti. Inizialmente restio, Poole prima di aiutarlo lo avvisa: “un omicidio come questo (stiamo parlando di quello di Notoroius B.I.G.) resta irrisolto solo se la polizia non vuole risolverlo”.

L’OPINIONE – Una fama di film sfortunato e difficile avvolge City Of Lies, sulla carta coraggioso atto di denuncia della corruzione della polizia di Los Angeles, in effetti ancora impossibilitato ad uscire nella sua patria d’origine. Nonostante un cast invitante, in primis Johnny Depp che a dispetto delle sue traversie private e del carattere conserva sempre un notevole appeal in sala, l’uscita del poliziesco-sociale è stata bloccata (pare che ci sia in ballo una causa legale per una scazzottata tra il divo e un manager) sino a data da destinarsi. L’Italia è tra i primi a proiettarlo, quasi fosse una prova “sperimentale”.

Tratto dal libro che ricostruisce i casi, LAbyrint di Randall Sullivan, il film avrebbe potuto anche coservarne il titolo, vista la voluta poca chiarezza della trama, con una vicenda che si sposta nell’arco dei vent’anni senza che peraltro il trucco dei protagonisti aiuti a orientarsi. Brad Furman è un regista che ha offerto prove più che discrete (The Lincoln Lawyer, Runner Runner, The Infiltrator), ma qui nell’ansia della ambizione non chiarifica: accumula sequenze anche spettacolari, costruisce quel clima nebuloso da complotto che piace al cinema thriller politico sociale più intelligente, ma infastidisce anche nella artificiosità della sua struttura.

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Ad ogni buon conto, le recitazioni di Depp e di Forrest Whitaker (Oscar per L’ultimo re di Scozia) sono intense e scattanti come la loro professionalità impone. Nel “contorno” si riconoscono volti di notorietà televisiva, con segnalazione particolare per Shea Wingham (notatissimo in Boardwalk Empire, ma solida colonna in tanto cinema americano contemporaneo, ora è sugli schermi anche in Vice). La musica crea ovviamente un buon impatto sonoro, la città brulica, il crimine si lega al potere come nel cinema che piace a noi, però alla fine si è un po’ delusi e si cerca a fatica di ricostruire quello che si è visto.