DEMOLITION – AMARE E VIVERE

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Un incidente d’auto e la vita del flemmatico investitore finanziario Davis, ovvero, Jake Gyllenhaal («Non è la mia sedia non è il mio problema») va in frantumi. Come elaborare il lutto, anzi l’assenza di emozioni, per la morte della moglie Julia (Heather Lind), figlia oltretutto del suo rigido boss Phil (Chris Cooper)? Da una lettera di reclamo a una ditta di macchine per la distribuzione di alimentari, nascono peraltro inaspettate conseguenze. La responsabile del servizio, Karen Moreno (Naomi Watts) – che ha peraltro il suo bel carico di problemi sulle spalle – rimane infatti molto colpita dalla lucida disperazione che traspare dallo scritto e si mette in contatto. Forse si daranno una mano, forse le complicazioni saranno troppe.

L’esaurimento nervoso è una brutta bestia, fortuna che ci sono anche strade non tracciate sulla mappa per superarlo. Secondo Jean Marc Vallée (uno dei più interessanti della covata di nuovi cineasti canadesi che si vanno affermando: Dallas Buyers Club, Wild le sue ultime regie) o meglio secondo la sceneggiatura di Bryan Sipe, una terapia potrebbe essere quella di smontare gli oggetti per mettere in ordine poi tutti gli elementi che li compongono (peccato che con gli esseri viventi non si possa fare), oppure provare insano benessere nel demolire a colpi di mazza le case (a partire dalla propria, stipata di algidi ricordi da rimuovere). Insomma «Tutto si trasforma in metafora» (parole di Davis-Gyllenhaal) in questo molto ben trattenuto dramma psicologico su un’anima in cerca di scampo. Curiosamente, l’eleganza stessa della forma narrativa “assomiglia” alla distanza emotiva che il protagonista pone nei confronti della passionalità del mondo (la tac dice addirittura che gli manca un po’ di muscolo cardiaco!) e in questo senso l’aplomb del distaccato Gyllenhaal si cala perfettamente in un personaggio che sta lottando per tornare a sentire qualcosa. Intelligente, ben orchestrato, un film concepito anche per pensare a cui si concede volentieri un’ora e 40 del proprio tempo. E poi, punto a favore in più, è insolito di questi tempi riascoltare La Boheme di Aznavour in una soundtrack!