DHEEPAN – UNA NUOVA VITA

0

Dheepan, Francia, 2015 Regia Jacques Audiard Interpreti Jesuthasan Antonythasan, Kalieaswari Srinivasan Distribuzione Bim Durata 1h e 40’ 

In sala dal 

22 ottobre

Per fuggire dallo Sri Lanka tormentato in cui infuria la guerra civile, Dheepan accetta di fingersi marito di Yalini e padre di Yllayaal. Yalini vorrebbe andare in Inghilterra da sua sorella, ma la destinazione del viaggio è la Francia. Per evitare guai con l’ufficio immigrazione l’improvvisata famiglia, che capisce poco o nulla della lingua locale, accetta di sistemarsi in un condominio nella banlieu parigina dove Dheepan viene assunto come custode tuttofare. Ma anche nella Francia della libertà ci sono guerre quotidiane, quelle combattute da violente gang di delinquenti.

Palma d’oro al Festival di Cannes di quest’anno, il film di Jacques Audiard (un habitué della manifestazione, con alle spalle un Grand prix speciale per Il profeta, 2009) affronta una storia di dolore e rinascita che passa necessariamente attraverso la violenza: quella del paese d’origine dei protagonisti e quella che brucia a Parigi, così ricca e bella nel suo centro e così tormentata e vittima delle bande criminali alla sua periferia. Dheepan è scappato per trovare la pace e lasciarsi alle spalle anche la violenza che lui stesso ha dispensato nelle file delle Tigri Tamil. Per questo cerca sino all’estremo di non reagire, di mostrarsi gentile e dimesso. Ma è praticamente solo, non trova appoggio nella sua famiglia acquisita: Yalini (che sarà messa a dura prova da un regolamento di conti nei confronti del figlio dell’anziano che accudisce) pensa soltanto al momento in cui potrà nuovamente fuggire in Inghilterra, Yllayaal non ne riconosce l’autorità, anche se accetta di andare a scuola e di inserirsi nel tessuto sociale della piccola cittadina che li ha accolti. Come in altri suoi lavori (Sulle mie labbra, 2001; Tutti i battiti del mio cuore, 2005; Un sapore di ruggine e ossa, 2012) Audiard pedina i suoi protagonisti facendoci quasi toccare fisicamente i loro sentimenti, costruisce scene emozionanti e ci fa osservare la continua alternanza tra il desiderio di vivere e lo sfiorarci della morte. Ma sceglie poi un finale, di quelli che si definivano “aperti”, che non convince sino in fondo.

Valerio Guslandi